Monti Lattari come la Giamaica per la droga, figlio del sindaco di Casola di Napoli accusato di spaccio

Monti Lattari come la Giamaica per la droga, figlio del sindaco di Casola di Napoli accusato di spaccio La dose di marijuana che passa di mano in mano. Il rapido scambio droga-soldi avviene proprio davanti ai carabinieri, in strada. Due giovanissimi che si incontrano: chi ha deciso di fumarsi uno spinello è ancora minorenne, mentre a spacciare è un ragazzo poco più grande di lui, appena 20enne. Ed è il figlio del sindaco. Siamo a Casola di Napoli, nel cuore della «Giamaica dei Lattari», una serie di colline e valloni dove ogni anno i narcos seminano migliaia di piante di cannabis indica. Proprio a Casola, l’11 settembre scorso è stato consumato l’ultimo omicidio «eccellente» di camorra, nell’ambito della gestione delle piantagioni illegali: a fucilate, vittima di una vera e propria imboscata, era stato ammazzato Antonino Di Lorenzo, «’o lignammone», il referente per la produzione di marijuana nel piccolo comune di poco più di tremila anime, dove le parentele sono veri e propri intrecci. Il vicesindaco, ad esempio, è sua nipote. Il sindaco di Casola di Napoli, Costantino Peccerillo, è invece il fratello del suo predecessore Domenico, famiglia perbene casolese che mai prima d’ora aveva avuto legami con queste faccende. La scorsa notte, però, a casa del sindaco Peccerillo sono arrivati i carabinieri della stazione di Gragnano e della compagnia di Castellammare di Stabia. Erano impegnati in diversi controlli antidroga in tutto l’hinterland stabiese, con appostamenti nei punti critici e perquisizioni mirate. Durante una delle osservazioni effettuate a Casola, è stato pizzicato il 20enne incensurato Andrea Peccerillo, figlio del sindaco Costantino. I carabinieri l’hanno sorpreso mentre vendeva una dose di marijuana ad un ragazzino. Nel giubbotto ne aveva altre, mentre a casa – durante la perquisizione domiciliare – i carabinieri hanno trovato altre bustine di cellophane piene di marijuana. Decine di dosi di «erba» pronte per lo spaccio, quanto basta per far scattare l’arresto in flagranza di reato.

LA DIRETTISSIMA
Il giovanissimo pusher, incensurato, adesso è agli arresti domiciliari. Questa mattina sarà in tribunale a Torre Annunziata per la convalida dell’arresto e la direttissima: dovrà difendersi dall’accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, con l’aggravante della cessione di droga ad un minorenne. Il suo cliente, ancora più giovane di lui e già assuntore di droga, è stato segnalato alla Prefettura di Napoli: non ha ancora 17 anni. Poco più di un anno fa, proprio da Casola era partita una delle più importanti retate contro i narcos della marijuana, che avevano «delocalizzato» parte del business delle piantagioni nel Salernitano. A capo del gruppo, secondo la ricostruzione degli investigatori, c’era Antonino Di Lorenzo, ucciso a fine estate sotto casa sua, in un vicoletto che collega la «selva» al centro di Casola. Il gruppo era riuscito a coinvolgere anche a San Rufo (Salerno) un altro incensurato insospettabile, figlio del sindaco del piccolo centro del Cilento. Durante le intercettazioni degli investigatori, era emerso che il 27enne Antonio Marmo aveva chiesto di poter acquistare una pistola, da uno degli uomini del gruppo di Casola che si era trasferito proprio a San Rufo per il controllo di alcune piantagioni di canapa indiana. I controlli antidroga sono ripresi tutte le notti già a partire da capodanno nei quartieri dove solitamente i pusher sono più attivi. Come al rione Savorito, a Castellammare, dove lo spaccio è ripreso, nonostante i capi – i fratelli Salvatore e Michele Imparato – siano in carcere da mesi. La scorsa notte, in un vano ascensore di una delle palazzine del «bronx Faito», i carabinieri hanno trovato 35 dosi di coca e 135 di marijuana.

Dario Sautto, Il Mattino Campania

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