Coronavirus, un vero e proprio dramma per i  lavoratori stagionali del turismo.

Oltre a promuovere iniziative, sollecitate dalle associazioni di categoria, per la tutela delle imprese, il Governo si interessi anche di quelle centinaia di migliaia di lavoratori , già da qualche mese e come ogni inverno con l’acqua alla gola causa lo scellerato provvedimento Naspi (varato dal Governo Renzi), che in aggiunta  potrebbero ora trovarsi senza alcuna garanzia occupazionale per la prossima stagione turistica.

L’impatto del coronavirus in Italia comincia a farsi sentire in maniera pesante sul turismo. Un comparto che da solo genera circa il 12% del Pil nazionale con un giro d’affari di 146 miliardi di euro con quasi 216mila esercizi ricettivi e 12mila agenzie di viaggio. Dopo le varie disdette, tutto il settore inizia a traballare e molto sentita è  la  preoccupazione da parte degli operatori che temono già gravi ricadute in prossimità delle vacanze pasquali. Sebbene la stagione 2019 si è conclusa  con previsioni positive ed incoraggianti, a questo punto invece poco rosea  si presenta la prossima stagione estiva che addirittura da varie parti viene definita come già compromessa. In un tale scenario le associazioni di categoria e Federalberghi stanno correndo ai ripari interloquendo direttamente con il Governo. Sottoscrivendo, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo un avviso comune sull’emergenza coronavirus.  Allo scopo di promuovere iniziative a sostegno delle imprese turistiche. Ora al di là delle legittime preoccupazioni degli imprenditori, purtroppo ancora una volta ci si dimentica di  chi il turismo lo manda avanti con sudore. Ovvero le centinaia di migliaia di lavoratori stagionali il cui prossimo futuro, se l’emergenza corona virus dovesse perdurare, diventa piu nero della notte. La tanto sperata soluzione alla problematica Naspi al momento sembra non rientrare nelle priorità dell’attuale Esecutivo, né tanto meno la situazione degli stagionali in un tale critico momento sembra essere preso in considerazione. Come è noto fu il Governo Renzi ad introdurre, con il famigerato Job’s Act, il nuovo sussidio di disoccupazione Naspi, che in effetti dimezza il periodo di disoccupazione in base ai mesi lavorati. A differenza dell’affidabile Aspi che copriva l’intero periodo di disoccupazione e il lavoratore stagionale ,lavorando sei mesi, era coperto dal sussidio di disoccupazione per gli ulteriori sei mesi invernali. Con l’entrata del nuovo provvedimento (marzo 2014) tale periodo venne dimezzato. Da allora quindi gli stagionali da gennaio rimangono senza alcuna entrata ed i restanti mesi all’inizio della stagione turistica nella maggior parte dei casi, per tante famiglie, si trasformano in un vero e proprio calvario. Pertanto la firma al  nuovo contratto di lavoro stagionale viene visto come una vera e propria manna dal cielo. Quest’anno a tale già precaria situazione ci ha messo lo zampino il Covit 19, ovvero il coronavirus e quello che a tutti gli effetti viene considerato dagli imprenditori come una forte e pesante preoccupazione, per i lavoratori stagionali e le loro famiglie, non sapere quando e se si inizia a lavorare, risulta essere un vero e proprio dramma. Non solo un eventuale e consistente ritardo potrebbe compromettere ulteriormente già il ridotto periodo di disoccupazione del prossimo inverno. Se il Governo ha emanato provvedimenti a favore delle imprese per tamponare l’emergenza nelle zone più compromesse, opportuno sarebbe intervenire concretamente su tutto il territorio nazionale prima che il fenomeno delle cancellazioni a raffica si trasformi in una totale catastrofe. Costringendo molte imprese a ridurre il personale. Un impegno che dovrebbe vedere in prima linea soprattutto le amministrazioni locali e regionali con tavoli di confronto  con i ministeri preposti.  In modo tale da trovare una immediata soluzione che soddisfi magari con ulteriori risorse, anche le tante famiglie di lavoratori stagionali che altrimenti nei prossimi mesi,si apprestano a vivere un vero e proprio incubo. – 29 febbraio 2020 – salvatorecaccaviello

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