Il grande regalo a RAVELLO di Giulio e Giovanna

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Il grande insegnamento di Giovanna e Giulio
Quando Luciano De Crescenzo morì scegliendo di essere seppellito in Costiera Amalfitana, ebbi modo di scrivere che, chi sceglie un luogo non natio per passare parte della sua vita, compie un atto d’amore verso quella terra, chi sceglie anche di esservi seppellito va ben oltre; sceglie di consacrare il suo nome, la sua esistenza, la sua famiglia, ad un luogo al di là del classico “vita natural durante”.
Giulio Corrivetti e il figlio Francesco, hanno scelto Ravello per la diletta Giovanna; hanno ritenuto di sugellare così il loro amore per questo luogo, ma, ancor più, hanno ritenuto di fare l’ultimo regalo alla moglie e alla mamma, consapevoli di farle un regalo fra i più graditi.
Giovanna Sessa ha amato Ravello ben oltre il suo essere solerte e scrupolosa funzionaria della Soprintendenza alle Belle Arti di Salerno, allorquando ha curato importanti interventi di tutela e valorizzazione in specie per Villa Rufolo e il Duomo, la ha amato soprattutto quando ha iniziato la sua lotta al male che ne ha minato il corpo negli ultimi anni; venire a Ravello, vivere a Ravello, le procurava sollievo morale e fisico; tornare a Ravello significava per lei ricaricare le batterie per affrontare con più forza i nuovi giorni.
Fino a ieri, pensavo fosse questo il regalo più grande che Giovanna e Giulio avessero fatto a Ravello, poi ho capito che la verità era altra, una verità più sottile da percepire, ma molto più importante. Ero in chiesa per partecipare al rito funebre che precedeva la sua tumulazione nel cimitero di Ravello, a pochi metri di distanza dall’urna cineraria rosso cupo, adagiata su un tavolo sopra la stola violacea della Quaresima, al fianco alcune rose gialle e i classici “ricordini” da portare via; le sentite parole dell’omelia di don Peppino Imperato roteavano nella mia testa fra mille pensieri. Mi sono guardato alle spalle, una schiera imponente di “amici” di Giovanna e Giulio erano lì, venuti anche da lontano; a ben ricordare erano quelli di sempre, quelli che nelle gradevoli serate ravellesi facevano da corona alla coppia di amici. All’improvviso prendo atto, quasi con meraviglia, che c’era una trasversalità straordinaria in quelle presenze, una trasversalità politica, di pensiero, di frequentazione, finanche di contrasti e avversione.
Come era possibile? Non era una circostanza “super partes” come può esserlo la Festa Patronale, o un incontro Istituzionale, era un momento che si snodava intorno alla parolina magica “amicizia”. Mi sono reso conto in un istante che Giovanna e Giulio per anni, ci hanno regalato una testimonianza straordinaria: la civile convivenza può andare oltre le faide, le rivalità, le diversità di pensiero e di vita. Quella coppia, nello scegliere con chi passare ore di serenità, non aveva fatto calcoli di interessi e opportunità, non si era posto domande sciocche sui trascorsi dei singoli, non si era mossa all’insegna del “o io, o lui”; avevano solo dimostrato al mondo che loro stavano bene con tutti, con tutti quelli che accettavano di sintonizzarsi con il loro sentire, la loro amicizia.
A ben rivedere il film di quei momenti, di quelle sere, ho realizzato che Giovanna e Giulio ci hanno fatto un enorme regalo, un regalo di vita e per la vita. Sapremo coglierlo? Ci lasceremo trascinare di nuovo nel “tran tran Ravellese”? Preferiremo ancora entrare nel “tritacarne” che non distingue la polpa dal grasso?
Non lo so! Lo dirà il tempo!
Io, ieri sera, rientrando a casa, come sempre sono passato in mezzo ai due tronconi del nostro cimitero; spesso mi capita di farlo distrattamente assorto nel pensiero del momento, spesso lo faccio rivolgendo il pensiero ai miei cari che colà riposano; non so perché, ma ieri sera ho avvertito il bisogno di levare lo sguardo verso le tombe superiori per rivolgere a Giovanna la buonanotte per la sua prima notte nel nostro cimitero, ma soprattutto per rinnovarle il mio sentito, autentico e benaugurante GRAZIE!

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