Truffe delle assicurazioni da Roma in Campania. A Napoli 10 arresti. Indagini anche a Sorrento

Truffe delle assicurazioni da Roma in Campania. A Napoli 10 arresti. Un tema caldo visto che ci sono indagini anche a Sorrento e in Penisola sorrentina al vaglio della Procura della Repubblica di Torre Annunziata per altre vicende simili da accertare, ma situazioni analoghe nell’Agro Nocerino – Sarnese, che colpirono anche un giudice di pace dell’allora sede di Amalfi in Costiera amalfitana. Insomma un malcostume che si riversa sui poveri onesti che si vedono a pagare assicurazioni alle stelle. Architettavano finti incidenti stradali per truffare le assicurazioni. La Polizia Stradale di Roma, coadiuvata sul territorio dai colleghi di Napoli, ha eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare – disposte dalla procura della Repubblica di Roma – per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa alle assicurazioni e connessi reati contro la fede pubblica e la pubblica amministrazione. Sono state poi denunciate in stato di libertà altre 14 persone. I membri dell’organizzazione avevano architettato un sistema per ottenere risarcimenti con falsi incidenti stradali, truffando le compagnie assicurative e il fondo di garanzia per le vittime della strada. Tra le persone finite in manette ci sono un giudice di pace, un cancelliere e un avvocato.

L’indagine è partita da una denuncia delle compagnie assicurative e del Fondo di garanzia per le vittime della strada dopo una serie di incidenti stradali che presentavano tutti quanti le stesse caratteristiche. Da Napoli il fascicolo è però passato a Roma in quanto è risultato coinvolto un giudice di pace di Sant’Anastasia. E dopo due anni di indagine, gli uomini della Polizia stradale hanno disvelato un vero e proprio sistema messo in piedi per costruire incidenti in realtà mai avvenuti. Al vertice dell’organizzazione c’era, secondo gli inquirenti e gli investigatori, un avvocato del foro di Avellino che agiva con alcuni colleghi.

In sostanza, i falsi sinistri venivano sempre presentati come “incidenti con fuga”, con il presunto responsabile che non risultava mai rintracciabile. Ogni membro dell’organizzazione aveva un ruolo: c’era chi promettendo un compenso reclutava gli “attori” per la sceneggiata del falso incidente e chi doveva trovare i testimoni che avrebbero reso la falsa testimonianza. La finta vittima, dopo aver dato il mandato all’avvocato, veniva a sua volta contattata da altri membri dell’organizzazione che l’accompagnavano in ospedale, dove un medico compiacente firmava dei certificati che attestavano conseguenze traumatiche in seguito all’incidente. In alcuni casi, hanno accertato ancora gli investigatori, per dimostrare le lesioni, l’organizzazione utilizzava radiografie e documenti sanitari sottratti nelle strutture sanitarie a pazienti che nulla sapevano della truffa.

Una volta ottenuta la falsa documentazione, l’avvocato di Avellino inoltrava la richiesta di risarcimento al Fondo di garanzia che, per alcuni incidenti, erogava direttamente il rimborso. In quelle situazioni in cui era invece necessario l’intervento del giudice per dirimere le questioni, entravano in gioco il giudice di pace e un cancelliere compiacenti: il primo emetteva le sentenze favorevoli all’organizzazione, il secondo pilotava i fascicoli assegnandoli al giudice. Ogni mese il sistema era così in grado di produrre decine di iscrizioni al ruolo di falsi incidenti stradali: in due anni di indagine i poliziotti hanno accertato truffe per oltre un milione e mezzo di euro.

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