Coronavirus. Terza vittima italiana a Cremona

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Coronavirus. Terza vittima italiana a Cremona. E’ il primo giorno di isolamento totale dei paesi del Lodigiano e del Padovano più colpiti dall’epidemia. Da domani chiusura di scuole, negozi, musei, attività produttive e uffici pubblici. L’Italia settentrionale si ferma per provare ad arginare la diffusione: misure in Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli ed Emilia-Romagna. La terza vittima è un’anziana. “Abbiamo un altro decesso in Lombardia, a Cremona, una donna che era ricoverata in oncologia con una situazione molto compromessa e aveva anche il coronavirus”. Lo ha spiegato l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera.
Scuole chiuse, così come anche le università e i musei, in Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli ed Emilia-Romagna. Cancellate tutte le manifestazioni pubbliche e gli eventi di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, tra cui anche il Carnevale di Venezia e quattro partite della Serie A di calcio. Il Nord Italia si ferma per provare ad arginare la diffusione del coronavirus, dopo le misure già prese dal governo e in vigore nel Lodigiano e a Vò Euganeo, attualmente le due zone ‘rosse’ focolaio dell’epidemia da cui non si può più entrare e uscire: “Ho firmato il decreto attuativo che dispone queste misure per i prossimi 14 giorni“, ha confermato il premier Giuseppe Conte.

Nella giornata di domenica il coronavirus ha fatto la terza vittima in Italia: un’anziana ricoverata all’ospedale di Crema nel reparto di oncologia. “Aveva una situazione molto compromessa“, ha spiegato in conferenza stampa l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. Che ha fornito anche i dati aggiornati sul numero dei contagiati in Lombardia, saliti a 122 casi. Significa che il numero di persone positive al coronavirus in Italia ha superato quota 150: altri 25 in Veneto, 9 in Emilia Romagna e 6 in Piemonte. A questi vanno aggiunti i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani da settimane. In giornata sono stati confermati positivi anche un 17enne residente in Valtellina che studia all’istituto agrario di Codogno e l’uomo di 78 anni di Sesto San Giovanni ricoverato da una settimana all’ospedale San Raffaele di Milano che fino a questa mattina era dato come caso dubbio. “Sono rimasto sorpreso da questa esplosione di casi, che sono stati tenuti sotto controllo fino a poco tempo fa. La linea della massima precauzione ha pagato, anche se sembrerebbe di no. Dobbiamo perseguire questa linea”, ha spiegato il premier Conte.

Le misure in Lombardia – “Abbiamo disposto la chiusura dalle ore 18 dei luoghi commerciali di intrattenimento o svago, non i ristoranti, quindi ad esempio pub e discoteche, luoghi dove si trovano molte persone”, ha spiegato l’assessore lombardo Gallera. Specificando che le misure, tra cui rientrano anche la chiusure di tutte le scuole e delle manifestazioni pubbliche – ma per ora non dei negozi – saranno valide “per 7 giorni ma possono arrivare anche a 14 per contenere la diffusione del virus e gestire pazienti positivi”.

La zona rossa nel Lodigiano – Intanto è già in vigore il divieto di allontanamento e di ingresso nelle aree del “focolaio” del virus, presidiate dalle forze di polizia con posti di blocco lungo le strade del Lodigiano: sono previste sanzioni penali per chi viola le prescrizioni. Stop alle gite scolastiche in Italia e all’estero, sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche nelle Regioni colpite – comprese le partite di serie A -, quarantena con “sorveglianza attiva” per tutti coloro che sono stati in contatto con casi confermati del virus. E ancora, chiusura di negozi e musei, stop a concorsi, attività lavorative private e degli uffici pubblici, fatti salvi i servizi essenziali, limitazione per la circolazione di merci e persone.

La ricerca del paziente zero – Quello che ancora non torna riguarda l’identificazione del “paziente zero“: continua infatti la mappatura del contagio ma come ha confermato il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ancora non è stata identificata l’origine dei due focolai, quello lombardo e quello veneto. Di certo il contagio di Codogno non è partito dal manager rientrato dalla Cina il 21 gennaio che poi è andato a cena con il 38enne di Codogno, il primo contagiato in Lombardia. Non può essere lui ad aver portato in Italia il virus perché non lo ha mai avuto: “Dai test effettuati – ha detto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri – è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi“.

Fonte Il Fatto Quotidiano

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