22 febbraio 2020
Tramite le goccioline che una persona infetta emette respirando, parlando, tossendo e starnutendo. Queste goccioline possono entrare nelle vie aeree di un’altra persona che si trovi a meno di un metro e mezzo di distanza.

Quali sono le precauzioni?

Restare lontani da chi tossisce e starnutisce; lavarsi le mani (che potrebbero aver toccato oggetti contaminati); non toccarsi il viso (sempre perché le mani potrebbero ospitare il virus); in caso di sintomi, evitare di andare al pronto soccorso e chiamare il proprio medico, il 112 o il 1500.

Il coronavirus può essere trasmesso da persone senza sintomi?
“All’inizio dell’epidemia non eravamo convinti che il contagio avvenisse senza sintomi” spiega Antonella Castagna, infettivologa del San Raffaele di Milano e dell’università Vita-Salute. “Poi la sensazione contraria si è rafforzata. Oggi abbiamo una conferma. Uno studio ha trovato nelle vie aeree di alcuni pazienti privi di sintomi delle quantità di virus elevate”. Per Carlo Federico Perno, microbiologo dell’università di Milano, “è difficile che il virus venga trasmesso da persone completamente senza sintomi. È invece possibile che venga trasmesso da persone con pochi sintomi”. Un esempio: “Quando ci viene l’influenza, c’è una fase in cui non ci sentiamo in forma, ma senza sapere bene perché. In quel momento non abbiamo ancora la febbre, cioè il sintomo principale, ma potremmo essere già contagiosi. Pensiamo che la trasmissione del coronavirus segua un meccanismo simile”.

Coronavirus, i dieci consigli del ministero della Salute per evitare l’infezione – videoscheda

Sono state ipotizzate altre vie di contagio?
Si è parlato di contagio attraverso i tubi dell’acqua o i condotti di aerazione, ma non c’è nulla che lo confermi. Il virus è stato trovato anche nelle feci dei malati. Ma è difficile immaginare di infettarsi così. Il contatto diretto con gli ammalati e con le goccioline emesse dalle loro vie respiratorie resta la via maestra della trasmissione.

È possibile contrarre il coronavirus toccando oggetti contaminati?
Può capitare di starnutire o tossire su un oggetto, oppure su una mano con la quale poi si tocchi qualcosa. In questo caso, il virus può depositarsi sulle superfici. Toccando quelle superfici subito dopo e poi portandosi la mano alla bocca, teoricamente, ci si potrebbe infettare. “La capacità del virus di sopravvivere in queste condizioni è comunque molto limitata” spiega Giovanni Maga, virologo e direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. “Il tempo di sopravvivenza varia a seconda del virus, della temperatura e dell’umidità. Può anche essere di alcuni giorni, ma già dopo 24 ore l’infettività può ridursi a una frazione molto piccola, anche intorno a un decimo. Il rischio di contagiarsi in questo modo è trascurabile”.

Perché alcune persone non hanno sintomi e altre si aggravano?
“Non lo sappiamo” è sincero Perno. “Ma abbiamo delle ipotesi. Qualche anno fa l’influenza stagionale fu particolarmente mite negli anziani. Non sapevamo spiegarcelo. Poi scoprimmo che vent’anni prima era circolato un virus simile, e i più anziani ne avevano conservato una memoria immunitaria. Può darsi che chi si ammala in modo lieve sia entrato in contatto in passato con altri coronavirus e oggi sia in parte protetto. Alla famiglia dei coronavirus appartengono infatti alcuni dei patogeni che provocano il raffreddore. Teoricamente, una persona sopravvissuta alla Sars sarebbe resistente a questo coronavirus, perché i due microrganismi sono simili”.

Il paziente di Lodi è un giovane atleta. Non è vero allora che si aggravano solo persone fragili?
“Gli anziani e le persone con problemi di salute rischiano sicuramente di più” spiega Castagna. “Ma nulla esclude che anche un polmone sano e in perfetta efficienza si ammali in modo serio, soprattutto se attende molti giorni prima di farsi assistere”.

I dati sulla mortalità in Cina sono molto diversi da quelli del resto del mondo. Perché?
La mortalità a Wuhan è del 2,5%. Quella nel resto del mondo è a 0,5 per mille. Nella regione più colpita della Cina, infatti, gli ospedali faticano a sostenere il gran numero di malati. “Mentre se un paziente viene preso in tempo e messo in una buona terapia intensiva, ha ottime probabilità di cavarsela” spiega Perno. “Il virus entra dalle vie aeree superiori, dopo qualche giorno scende nei polmoni. I pazienti iniziano a respirare male. Se si viene ben assistiti in ospedale con l’ossigeno, si può sopravvivere anche con polmoni che funzionano al 5-10%. In qualche giorno, se le cose vanno bene, il corpo dovrebbe reagire e sconfiggere il virus”.

Ci sono indizi che il virus stia mutando e diventando più letale?
Finora no, ma verranno effettuati dei controlli sugli ultimi contagiati. Il loro virus sarà isolato e il genoma sequenziato. A quel punto controlleremo se le caratteristiche genetiche del microrganismo sono rimaste uguali rispetto all’inizio dell’epidemia.

Quanto è grande il rischio che l’epidemia si estenda anche in Italia?
Lo sapremo nei prossimi giorni, se compariranno nuovi contagi. Per ora il focolaio è ancora considerato piccolo e controllabile. “Anche perché – spiega Castagna – il presunto paziente zero era tornato in Italia prima del blocco dei voli. Subito dopo sono state rafforzate le precauzioni”. Quel che è certo, aggiunge Perno “è che il numero ufficiale dei contagiati è solo la punta dell’iceberg rispetto alle persone infettate, che non sono state inserite nei conteggi perché senza sintomi, o con sintomi lievi che si sono risolti da soli”.