Roma. Teatro Due. 05.02.2020, ore 21, ANTEPRIMA NAZIONALE di “IO NON SONO GRANTURCO Quando l’America sospese la democrazia”, scritto da Antonio Mocciola.

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    Segnalazione di Maurizio Vitiello – Il 05.02.2020, ore 21, ANTEPRIMA NAZIONALE di “IO NON SONO GRANTURCO Quando l’America sospese la democrazia” al TEATRO DUE di Roma.

    MERCOLEDI’ 5 FEBBRAIO 2020, ORE 21
    TEATRO DUE
    Vicolo dei Due Macelli 37
    metro A Spagna
    ROMA

    IO NON SONO GRANTURCO
    Quando l’America sospese la democrazia

    ANTEPRIMA NAZIONALE

    scritto da Antonio Mocciola

    regia Giorgia Filanti

    Con Serena Borelli e David Marzi

    Sound designer Fefo Forconi
    Light designer Fabio Settimi
    Aiutoregia Francesca Consiglio
    Foto di scena Marco Lausi
    Grazie alla collaborazione della Ka.st di Caterina Guida

    Info e prenotazioni:
    329 8136968
    caterinaguida1985@gmail.com


    Scheda del lavoro teatrale:

    Nell’anno che ha cambiato la storia del mondo, il 2001, si svolge il dramma di Hassan Shafei, 30 anni, che finisce nel mirino dell’FBI per sospetto collaborazionismo con Al – Qaeda dopo le stragi dell’11 settembre, e – come tanti colpevoli, ma anche altrettanti innocenti – finirà nel carcere “preventivo” di Guantanamo in attesa di un processo che non arriverà mai. Sperimenterà le torture degradanti per “cavare” la verità, non diversamente da quelle che subivano le streghe nel ‘600, o gli eretici, o tutti i soggetti scomodi o pericolosi, o solo sospettati.

    Nella prima parte Hassan, mauritano, residente in America da un anno, subisce un interrogatorio ficcante e destabilizzante da parte di un’agente dell’Fbi, Gwenda Carter, una donna dura e cinica che ribalta il ruolo dei sessi con compiaciuto cinismo, mentre il ragazzo comincia a perdere le certezze di una legge giusta, essendogli negati avvocati e persino traduttori. Non avendo ottenuto risposte, visibilmente indispettita, l’agente lo ammanetta e gli impone delle cuffie auricolari, consegnandolo all’arresto preventivo.
    Nella seconda, ormai privato di tutto, dagli abiti civili ai documenti, incatenato e con una cuffia alle orecchie che lo isola – ma che lo inonda anche di stordente musica alle orecchie come pervasiva tortura – racconterà frammenti del suo isolamento, e sprazzi della sua vita passata.
    Non poteva che essere una donna acuta – meglio, acuminata – come Giorgia Filanti a dirigere questo mio tentativo di raccontare il disagio, lo sgomento, lo sperdimento di un uomo reso fragile dalle circostanze di fronte ad un altro essere, che perde – ma solo a intermittenza – l’elemento umano. In un’angosciante altalena di speranze e terrore, si perde il senso di una giustizia giusta, e saltano tutti gli equilibri, a cominciare – perché no – da quelli sessuali, in cui l’estremo pudore mediorientale si scontra frontalmente con il disinibito cinismo occidentale.
    Nei postumi dell’11 Settembre 2001, come conseguenza dell’aumentare del livello di minaccia alla sicurezza nazionale, più di 700 individui furono detenuti con il sospetto di attività terroristiche.
    515 erano stranieri e in seguito deportati
    4 erano cittadini americani
    A tutti è stato negato un giusto processo.

    NOTE DI REGIA
    In “Io non sono granturco” scritto magnificamente da Antonio Mocciola, ho potuto utilizzare i miei elementi stilistici di regia: lavorare per improvvisazione e costruzione di immagine utilizzare la musica come elemento drammaturgico che permette all’ attore di acquisire strumenti maggiori e avere maggiori possibilità nel processo creativo.La sfida è stata agire con la mia regia su un testo molto ben strutturato e riuscire lo stesso ad avere una grande libertà espressiva .
    (Giorgia Filanti)

    Da seguire.

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