Costiera Amalfitana, Maiori. Un’idea di sviluppo locale: Sentiamo Secondo Amalfitano

Nei giorni scorsi abbiamo letto un interessante dibattito culturale su un profilo FB che verteva sulla situazione politica di Maiori. Fra i vari commenti ci ha colpito particolarmente quello di Secondo Amalfitano che evidenziava la mancanza di un progetto complessivo per Maiori e più in generale per la Costiera Amalfitana. Non ci sembrava né polemico né irrispettoso di qualcuno; purtuttavia gli sono stati addebitati pensieri e parole non dette e non pensate, ed il discorso da parte di qualcuno, lungi dal confutarne con argomenti il pensiero, è stato dirottato nella solita direzione della bagarre e del discredito. Poiché riteniamo che questo modo di fare oltre a non essere giornalismo è fuorviante e dannoso per il territorio, abbiamo pensato di approfondire l’argomento ed abbiamo contattato il dr. Amalfitano, che spesso ospitiamo sul nostro giornale, per richiedergli un approfondimento e una sua idea di sviluppo locale.

Precisiamo che non è nostra intenzione sostituirci a chi ha la responsabilità della pianificazione e della progettazione dello sviluppo locale, né muovere critiche a chicchessia; intendiamo solo dare un contributo dalle pagine del nostro giornale per alimentare un dibattito che ha mostrato di suscitare interesse nell’opinione pubblica, non senza esprimere il nostro apprezzamento per persone come Gioacchino Di Martino, del quale da lunghi anni abbiamo avuto modo di apprezzare compostezza e correttezza dialettica e di azioni a difesa di Maiori e della Costiera tutta.

Ringraziamo il dr. Amalfitano per aver accolto la nostra richiesta, riconoscendogli un’intima conoscenza del nostro territorio, non disgiunta da intelligenti intuizioni per promuoverne la crescita e lo sviluppo locale, e pubblichiamo interamente la sua interessante e profonda riflessione-proposta. Il Direttore

Dott. Secondo Amalfitano

Apro con i miei ringraziamenti al Direttore di Positanonews per la fiducia che mi accorda e per le parole spese per l’amico Gioacchino Di Martino, che sicuramente va annoverato fra gli Amalfitani che hanno dato e ancora danno al nostro territorio a piene mani; sorvolo sulle polemiche e le illazioni sul mio conto di qualche sconosciuto (per me) pensatore/trice, perché se rispondessi farei offesa alla mia storia e all’intelligenza dei lettori, e volentieri provo a sviluppare un ragionamento che, peraltro, mette a frutto e fa sintesi di studi e lavori pregressi, ma anche di contatti e frequentazioni avuti per oltre quarant’anni con tantissimi Amministratori Comunali di Maiori e operatori del territorio; in una scala di valori distribuita su 50 anni di vita politica di Maiori, mi riferisco ai Peppe Della Pietra, Gennaro Capone, Ciccio Colangelo, Tonino Amatruda, Martino Apicella, Mario Civale, Salvatore Della Pace, Andrea Savastano, Stefano della Pietra, etc. etc., che  hanno segnato la storia moderna di quel Comune, e che mi hanno onorato della loro stima ed amicizia. Non è “captatio benevolentiae” la mia, anche perché molti di loro sono nel mondo dei giusti, ma è solo per insegnare a qualche “giovane penna” che il rispetto e l’onestà sono i requisiti indispensabili per tentare la scalata in qualunque arte, professione o mestiere;il discredito e la maldicenza sono solo il miglior viatico per andare ad ingolfare il “reparto falliti” nell’infinito supermercato della Vita.

La metafora che ha guidato da sempre la mia azione politica è quella che recita: “Non ci sono venti favorevoli per una nave senza rotta”. Amministrare un territorio senza avere davanti un obiettivo, un progetto, un punto di arrivo, significa lavorare maleealla giornata, perché si rischia di mettere in campo azioni dannose per lo sviluppo locale, a prescindere dalla loro bontà assoluta, o anche azioni confliggenti fra loro.

A questa premessa ne aggiungo un’altra: “Qualsiasi progetto di sviluppo locale deve tener conto della storia di un posto, delle sue radici, della sua essenza e del contesto più ampio che lo circonda”.In sintesi per far crescere bene un territorio bisogna lavorare con i piedi ben saldi nel proprio passato, ma con la testa rivolta al futuro.

