Rula Jebral, un pugno nello stomaco il suo monologo contro la violenza alle donne. Chi è la giornalista intervenuta a Sanremo

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    Forse è stato il momento più forte di questo Sanremo. Rula Jebreal, che per il suo monologo in cui prova ad evidenziare la situazione gravissima, dal punto di vista dei numeri, che riguarda la condizione della donna, in relazione alle violenze subite, agli abusi e alle uccisioni. “Nell’80% dei casi il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta per un motivo semplice, ha le chiavi di casa, ci sono le impronte ovunque”. Due leggii differenti davanti a Rula Jebreal, su uno sono riportati i dati e frasi che sottolineano l’allarmante realtà della condizione femminile, La giornalista racconta la vicenda di sua madre, che si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze subite e fatica a trattenere la commozione. “Voi non avete nessuna colpa”, dice rivolgendosi alle donne. Un pugno nello stomaco il suo monologo .

    «Noi donne siamo sempre colpevoli – dice Rula Jebreal leggendo sul palco – o perché siamo troppo disinibite. O perché siamo troppo belle, o troppo brutte». Poi legge una strofa de La Cura di Battiato. Il monologo di Rula è molto intenso. Racconta la sua infanzia, l’essere cresciuta in luoghi di guerra, di essere diventata orfana.

    Rula Jebreal parla di numeri. Ce li sbatte in faccia; perché riguardano l’Italia, il nostro paese.. Negli ultimi tre anni in media 88 donne al giorno hanno subito abusi o violenze in Italia. Ogni tre giorni ne viene uccisa una. Nell’ottanta per cento dei casi il “carnerneficie ha le chiavi di casa”.

    Poi legge una strofa de La donna Cannone De Gregori. Infine torna a raccontare il dramma della mamma, stuprata più volte, prima che decidesse di uccidersi, dandosi fuoco. La commozione le rompe la voce. Ad uccidere la mamma è stata proprio il papà.

    Rula parla nel silenzio assoluto del teatro Ariston, rapito dalla sue parole. Ricorda lo stupro di Franca Rame. Rula piange, non trattiene le lacrime nella parte finale del suo monologo. Io sono diventata la donna che sono grazie a mia madremia figlia, e che è seduta in mezzo a voi»

    Infine si rivolge agli uomini: «Lasciateci essere quello che vogliamo. Donne in carriere o mamme, è uguale». Poi aggiunge: domani parliamo del mio vestito, di come sono vestita stasera. Fatemi le domande che volete. Ma che non si chieda mai più ad una donna come era vestita dopo aver subito uno stupro».

    L’applauso commosso dell’Ariston saluta la fine del monologo di Rula Jebreal. Sono tutti in piedi. E’ la grande vittoria di Amadeus.

    Sono stata scelta stasera per celebrare la musica e le donne. Il senso di tutto ciò è nelle parole giuste, nelle domande giuste. […] Domani chiedetevi pure come fossero vestite le donne a Sanremo stasera. Che non si chieda mai più a una donna stuprata come era vestita quella notte. Non si chieda mai più. Mia madre ha avuto paura di quella domanda, come tante altre donne. Noi non vogliamo più avere paura, essere vittime. Lo dobbiamo alle nostre figlie, lo dobbiamo a noi stesse. Nessuno può permettersi il diritto di addormentarci con una favola. Noi donne vogliamo essere libere, nello spazio e nel tempo. Vogliamo essere musica.

    Ma chi è Rula Jebreal? Palestinese, 47 anni, giornalista, la sua vita è stata fortemente segnata dalla morte della madre, che si suicidò quando Rula aveva solo 5 anni per gli abusi subiti in adolescenza. Dopo aver trascorso l’infanzia in orfanotrofio a Gerusalemme, nel 1993 arriva in Italia con una borsa di studio per studiare fisioterapia all’Università di Bologna. Nel 1997 comincia la sua carriera giornalistica, che la porta a collaborare con i principali quotidiani italiani. Rula Jebreal parla fluentemente quattro lingue: arabo, ebraico, inglese e italiano.

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