Frane in Costiera Amalfitana. Invitiamo Greta? Una riflessione di Secondo Amalfitano
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Sul fenomeno delle frane in costiera amalfitana pubblichiamo un intervento di Secondo Amalfitano.
Più volte mi sono ritrovato a scrivere delle problematiche geologiche della Costiera Amalfitana, più volte e finanche troppe, per reiterare disquisizioni di carattere geologico-naturalistico all’indomani degli ennesimi dies orribilis per disagi e rischi. Forse è il caso di spendere qualche considerazione sugli aspetti politici e amministrativi della questione.
Che l’Italia fosse un sistema-paese più vocato all’inaugurazione che alla manutenzione, da Longanesi in poi è fin troppo noto; purtroppo l’impressione è che l’Italia di recente sia diventata sempre un più un sistema-paese specializzato in EMERGENZA; da quella politica a quella economica, passando per quella ambientale, l’emergenza sembra essere il terreno privilegiato della politica e di quanti hanno la responsabilità della gestione e della pianificazione dei territori. A ben vedere l’emergenza giustifica benissimo tante negatività e tante opportunità, dall’insipienza politico-gestionale dei governanti, all’incapacità di pianificare, ma anche e perché no, dall’opportunità di una gestione meno rigorosa delle risorse, alla giustificazione di risultati scarsi. Il territorio della Costiera Amalfitana e la sua struttura urbanistica e ingegneristica, è la risultante di interventi pubblici non coordinati, di pianificazioni inesistenti, di logiche perverse di progettare eseguire e gestire le strutture, per non parlare della quantità industriale di costruzioni abusive che negli ultimi 60 anni hanno portato al raddoppio della volumetria esistente; per tutti, ricordiamo i tempi in cui si costruivano le strade con i finanziamenti a Lotti, la priorità che tutte le Amministrazioni rincorrevano era quella di consumare i soldi dei lotti principalmente per “andare avanti con sbancamenti e tracciato”. Tutto questo comportava che tutti gli interventi di sistemazione idraulica, bonifica pendii, opere di contenimento, venivano rinviati a futura memoria. Altra considerazione è la quasi totale inosservanza dell’obbligo di corredare i progetti preliminari con la VIA (valutazione di impatto ambientale), e farla rispettare dopo.
Senza dilungarsi oltre sulla radiografia del fenomeno e sulle sue motivazioni sociali, economiche e filosofiche, ci permettiamo di far notare che la politica oggi è totalmente assente sul fronte della programmazione e della progettualità di lunga gittata; la nostra espressione più volte ripetuta e ripresa anche dalla stampa: “vorremmo leggere e sentire certe dichiarazioni in estate e non in inverno”, significa esattamente questo: “la Costiera, ma forse tutta l’Italia, ha bisogno urgente di un progetto complessivo di respiro almeno decennale”.
Vorremo leggere, e per questo lo proponiamo, di una organizzazione sovra comunale per eseguire la mappatura del rischio aggiornata, dalla quale far discendere tutti gli interventi di bonifica e di gestione che coinvolge anche i privati in modo rigoroso e obbligato. La Costiera è fra le zone a più alto valore degli immobili dell’intera Italia, uno Stato serio può obbligare Enti Pubblici e i privati al rispetto di regole ferree e rigorose che impongono la manutenzione dell’esistente e la programmazione del nuovo. Di fronte all’obbligo di rispettare regole e modalità di intervento gli Enti e i privati o eseguono o stipulano polizze assicurative per coprire il rischio e tutelare la collettività dai rischi e dai danni.
È vero che Stato e Regioni dovrebbe garantire i cittadini per la sicurezza della loro vita e delle loro attività, ma è pur vero che lo Stato siamo noi, per cui se non siamo in grado di scegliere gli Amministratori e i politici, è bene che ci garantiamo reciprocamente almeno dai danni che possono derivare dalla gestione sbagliata del territorio. Sembra un paradosso, o peggio ancora una provocazione, ma se facciamo una lettura serena della storia e dei fatti ci accorgiamo che il paradosso è quasi EUCLIDEO perché sembra, almeno sul piano teorico, funzionare. Nella mia modesta esperienza di amministratore e politico non ho mai visto, salvo rare e isolate eccezioni, i cittadini comuni ribellarsi per: un tracciato di una strada che avanzava senza aver prima realizzato cunette e canali di sfogo delle acque; una costruzione abusiva che cementificava giardini e boschi; uno scolo di un pluviale liberamente sversato a valle; un giardino abbandonato a se stesso; una vendita immobiliare fatta a cifre esorbitanti.
L’elenco dei fenomeni che ci avrebbero dovuto preoccupare già da anni è molto lungo; piaccia o no, tutto quello che stiamo patendo in queste ore nasce da decenni caratterizzati da massacro dell’ambiente e da interventi improntati all’interesse immediato e di singoli. Oggi sentir parlare di denunce allo Stato, alle Regioni, ai Comuni, ai relitti delle Province, per ore di disastri e disagi, o per disgrazie miracolosamente evitate, un poco mi fa rabbia; di sicuro mi fa più rabbia il silenzio di quanti hanno il dovere di intervenire per segnare almeno un’inversione di tendenza alla gestione del territorio e dell’ambiente.
L’atteggiamento del “popolo” e delle “masse” che ho registrato in questi giorni è, però, sintomatico di un deterioramento molto più pericoloso di quello che sta subendo la nostra Costiera e il Pianeta in generale. Riflettiamo su una cosa: il recente COP-25 di Madrid si è rivelato un gigantesco flop in termini di accordi e di contenuti per la difesa del pianeta, i media ma soprattutto i social si sono sbizzarriti solo sul fenomeno mediatico GRETA, per il resto silenzio totale.
Quindi? Invitiamo Greta in Costiera e offriamole una settimana di vacanza fra “Li Galli e Villa Rufolo”; almeno avremo l’attenzione mediatica e qualche punto percentuale di presenze turistiche in più, un reddito medio pro capite più alto, un aumento del valore immobiliare delle nostre proprietà, qualche B&B in più .
E delle frane, delle strade chiuse e dei disagi? Signori l’inverno si interrompe fino all’Epifania, poi arriva Pasqua e finalmente la nostra estate; si tratterà di riaprire l’archivio di denunce, giaculatorie, invettive e proposte, verso novembre prossimo. In fondo in fondo, il sacrificio ………SE PO FÀ
Secondo Amalfitano (Geologo e ex, ex ed ancora ex)