Orbene Maiori ha un passato che lo caratterizza per aver avuto tre distinti macro periodi: quello Medioevale, di fasti e prestigio come tutto il resto della Costiera; quello post Medioevale,simile pure esso al resto della Costiera e caratterizzato da profondo oscurantismo -1400/1700 – e lenta ripresa – 1800/1950 – nonostante le due grandi guerre; quello moderno profondamente diverso dal resto della Costiera. Del primo periodo sopravvivono testimonianze fisiche e culturali abbastanza marcate (Santa Maria de olearia – il Castello di San Nicola – San Domenico – etc.); del secondo Periodo sopravvive l’organizzazione agricola del territorio, qualche residuo di pesca e di marineria, una serie di usi e costumi non disgiunti da una tipicità enogastronomica (per tutte, il mio dolce preferito in assoluto, le melanzane con la cioccolata); del terzo, che decorre dall’ottobre del 1954 data dell’alluvione, potremmo discutere a lungo e consumare fiumi di inchiostro, ma per esigenze di spazio possiamo dire che questo periodo ha indebolito tutto il buono dei primi due periodi e non ha costruito niente di ottimo e duraturo (solo per esempio, agli inizi del 1900 partivano da Maiori, per il mediterraneo e fino alla Gran Bretagna, bastimenti con i limoni incartati uno per uno, oggi la limonicoltura langue nonostante il limoncello), ma si è perso in un ondivaga ricerca della strada giusta. Questo scenario si completa con un elemento morfologico naturale che differenzia Maiori dal resto della Costiera, anche lui che da potenziale risorsa e positività, si è trasformato negli anni moderni in negatività e problema; mi riferisco al pianoro di foce del Reginna Major che sottende un litorale e un centro storico “passeggiabile”, uniciin Costiera Amalfitana. Ho usato il termine “ondivaga” per fotografare una situazione mutevole e di alti e bassi; per esplicitare meglio il concetto: si è tentata la strada di far diventare Maiori la stazione balneare della Costiera, ma, l’arrivo incontrollato ed incontrollabile di masse dell’agro Sarnese-Nocerino ha innescato da subito fenomeni di rigetto all’interno del tessuto sociale e produttivo, per cui quelli a favore si sono scontrati con quelli contro, senza che nessuna delle due fazioni avesse il sopravvento; l’offerta alberghiera sin dalle sue origini è stata sempre molto variegata e diversa al suo interno, non riuscendo a far prevalere nessun brand o target, la situazione è divenuta ancor più caotica oggi con l’avvento dei B&B; da un punto di vista commerciale si è registrata una fase in cui la distribuzione sembrava orientarsi a soddisfare una domanda comprensoriale con la comparsa dei primissimi supermercati, ma l’avvento della grande distribuzione e dei grandi centri commerciali a ridosso della Costiera, e dell’e-commerce, ha fatto abortire quella tendenza, riportando le attività commerciali a dover soddisfare solo una domanda locale; sul fronte del mare alcuni grandi interventi orientati verso la diportistica sono rimasti “incompiuti” e la pesca è pressoché scomparsa; L’artigianato è andato via via scomparendo allineandosi al trend generale; una forte “mutevolezza” delle forze politico-amministrative in gioco ha favorito la interruzione continua di progetti e di programmi al loro nascere, e dall’essere il comune più politicizzato e partitico della Costiera (La DC e la Socialdemocrazia contrapposte al PCI e ai Socialisti, con l’MSI a far da spettatore forte), Maiori si è ritrovato prima degli altri nel caos ideologico e partitico, con una proliferazione abnorme ed estemporanea di liste, gruppi e leader; sul fronte dei servizi si è tentato anche di far diventare il paese centro-servizi intercostieri, ma, senza una progettazione complessiva,  alla fine, ci si è ritrovati solo con l’area di servizio dei pullman di linea, e alcuni Istituti scolastici più come frammentazione dell’offerta che come concentramento della stessa; sul fronte turistico-culturale non si è avuta la forza di far deflagrare e affermare neanche intuizioni buone se non ottime (per tutte il filone carnevalesco, quello filmografico e quello letterario).

E’ del tutto evidente che la mia analisi è frammentaria e non approfondita ma solo “indicizzata”, ma è altrettanto chiaro che per spazio, tempo e finalità, non poteva essere né completa né esaustiva; però, nella sua sinteticità, consente di poter approcciare anche una proposta sufficientemente supportata.

Una prima proposta/considerazione è che Maiori, per la sua posizione e per la situazione di partenza complessiva, non può e non deve svilupparsi sul piano della competizione con i centri più forti dell’area, ma deve tentare di affermarsi diventando complementare all’offerta turistica complessiva della Costa d’Amalfi. Una seconda proposta/considerazione è che il futuro della Costiera tutta dovrebbe essere quello della QUALITA’ e giammai quello della QUANTITA’,e Maiori deve inserirsi in questo processo ritagliandosi uno spazio ed un ruolo autenticamente suo ed unico.

Orbene miscelando ben bene tutte le considerazioni e valutazioni di cui sopra, ne viene fuori una ipotesi molto intrigante che ho già avuto modo, in forma riservata e amicale, di prospettare ad alcuni amici e a qualche amministratore Maiorese; l’ipotesi tiene conto anche dell’andamento complessivo della domanda turistica mondiale che diventa anno dopo anno sempre più sofisticata ed esigente. Ovviamente mi riferisco ad un livello medio alto di domanda turistica che riflette la considerevole crescita mondiale dei “ricchi” e dei “ricchi che viaggiano”.

