Diario di strada di Giovanni Farzati (Defunti) (I matti…) (Dean Koontz 1981, virus thriller)

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    ?Succede…
    di Miss Winning

    Stati Uniti. Se il corpo è ridotto a concime

    Michele Aramini venerdì 21 febbraio 2020

    Certe idee lasciano, a dire poco, perplessi… anche gli angeli

    Dagli Stati Uniti arriva la notizia che seguendo un particolare processo batteriologico in soli 30 giorni i corpi dei defunti si decompongono, con i resti consegnati ai familiari che possono utilizzarli per concimare il giardino o seppellirli sotto un albero.

    La proposta arriva dall’azienda Recompose che sta lanciando un progetto di compostaggio umano per funerali eco-sostenibili che, a dire della fondatrice Katrina Mogielnicki Spade, consentirebbe di risparmiare sulle emissioni di carbonio rispetto alla cremazione o alla sepoltura tradizionale. Il trattamento – aggiunge – sarebbe nato per le preoccupazioni crescenti sul cambiamento climatico, motivazione condivisa da migliaia di persone iscritte alla newsletter dell’azienda. Il servizio, attivato nello Stato di Washington, resta comunque uno dei tanti modi per fare business.

    Se va ricordato che gli Usa – tra i maggiori produttori di anidride carbonica – hanno ben altri campi su cui lavorare per ridurre le emissioni, non ci sono prove scientifiche sulla riduzione effettiva di anidride carbonica grazie al compostaggio. Vale la pena di mettere in rilievo un dato preoccupante di cui la singolare notizia è segnale: la riduzione della persona umana alla sua dimensione biologica, dimenticando quella simbolica del corpo.

    Torna in mente un lontano articolo di Fulco Pratesi, nel quale si sosteneva che i cimiteri umani sono inquinanti e che si sarebbe dovuto abolirli, lasciando solo quelli per gli animali di affezione che dunque non sarebbero considerati pura materia biologica come invece il povero uomo.

    Anche a non voler considerare l’uomo come l’essere spirituale che è, nessuno può negare che il corpo di una persona umana resti qualcosa di speciale, con la sua dimensione simbolica che ha generato fin dalla preistoria il culto per i defunti. La mentalità consumistica va intaccando anche queste dimensioni dello spirito mentre nasce un approccio totalmente utilitaristico alla persona e al suo corpo. Da respingere.

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    ? Da un libro di quarant’anni fa spunta la profezia del coronavirus.

    Nel thriller scritto nel 1981 dall’americano Dean Koontz “The Eyes of Darkness” infatti si racconta di un virus letale che colpisce l’uomo creato in un laboratorio in Cina, più precisamente nella città di Wuhan

    IlTempo.it – Un’arma batteriologica destinata a sconvolgere gli equilibri mondiali, quella immaginata dallo scrittore Usa. Che in realtà nella prima stesura aveva chiamato il virus in question Gorki-400, come la città russa, perché la storia era ambientata in Russia. Nella seconda stesura, realizzata nel 1996 e quindi dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la storia si sposta in Cina, più precisamente a Wuhan. E così il nome del virus diventa Wuhan-400.

    Profezia o semplice coincidenza? Il giornalista informatico Paolo Attivissimo sul suo blog sostiene che “è pressoché inevitabile che fra i milioni di storie che vengono scritte prima o poi qualcuna ci azzecchi, almeno vagamente (leggendo i dettagli del romanzo, le caratteristiche del ’Wuhan-400’ divergono fortemente da quelle del coronavirus)”. Il blogger ricorda infine che “quello di Koontz non è il primo caso di apparente precognizione letteraria: il romanzo del 1898 The Wreck of the Titan di Morgan Robertson “previde’il disastro del Titanic del 1912 descrivendo un transatlantico, il Titan, che affondava nel Nord Atlantico dopo uno scontro con un iceberg. In questo caso, però, il romanzo fu ritoccato dopo il 1912 per renderlo più calzante. Nella versione originale, infatti, la nave era di stazza minore, e il titolo era un ben più generico Futility”

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    ?Sono le 23, l’ennesimo messaggio, “non ti fidare dei morti”. Ma che cazzo vuol dire? Non c’è altro da fare che affidarsi alla saggezza di Alda Merini per capire l’amico in vena di messaggi strani con seguente preghiera a pubblicarli..”Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita”.
    L’amico è un “matto intelligente”.

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    ? Parole sottolineate
    a cura di Virginie de Vigors

    Cammina, corri, rotola, salta, quello che vuoi ma muoviti se puoi, muoversi fa bene alla salute!Trail running: cos’è, allenamento e come praticarlo; Il trail è un specialità del running che si svolge in un ambiente naturale suggestivo, come boschi, montagne, deserti o colline, i percorsi sono solitamente molto lunghi, caratterizzati da dislivelli importanti, mentre le zone pavimentate o asfaltate del percorso non devono superare mai il 20% della lunghezza totale, negli ultimi anni il trail running ha goduto di un notevole sviluppo e sono tanti gli atleti che si sono avvicinati a questa specialità.
    Per questo motivo sono nate moltissime competizioni in tutto il mondo che accolgono professionisti e appassionati. Le più famose in Italia sono: Dolomites Skyrace, Lavaredo Ultra Trail, Porte di Pietra, Tor des Géants, Gran Trail Courmayeurl, Trail Oasi Zegna, The Abbots way, Ultrabericus Trail, Etna Ultra Trail, Orobie Ultra Trail, Ultra Trail Lago d’Orta. All’estero invece troviamo il Transgrancanaria e Transvulcania in Spagna, Gran Trail des Templiers in Francia, Hardrock Hundred Mile Endurance Run negli Stati Uniti e Marathon des Sables in Marocco.
    In Svizzera troviamo invece la Eiger Ultra Trail, mentre in Giappone viene organizzata la Ultra Trail Monte Fuji(UTMB). Infine negli Stati Uniti si può partecipare alla Western States Endurance Run e in Croazia alla 100 Miles of Istria.

    Benefici

    Il trail running fornisce moltissimi benefici agli atleti che praticano questa disciplina, prima di tutto grazie al contatto con la natura, che rappresenta un elemento fondamentale in questa specialità podistica. Inoltre questo stile di corsa richiede di trovare il giusto equilibrio fra potenza e tecnica, per superare le difficoltà del percorso.

    Allenamento

    Per essere praticato il trail running richiede una preparazione fisica particolare. L’atleta dovrà quindi sviluppare non solo forza muscolare e resistenza nelle lunghe distanze, ma anche capacità tattica, per affrontare i cambiamenti del percorso, che in moltissimi punti è difficile da superare e sconnesso.
    Fonte Podo.it

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