IL CRISTO MORTO PORTATO DALLA PROTEZIONE CIVILE

La proposta di Ciro Ferrigno trova ampi riscontri in un pubblico desidero so di vivere la passione e invocare pietà. Che si superino tutti gli aspetti burocratici del caso è si prosegua in questa direzione.

Dal post del prof. Ferrigno:

Nella condizione di isolamento nella quale siamo caduti, è necessario attingere a tutte quelle risorse che vengono dal cuore, dalla mente e dall’anima. Affetti, sentimenti d’amore, amicizia, ricordi. Il tempo a disposizione ci consente di ascoltare gli altri e di ascoltare noi stessi e capire tante cose che prima trascuravamo nella fretta di vivere. È pure l’occasione, per alcuni, di riempire certi vuoti interiori, prima colmati da abitudini sciatte, superficialità e inutilità.

Meditiamo pure sulla Settimana Santa, ci mancheranno le sfilate o la partecipazione, il folklore o la fede? Rinviare la Settimana Santa ad altra data, significherebbe rinviare le sfilate, perché le processioni degli incappucciati sono l’espressione di una ritualità che si aggancia inevitabilmente alle celebrazioni liturgiche “In coena Domini”, “In Morte Domini” agli Altari della Reposizione, al grano e ad un contesto non rinviabile e non rintracciabile in un altro periodo dell’anno. Che esca il Cristo Morto, da solo, portato in processione dalla Protezione Civile, vedo solo questa come soluzione fattibile. Noi tutti alle finestre ed ai balconi a pregare ed a cantare il Miserere.

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