Nel mondo, la cultura della disabilità, è cambiata profondamente, oggi le famiglie dei diversamente abili, in specie se ricchi, tendono a costruire intorno al loro caro più debole un mondo ad hoc per favorirne l’integrazione, le condizioni di vita, ma anche il confort e lo svago. Purtroppo queste famiglie, allorquando si allontanano dalla sfera familiare e dallo spazio che questa sfera sottende, si ritrovano in un mondo ostile e inadatto ai loro standard di vita; ricordiamo il triste episodio di pochi giorni fa che ha visto una struttura ricettiva cancellare la prenotazione di alcune famiglie con figli autistici; purtroppo dobbiamo lamentare anche che molte strutture ricettive devono opporre un rifiuto ad alcune prenotazioni, per non essere attrezzati a fronteggiare richieste ed esigenze di infrastrutture specifiche per l’assistenza a qualche loro congiunto disabile.

Tutto quanto premesso e considerato se Maiori con una decisione trasversale (pubblico e privato) concorde, decidesse di diventare un paese di servizi ed accoglienza turistica specializzata per quel mondo, opaco ma sempre più diffuso, della disabilità,  potrebbe fare la fortuna dei suoi abitanti ma anche quella dell’intera Costiera. Opportunamente studiata e promossa, l’iniziativa diventerebbe un elemento di unicità nello scenario nazionale ed internazionale: non una sola struttura, per quanto grande ed iper attrezzata, specializzata in accoglienza e soggiorno disabili, ma un intero paese e territorio sarebbe convertito al servizio di questo segmento. E’ inimmaginabile la quantità di danaro e di risorse economiche che può mobilitare un simile progetto. I punti di forza principali di un tale progetto sarebbero: a) una condizione morfologica e territoriale estremamente favorevole; b) Tutte le attuali realtà culturali, turistiche, monumentali, ambientali, paesaggistiche, agricole, dagli alberghi al Carnevale, dai limoneti ai monumenti, con piccolissimi interventi, potrebbero essere riorientati ai disabili ed alla disabilità in genere; c) l’intera Costiera trarrebbe giovamento da un simile realtà perché interi nuclei familiari potrebbero scegliere Positano, Amalfi, Ravello sapendo che il loro figlio, fratello, genitore, è accolto in un contesto di altissima qualità e conforta pochi Km da loro; d) il progetto stesso diventerebbe un veicolo promozionale eccezionale per l’intero territorio, (basti pensare ai media, i social, le riviste specializzate, gli opinion leader, etc. che accenderebbero i loro riflettori sull’area); e) Non esiste niente di simile nel mondo; f) per la sua attuazione e a regime, il progetto creerebbe posti di lavoro a iosa e, soprattutto, nuove professionalità; g) i flussi turistici e le presenze diventerebbero pressoché annuali, destagionalizzando e tirando il paese fuori dalla preoccupante “secca estiva”.

Ho provato a soffermarmi anche sui punti di debolezza di questa proposta; dopo averne elencato i primi mi sono fermato e li ho cancellati, sapete perché? Ho realizzato che erano gli stessi punti di debolezza comuni a qualsivoglia proposta, iniziativa o idea che spunta in Costa d’Amalfi.

Purtroppo dobbiamo renderci conto che qualsiasi progetto di Sviluppo Locale non è e non deve essere appannaggio o responsabilità di un settore, di un gruppo o di una singola Autorità; i progetti di sviluppo locale richiedono innanzitutto una condivisione, se non unanime, della stragrande maggioranza di una comunità, dopodiché tutti e ciascuno devono fare la loro parte. Senza polemica, era questa la riflessione che mi permettevo di fare qualche giorno fa per Maiori, ma vale per tutta la Costiera Amalfitana, nessun paese escluso, perché se in qualche Comune, qualcuno o un’Amministrazione, hanno concepito e avviato un progetto di sviluppo locale o hanno individuato una rotta da seguire, puntualmente una parte più o meno numerosa ha lavorato per affossare il tutto e per mandarlo a buone donne. Pronto a ricredermi e a chiedere scusa a chiunque mi vorrà indicare una eccezione in Costa d’Amalfi a questa mia affermazione.

Come ho avuto modo di scrivere nel progetto di candidatura di Ravello-Costa d’Amalfi a Capitale Italiana della Cultura, l’unico periodo aureo della Costiera Amalfitana è stato il Medio Evo, perché solo allora l’intera Costiera decise unanimemente di costruire le proprie fortune sul commercio e sulla navigazione; le Tavole Amalfitane e la bussola sono la prova provata per i più scettici; oggi dovremmo ritornare al Medio Evo e ritrovare una rotta comune.

Non ho prove né elementi per supportare un mio pensiero, ma sono fermamente convinto che nel Medio Evo, in costa d’Amalfi, anche i denigratori e i seminatori d’odio e zizzanie fossero quasi del tutto assenti, magari anche grazie alla mancanza dei social e dei giornali on line. “Absit invidia verbo”.

 

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