Villa Rufolo e gestione commissariale: Fra ostracismo e cattiveria! Ma a farne le spese è Ravello, l’interesse pubblico e la cultura fotogallery

Ho riflettuto a lungo prima di scrivere questo pezzo, oggi credo che non solo sia opportuno scriverlo, ma sia addirittura doveroso; lo faccio come al solito mettendoci la faccia e la firma senza paura e senza timori per il mio futuro, ben sapendo che “disturbare il manovratore” può portare ad altre conseguenze per me. Ma me lo impone la mia coscienza prima e Ravello poi, quella Ravello alla quale posso dare solo tutto me stesso per ripagarla di quanto mi ha dato e mi da ancora. Ovviamente nel termine Ravello includo i nostri padri e i tantissimi che a questo paese hanno dato il meglio di se stessi e a piene mani.

Voglio parlare dei colpi che si stanno infliggendo al nostro Comune, alle punte di eccellenza che fanno capo alla Fondazione Ravello – Ravello festival e Villa Rufolo – e alla Cultura in genere, con una gestione commissariale che lascerà una traccia indelebile nella storia moderna di Ravello, ma certamente in negativo.

Licenziare un dipendente è un atto violento ed estremo finché si vuole, ma ad esso può porre rimedio un Tribunale e la Giustizia; il maltolto per arroganza e cattiveria, se ingiustamente, può essere restituito ed anche con gli interessi; ma ci sono azioni che producono e/o innescano effetti ai quali diventa difficilissimo, se non impossibile, porre rimedio e, comunque, con enorme dispendio di tempo. Per la prima azione il bersaglio è un singolo che può ben difendersi e tutelarsi, ma quando il bersaglio di azioni diventano un “Luogo”, la “Storia”, una “Comunità”, la cosa si complica di parecchio, soprattutto se quelle azioni sono subdole, nascoste, e affidate al “non fare”. Fin qui è retorica o filosofia, ma i fatti? Eccoveli:

I tanti progetti da me avviati quale Direttore di Villa Rufolo, hanno avuto un filo conduttore unico: Far diventare Villa Rufolo un modello gestionale di eccellenza e uno dei monumenti più all’avanguardia nello scenario mondiale. Sorvolo sulle condizioni di partenza e su quello che oggi è diventato il monumento, pubblicherò un dossier molto dettagliato basato sul “come era e come è”, ma voglio soffermarmi su uno degli ultimi progetti, non ancora completato, ma che ha avuto un picco realizzativo nel 2019 e si è concluso pochi giorni dopo il mio licenziamento. Parlo del progetto di eliminazione e superamento delle barriere architettoniche, soprattutto quelle per chi ha difficoltà motorie.

Nel dicembre 2018 prendevano il via i lavori per la ristrutturazione dei bagni, storica piaga della Villa per la loro insufficienza in specie in occasione delle punte di visita e del Ravello festival; in quel contesto, un accorto e puntuale progetto realizzato dalla Direzione con il supporto dell’Ufficio tecnico, costato pressoché zero alla Fondazione, veniva condiviso ed approvato dalla Soprintendenza. Il progetto prevedeva anche la realizzazione di un montascale per carrozzine per disabili che consentisse di salire dai giardini inferiori per raggiungere i nuovi bagni; da notare che fino ad allora un disabile per accedere al bagno doveva uscire dalla Villa, percorrere il tunnel esterno, e rientrare in Villa dall’ingresso secondario che affaccia sul largo Boccaccio, dopodiché doveva rifare lo stesso percorso per riprendere la visita del monumento; al quel montascale veniva affiancato un secondo, che dal livello dei bagni colmava il dislivello fino ai giardini superiori, anch’essi fino ad ieri totalmente inaccessibili ai disabili. Nel corso dei lavori di ristrutturazione dei bagni e in accordo con la Soprintendenza, si progettava una variante per il secondo montascale che prevedeva la sua sostituzione con una piattaforma elevatrice, molto meno invasiva perché veniva allocato in una sorta di “pozzo nascosto”,  conseguenza della realizzazione della nuova scala che ospita anche l’ampliamento dei bagni, il tutto come meglio rilevabile dalle foto allegate.

