Anastasio a Sanremo con “Rosso di Rabbia” sfora lo schermo. “Meta mi ha dato il senso di libertà e mare” segui la diretta

Anastasio a Sanremo con “Rosso di Rabbia” sfora lo schermo, gli auguri di Positanonews da Piano di Sorrento e Meta sono serviti . Oggi Positanonews, il quotidiano online della Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, ha raccolto varie testimonianze e auguri, dal bar e dal suo barbiere Mastro, Una delle 24 canzoni dei big presentate al Festival di Sanremo 2020 è Rosso di rabbia, ha trovato gli apprezzamenti del pubblico . L’entrata in scena del cantante metese è stata da vera star col suo classico abbigliamento bianco sul jeans Bella l’intervista pubblicata da Repubblica Napoli
È dato tra i favoriti a Sanremo da critici e bookmaker. Il rapper-poeta Anastasio è l’unico napoletano dei 24 big in gara alla 70esima edizione del Festival di Sanremo. Marco Anastasio, 22 anni, nato a Meta, in penisola sorrentina, porta sul palco dell’Ariston i suoi versi slam questa volta racchiusi nel brano “Rosso di Rabbia”, pezzo che anticipa il suo album “Atto Zero”, in uscita il 7 febbraio per Sony Music Italy. Il vincitore della 12esima edizione di X Factor, esploso sul web con il pezzo dedicato all’ex allenatore del Napoli “Come Maurizio Sarri”, porta a Sanremo una canzone potente che parla di un terrorista, ma in realtà racconta della parte oscura dell’animo umano. Anastasio, singolo di platino con “La fine del mondo” in concerto al Duel di Agnano il 16 aprile, l’anno scorso ha emozionato l’Ariston da ospite in duetto con Claudio Bisio cantando in un suo monologo sul rapporto padre e figlio.

E pochi mesi sempre da guest star fa ad X Factor ha presentato il brano “Il fattaccio del vicolo del Moro” (contenuto nel disco) ispirato al monologo scritto da Americo Giuliani e portato al successo da Gigi Proietti. Anastasio giovedì durante la serata delle cover si esibirà con la Pfm, la più longeva prog band italiana.

“Sono nato per esplodere” canta il sabotatore sia nel brano che porti a Sanremo che in altri pezzi del nuovo album. Chi è per lei questa figura e da quali sentimenti nasce?
“Il Sabotatore nasce da un momento di grande sofferenza e da una malinconia profonda. Nasce sotto forma di canzone. Agisce come valvola di sfogo. Il Sabotatore rappresenta il superamento della volontà, l’immediato, rappresenta il fallimento di ogni progetto. Si scontra infine con il suo di fallimento: disinnescato e applaudito”.

Porta Rosso di rabbia a Sanremo per “sparigliare”, provocare? Cosa rappresenta per lei Sanremo da concorrente?
“Sanremo rappresenta, come per tutti, un momento di grandissima attenzione mediatica e l’opportunità di arrivare a un pubblico grande e variegato e di incuriosirlo, portandolo a sentire la tua musica”.

Perché ha scelto la cover della canzone portata da Renato Zero a Sanremo nel 1991 “Spalle al muro” e al suo fianco la storica band Pfm?
“Spalle al Muro rappresenta per me un brano perfetto da reinterpretare perché ha una storia, una tematica forte ed un tempo musicale adattabile al rap. Poterla cantare sul palco con la Pfm è per me un onore enorme, non avrei potuto sperare di meglio. Sarà un’esibizione che spero potrà stupire”.

Perché ha sentito di dover difendere il cantante in gara a Sanremo Junior Cally accusato di sessismo?
“Mi è semplicemente stata chiesta un’opinione e ho risposto”.

Ha definito Rosso di rabbia un pezzo molto rock alla Rage Against the Machine. Ce lo racconta?
“Il paragone con i Rage è esagerato. Potessi, me lo rimangerei. È un pezzo con un rap molto serrato su una base di chitarroni. Questo è l’unico punto in comune con i Rage…”.

Rosso di rabbia è legato ad altri brani di Atto zero come Il sabotatore. Si può parlare di concept?
“Non è un concept album, ma c’è una sottotrama. Il perno dell’album è il Sabotatore, attorno al quale ruotano Atto zero, l’intro dell’album e Rosso di rabbia”.

Quali sono le suggestioni e influenze che ispirano Atto Zero ?
“Atto Zero vuole essere un album senza influenze, ma ovviamente sono intimamente influenzato da tanti miei ascolti, letture…”.

Da adolescente ascoltava Fabri Fibra, Mondo Marcio e Caparezza, ma anche Fabrizio De André e Rino Gaetano. Cosa le hanno dato?
“Quelli che ha citato sono tutti artisti molto diversi, e infatti in ognuno di loro apprezzavo qualcosa di diverso, sono stati i miei ascolti da ragazzino, quindi credo mi abbiano in qualche modo formato”.

È un ragazzo del Sud, nato a Meta a fine anni ’90, che esperienze e ricordi si porta dietro ?
“La cosa più importante che mi ha dato Meta è stato l’essere musicalmente isolato. Ogni mio ascolto l’ho scoperto da me, senza alcuna influenza. E così nella scrittura, ogni pezzo lo scrivevo per me. Nonostante questo ho vissuto l’idillio di una provincia meravigliosa. Lontana dalla città.
Meta mi ha dato il senso di libertà e il mare”.

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