Operatori del charter nautico: noi vittime di un disegno persecutorio.

Dalla mancata imposizione del capobarca, agli esasperanti controlli in mare (ripetuti anche più volte nella stessa giornata), alla eliminazione della banchina libera ed alle tasse di sbarco a Capri, alla totale esclusione ai tavoli tecnici della costituente Area marina protetta, sarebbero parte di un oscuro progetto teso a distruggere una libera e legittima attività imprenditoriale.

Sorrento – Con l’avvento della nuova stagione turistica non si attenua la disputa tra Società di charter e le Compagnie di navigazione nel contendersi gli approdi alle prestigiose località dei Golfi di Napoli e Salerno. Negli ultimi tempi le ostilità hanno raggiunto un livello molto elevato quando si è diffusa la notizia circa il divieto di approdo, per gli operatori charter  nella costituente Area marina protetta di Capri. Un progetto che rientrerebbe  nei due milioni di euro  stanziati dal Governo, con un Decreto  che prevede tra l’altro la nascita di una nuova Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente che si occuperà esclusivamente della tutela del mare. L’iniziativa ministeriale prevede anche il divieto di transito dei natanti sotto costa inclusi i charter nautici, in particolar modo della penisola sorrentina e della costiera amalfitana. Pertanto una situazione, quella prevista per la prossima stagione, che comprometterebbe non poco una fiorente attività che, oltre ad essere motivo di interesse al turismo di qualità legato al nostro territorio, ha creato dal nulla ed in modo completamente autonomo una serie di posti di lavoro e pertanto reddito per innumerevoli famiglie. Una iniziativa, quella dell’Area marina protetta, sostenuta sia dagli operatori capresi che dalle potenti compagnie di navigazione, che viene vista soltanto come una ulteriore manovra per ridimensionare in modo drastico l’attività del charter lungo l’isola azzurra.  Secondo gli armatori invece, gli operatori del charter gestirebbero un vero e proprio servizio di trasporto che sottrae pertanto clienti alla loro attività senza sottoporsi all’obbligo di staccare biglietti e di sottoporsi alle normative fiscali e di sicurezza richieste dal servizio.  A tali accuse gli operatori charter ribattono sostenendo che la loro è un’attività turistico-ricreativa, così come previsto dalla legge, alla quale tuttavia viene imposto il pagamento, ritenuto ingiusto, di onerose tasse di sbarco pretese dal Porto di Capri. Autorità che ,secondo quanto dichiarato dagli esponenti dei charter, sarebbe incalzata proprio dagli armatori delle società di navigazione.

Su tale critica situazione, dalla quale inspiegabilmente anche le amministrazioni comunali, oltre alle Autorità preposte, si tengono ben distanti dall’intervenire o quanto meno far saper un loro parere, si registra l’intervento di Giovanni Rosina, ex capitano di Lungo corso ed attualmente Presidente dell’Associazione Charter Campania che nei mesi scorsi ha presentato una diffida. Nella quale si evidenzia  una sorta di  sistema che, secondo gli operatori charter, sarebbe fortemente influenzato dagli armatori con l’unico scopo di eliminare dalle acque dei due golfi  gli operatori charter. –  “Gli armatori delle compagnie di navigazione” – sostiene Giovanni Rosina – “pretendono una gestione monopolistica del territorio, senza distinguere tra trasporto pubblico e attività turistica. Noi, come operatori charter, siamo in regola con la normativa vigente, utilizziamo esclusivamente natanti, cioè imbarcazioni non superiori a 10 metri e non trasportiamo mai più di 12 persone per volta, come prescritto dalla legge. Le iniziative che si susseguono, dalla assurda pretesa del capobarca a bordo  fino agli esasperanti controlli in mare, ripetuti anche più volte nella stessa giornata” – continua Rosina – “fanno parte di un oscuro disegno, a tratti persecutorio, teso a distruggere questa libera attività imprenditoriale. Mentre, nel frattempo, in mare si vedono passare barconi ufficialmente adibiti al trasporto passeggeri, teoricamente soggetti a orari di partenza e arrivo e ad altre limitazioni, in realtà effettuare gite turistiche, con tanto di pranzo a bordo e sosta per il bagno. Ora la domanda, cosa c’entra questo con il trasporto passeggeri e l’obbligo di staccare biglietti e pagare tasse di accosto e di sbarco?”

Altre forme di assurdo ostruzionismo sarebbero in atto già da tempo nei porti di attracco, come Capri. “Dove oltre alla tassa di sbarco” – evidenzia Rosina  – “è stata eliminata la banchina libera per lo sbarco, che in base ai regolamenti vigenti dovrebbe essere presente all’interno di ogni portualità del territorio nazionale e prevedere il versamento di una piccola somma per il cosiddetto servizio di accosto e non come il diritto di sbarco”. Imposizioni che, del tutto ingiustificate, non riguarderebbero però gli operatori charter capresi. Attualmente per far scendere un turista a Capri è invece obbligatoria la sottoscrizione di una dichiarazione di volontà che per gli operatori charter rasenta l’estorsione e quindi il pagamento di una tassa di sbarco di 100 euro, come tra l’altro sottolineata nella diffida presentata dagli operatori charter il 26 giugno scorso.”

Intanto un’apposita ordinanza impedirebbe agli operatori charter della penisola sorrentina e costiera amalfitana di effettuare sbarchi anche dal lato di Marina Piccola, dove invece possono accedere senza problemi i charter di Capri e i tender degli yacht.

Per cercare una soluzione, a quella che da diversi punti di vista appare come una vera e propria imposizione da parte delle compagnie di navigazione e degli imprenditori capresi, gli operatori charter hanno proposto, senza finora ottenere grossi risultati, la istituzione di un tavolo tecnico ove discutere ed esaminare i molteplici aspetti della questione senza escludere la possibilità del collaborare in modo concreto anche al progetto dell’Area marina protetta di Capri. Sottolineando la distanza minima dei territori di circa un miglio e mezzo, che oltre ad attività ed interscambi strettissimi ha generato, nel corso dei decenni, lo sviluppo di un turismo di alta qualità. Pertanto determinati divieti ed imposizioni non trovano affatto giustificazione. Peccato che quella che è vista ormai come un’inconfutabile valore aggiunto al turismo campano e quindi un ulteriore motivo per unire gli sforzi e fare sempre meglio, viene considerato invece come un ostacolo da chi, oltre sul mare, crede ed è convinto di dettare legge anche in un comparto come  quello dell’accoglienza e dell’ospitalità. Intanto l’iter ministeriale per la costituzione del Parco Marino di Capri è iniziato ed ai tavoli tecnici, finora organizzati e sostenuti dai grandi imprenditori del trasporto marittimo, sono stati totalmente esclusi gli operatori charter. I quali, nonostante varie sollecitazioni alle autorità portuali ed agli enti locali affinché anch’essi , essendo coinvolti con le loro legittime attività, potessero esprimere un loro parere in tale complessa situazione, sono stati invece totalmente ignorati ed anzi oggetto di vari ingiustificati attacchi. Tuttavia forte continua a rimanere, da parte degli operatori charter, la fiducia  riposta nel Ministro Sergio Costa, che da uomo delle Istituzioni , saprà presto dare una soluzione di buon senso all’intera vicenda. – 22 febbraio 2020 – salvatorecaccaviello.

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