Ravello. Villa Rufolo e gestione commissariale: le foto del montascale installato nel 2018

Per evitare di pregiudicare con i lavori i mesi di massima affluenza di visitatori, il cronoprogramma prevedeva una pausa primavera-estate, e il montaggio dei due apparati in autunno-inverno.

Si era programmato di arrivare al periodo natalizio per inaugurare i vettori meccanici e l’intero intervento di ristrutturazione in modo da dare massimo risalto alla realizzazione, che poteva portare Villa Rufolo all’attenzione del mondo per aver superato un gap che durava da molti secoli, e per l’essere diventata uno dei pochi monumenti visitabili anche nella parte residenziale, auditorium incluso, dai portatori di handicap motorio.

Anche uno emerito ignorante in comunicazione e marketing, anche chi sa usare i social e la comunicazione in genere solo per diffondere stupidaggini, fare del puro narcisismo, lanciare appelli per le sue ambizioni private, etc., avrebbe capito che quella realizzazione poteva portare a Villa Rufolo le maggiori testate giornalistiche e le Tv almeno nazionali, per portare facilmente Ravello all’attenzione del mondo in positivo. Avevo già preallertato una concittadina Ravellese costretta su una sedia a rotelle, per fare da madrina all’inaugurazione anche per avvicinare la comunità Ravellese sempre più al suo monumento principe, avevo predisposto la mailing-list delle testate e delle associazioni che si occupano di handicap per invitarle a Ravello; immaginavo già una conferenza stampa con squilli di tromba.Tutto questo non certo per avere un ennesimo momento di gloria personale, ma perché nella mia vita amministrativa pubblica mi sono sempre dato da fare per promuovere Ravello, per dare visibilità alle nostre bellezze, per ottenere a costo zero quella pubblicità e campagna di promozione che in altri posti viene comprata a suon di migliaia e migliaia di euro, come pure gli ignoranti incapaci sanno fare,quando non hanno argomenti forti da promuovere, ma devono veicolare solo le loro piccinerie e il nulla.

Ho atteso invano che i signori che mi hanno messo alla porta come il peggiore degli appestati e degli incapaci (licenziamento in tronco senza preavviso), si premurassero di approfittare di questa circostanza per recuperare il nulla assoluto che ha caratterizzato la loro presenza a Ravello; ho atteso invano che i lacchè in agguato scrivessero qualche rigo sulla realizzazione di questo importante intervento; ho atteso invano che assidui novelli “Caronte” sedicenti “nuovi padroni di casa” in Villa Rufolo si accorgessero anche di questo e non solo delle mirabili e dei loro adulatori opportunisti. Poi scopro come unica notizia un post banale e qualunquista su un social, incapace di raccogliere finanche qualche like in più, e allora mi chiedo: ma l’ostracismo e la cattiveria può arrivare a tanto? Perché far pagare ad un Paese, ad una collettività, ad uno dei monumenti più visitati d’Italia un prezzo così alto pur di osteggiare una persona? Solo per non dover dare un giusto riconoscimento a qualcuno, ritenuto invece meritevole di punizione violenta?

Per calpestare Ravello, Villa Rufolo, la nostra storia, questa volta non c’è stato bisogno di lavorare spasmodicamente per cancellare una “galleria di storia e di testimonianze”; non si è dovuto dare fondo a tutta la materia grigia per realizzare il nuovo “palcoscenico della musica italiana”; è stato sufficiente fare solo la cosa che ad alcuni riesce naturale e benissimo: NULLA!

L’importante è che, anche per questo NULLA, sia stata elargita la lauta paga, tutta a carico dell’incasso di un monumento Italiano che altri hanno reso di nuovo splendente e super produttivo.

Secondo Amalfitano

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