Pino di Piazza Mercato a Sant’Agnello e “psicosi” da abbattimento difensivo. L’albero, se si vuole, si può non abbattere

Il Pino di Piazza Mercato, fra Sant’Agnello e Piano di Sorrento, sembra un’altra vittima annunciata di questa “alberofobia” che imperversa irrazionalmente, c’è più la possibilità di morire per un fulmine che per un albero, a fronte di dieci morti l’anno al massimo per caduta di albero, ci sono oltre 10 morti al giorno per incidente stradale. Dopo la nostra intervista a Castellano al proprietario del Pino, decine di telefonate a Positanonews. Precisiamo che il proprietario del Pino ha il diritto di essere ascoltato da un giornale, ma sentire le ragioni degli altri, che siano o meno fondate, non significa condividerle.Castellano dice che nessun agronomo gli garantisce che l’albero non cada, ma crediamo che per TUTTI GLI ALBERI nessun agronomo possa giurare e spergiurare che non cadano mai alberi, come pure i lampioni della luce o le tettoie delle case, tutto può succedere, ma tutto si può prevenire , e non solo abbattendo, magari anche trovando soluzioni alternative. Lo abbiamo detto nel video, lo ribadiamo, noi siamo contro il depauperamento della risorsa arborea, che ha un valore inestimabile anche per la salute, non solo per l’ambiente.

L’albero si può anche non abbattere. INTANTO NOI DI POSITANONEWS ABBIAMO VISTO CHE ANCHE CON UN TEMPO E UN VENTO TERRIBILE, QUEL PINO, A DIFFERENZA DI TANTI ALBERRI, NON SI è MAI MOSSO . Dunque volendo, si possono chiedere e trovare soluzioni alternative all’abbattimento per la messa in sicurezza. Si possono trovare varie soluzioni tecnico – scientifiche, se si vuole salvare un albero che da ossigeno, ombra, vita, bellezza a una piazza che dopo sarà di uno squallore unico.

Spostiamoci dalla Piazza fra Piano di Sorrento e Sant’Agnello in Penisola Sorrentina e andiamo oltre . È “strage” di alberi nelle città d’Italia. Da Terni a Frosinone, da Firenze a Bologna, da Trieste a Caserta, passando per i comuni più piccoli dove i centri urbani non sono certo paragonabili alle metropoli. Pini domestici soprattutto, ma anche pioppi, lecci, eucalipti. Le amministrazioni locali devono eseguire lavori sul manto stradale, rimuovere radici, scongiurare pericolose cadute. Così migliaia di fusti non malati vengono tagliati preventivamente. Fra le proteste della gente. In viale Gramsci a Napoli, il 27 febbraio scorso, alcuni residenti sono scesi in strada dopo il taglio di ben 5 pini in poche ore. A Rovereto, i primi giorni di maggio, è dovuta addirittura intervenire la polizia per sedare gli animi e “scortare” gli operai intenti a eseguire i lavori ordinati dal Comune in viale Trento. Stessa cosa stava per accadere prima di Pasqua a Foggia, con il sindaco Franco Landella sommerso dalle critiche.

L’ABBATTIMENTO DIFENSIVO – E cosa dire di Roma, dove nonostante il nuovo regolamento sul verde approvato in Giunta, il servizio giardini capitolino ha provveduto a tagliare centinaia di alberi in tutta la città. Proprio i giardinieri comunali recentemente sono risaliti a 374 unità contro i 180 dipendenti del 2016, ma anche contro gli oltre 1.200 di inizio secolo: numeri che hanno “costretto” il Campidoglio a rivolgersi spesso a cooperative private, con bandi al massimo ribasso. A Genzano, nei pressi della Capitale, l’amministrazione comunale nel dicembre 2018 ha ordinato il taglio di ben 30 alberi monumentali fra querce e castagni, “operazione sicurezza” di cui la politica e’ poi arrivata a pentirsi, con un assessore che si era addirittura offerto di “risarcire” la comunità con 6 mesi del proprio stipendio, da devolvere alla piantumazione di nuovi fusti.

“In realtà molto spesso gli alberi non sono malati o a rischio caduta – spiega a IlFattoQuotidiano.it Gian Pietro Cantiani, dottore forestale e consigliere della Società Italiana Arboricoltura – I pareri degli agronomi comunali si basano non sul presente, ma sul futuro: devo rifare la strada quindi devo tagliare le radici; taglio le radici quindi l’albero s’indebolisce; l’albero s’indebolisce quindi rischia di cadere sopra una macchina e ammazzare qualcuno. Il problema è che per fare le cose di fretta si compiono dei veri e propri scempi, ampiamente evitabili”.

COSA DICE LA LEGGE – Il settore non è granché normato e si lascia governare soprattutto dalle iniziative delle amministrazioni locali, che applicano il principio estremo della cautela. La legge di riferimento è la n. 10 del 2013, cui sono seguite nel 2017 le “Linee guida per la gestione del verde urbano”, ma ad essere tutelati sono soprattutto i cosiddetti “alberi monumentali”. Parliamo di soggetti “di particolare valore paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale” del Ministero dell’Ambiente. La legge 10/2013 aveva introdotto anche un catasto per questi alberi che deve essere tenuto dal Comune di appartenenza. Ce n’e’ anche uno centrale presso la banca dati del Ministero delle Politiche Agricole. Per tutto il resto, però, ci si affida agli agronomi.

“Il Comune si autorizza da sé – dice ancora Cantiani – e la verità è che ognuno fa come vuole perché non essendoci regole spesso si va al risparmio”. Le linee guida del 2017, in realtà, indicano in maniera tecnica anche come procedere alle potature, “ma queste vengono fatte spesso in maniera imbarazzante o addirittura eluse”, afferma Cantiani. L’ultimo caso proprio a Roma, in zona Cornelia, dove la sindaca Virginia Raggi in persona è andata a redarguire gli operai della ditta appaltatrice che avevano steso l’asfalto sui marciapiedi “soffocando” i tronchi delle piante appena piantate.

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IL MODELLO LIGNANO SABBIADORO – Che non sia impossibile salvare le alberature pur dovendo effettuare lavori stradali e, a volte, veri e propri progetti di restyling urbano, lo dimostra il caso concreto di Lignano Sabbiadoro, nota località balneare in provincia di Udine. Qui, su viale Trieste, le nuove tecniche di salvaguardia delle radici dei pini domestici, messe a punto dal dottore forestale Luigi Strazzabosco, in collaborazione con SuPerAlberi, hanno permesso di salvare le alberature in un progetto milionario di rifacimento del lungomare. In pratica, lo staff di Strazzabosco a IlFattoQuotidiano.it ha spiegato come si sia riusciti a installare un meccanismo di ossigenazione dal basso degli alberi, verificando come l’impatto delle radici esploratrici (quelle che spaccano l’asfalto delle strade) fosse minimo rispetto alla resistenza dell’albero.

“A quel punto – ha spiegato, in sintesi, Strazzabosco – attraverso un sistema di indirizzamento delle radici simile a quello che si usa per i vigneti, è stato possibile contenere le radici nel terreno”. Il monitoraggio successivo delle piante, in una zona dove il vento soffia anche a 100 km/h, ha permesso di verificare che “il 90% delle alberature non solo ha mantenuto la stabilità precedente, ma ha anche migliorato i fattori di sicurezza”. Secondo Cantiani, “si tratta di tecniche che permetterebbero ai comuni di risparmiare centinaia di migliaia di euro e di non procedere ad abbattimenti senza scienza e coscienza”. Lipu-alberi-sostituzioni

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