Coronavirus. Il focolaio nel Lodigiano

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E’ una mappa che si sta definendo di ora in ora e che porta sempre allo stesso posto, in maniera diretta o indiretta: l’ospedale di Codogno. E a un arco temporale preciso: tra il 18 e il 19 febbraio. Perché è qui e in quelle ore che, dicono tutte le prime evidenze, si crea il link tra le persone che in Lombardia, a oggi, risultano contagiate dal coronavirus e che, al momento, non hanno invece collegamenti con i casi del Veneto. “Abbiamo la conferma che l’area del basso lodigiano è centro di un focolaio. Possiamo dirlo in maniera abbastanza certa, tutte le situazioni di positività hanno o avuto contatti nei giorni 18 e 19 con il pronto soccorso e l’ospedale di Codogno. Tutti i 39 casi hanno avuto a che fare con quel territorio, o per rapporti personali o per contatti con ospedali. E’ tutto riferibile a quel territorio”, dice l’assessore Gallera, a meno di 40 ore dal momento in cui, nella notte tra giovedì e venerdì, si sa con certezza che in Italia c’è un primo contagiato da coronavirus, un uomo di 38 anni di Codogno ricoverato da due giorni in quell’ospedale. Ma come si è sviluppato il contagio? Proviamo a ricostruirlo insieme.

L’aggiornamento ora per ora

Il “caso indice” – smentito – del coronavirus in Lombardia
E’ un manager italiano, un 28enne di Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, che lavora per gran parte dell’anno in Cina. Torna in Italia il 21 gennaio e nei giorni successivi – per tre volte – incontra il suo amico, il 38enne di Codogno a cena e al pub con altre persone, l’ultima volta è il 4 febbraio. Intorno al 10 febbraio, racconterà poi, ha qualche linea di febbre, di cui non si preoccupa. Giovedì notte, quando il suo amico è già diventato il primo contagiato italiano da coronavirus, le autorità sanitarie suonano a casa sua, gli spiegano la situazione e lo portano subito all’ospedale Sacco di Milano. Il tampone dà un risultato negativo, gli esperti spiegano che se il virus è stato preso in una forma leggera potrebbe non risultare, o potrebbe averlo preso ed essere guarito nel frattempo. “Ma dai test effettuati è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi”, quindi non ha mai avuto il coronavirus. Lo ha detto ai cronisti il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri.Il test viene fatto anche a tutti i suoi parenti: suo cognato risulta positivo.

Il primo contagiato da coronavirus: il 38enne di Codogno e i contatti diretti
Tutto ruota, in questo momento, intorno a lui. Nei giorni successivi a quella cena fa molta vita sociale. Partecipa il 2 febbraio a una corsa con altri 18 podisti a Portofino, il 9 febbraio a una corsa a Sant’Angelo Lodigiano. Sabato mattina, il 15, partecipa a un corso della Croce Rossa a Codogno e poi a una partita di calcio a 11 con la sua squadra, la Picchio di Somaglia, contro squadra cremasca Amatori Sabbioni del campionato Amatori del Csi. Domenica inizia a stare male, ha la febbre e si presenta al Pronto soccorso di Codogno. Da lì viene rimandato a casa, dove vive con sua moglie che è incinta all’ottavo mese, nei giorni successivi si fa visitare a domicilio dal suo medico di base – poi martedì torna in ospedale e, davanti alle domande pressanti dei sanitari, sua moglie ricorda quelle cene con il collega tornato dalla Cina. Siamo al momento in cui, come dice l’assessore Gallera, inizia il contagio dal Pronto soccorso dell’ospedale di Codogno. Tra i primi contagiati ci sono persone direttamente a contatto con il 38enne. Sua moglie, che ora è ricoverata al Sacco. Un amico, podista come lui, figlio del proprietario del bar “La tentazione” di Castiglione d’Adda: qui ci sono tre casi di contagio, tutti clienti del bar tra i 70 e gli 80 anni. La donna di Casalpusterlengo che è morta oggi, una pensionata di 77 anni, è la madre di un amico del 38enne ed era stata al Pronto soccorso di Codogno proprio quel giorno. Il torinese di 40 anni che risulta positivo al coronavirus “ha avuto contatti con un famigliare di un contagiato della Lombardia”, dice l’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte.

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