CAPOLAVORI DAI MUSEI VATICANI A DONNAREGINA POUSSIN A NAPOLI CON SANT’ERASMO video anteprima

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Sant’Erasmo, protettore dei marinai, patrono di Corbara con Eremo e Pucara a Tramonti, Parrocchia a Castellammare di Stabia e Gragnano, motivi per cui siamo accorsi alla presentazione di questa opera straordinaria proveniente dai musei Vaticani di Nicolas Poussin. 

Giunge a Napoli al Complesso Monumentale Donnaregina un’opera straordinaria, una grande composizione sacra dipinta per uno degli altari della Basilica di San Pietro in Vaticano, Il Martirio di Sant’Erasmo di Nicolas Poussin, il pittore più grande e rivoluzionario dell’Europa del Seicento. La grande tela, proveniente dai Musei Vaticani, è una delle sue rare opere pubbliche di soggetto sacro dipinto nel 1628-29.

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SANT’ERASMO  O  SANT’ELMO (dallo spagnolo)

Sant’Erasmo

Per poter conoscere meglio la figura di Sant’Erasmo, che fu un martire del IV secolo, è necessario fare una panoramica di quel tempo prima di entrare nei dettagli, affatto facili da ricostruire, dato che la storia della sua vita, non supportata da sufficienti testimonianze e documentazioni, è in gran parte avvolta nella leggenda. 
Erasmo era un nome tipico, comune anche ad altri santi della Siria, latinizzato dal nome greco Orao che significa piacevole, gradevole. 
Il Nostro nacque ad Antiochia (l’attuale Antykia in Turchia nel Mediterraneo orientale ai confini della Siria), da una semplice famiglia di lavoratori del mare, verso la metà del IV secolo quando Aureliano, che voleva ristabilire l’unità dell’Impero, turbata dalle forze centrifughe – fra le quali il Cristianesimo – aveva iniziato un’ennesima persecuzione. 
Erasmo fu cristiano, sacerdote e persino vescovo in quella città che diventò il centro più importante dell’esegesi letterale della Bibbia. 
Egli subì la persecuzione di Diocleziano, l’imperatore di origine dalmata, che assunse titoli divini e voleva perfino essere adorato. Fu proprio lui che, dopo avere diviso in quattro l’impero e riservato per sé la Siria, l’Egitto e l’Asia Minore, risiedendo a Nicomedia, poco lontana da Antiochia, gli fece subire nel 303 d.C. un primo crudele martirio. 
L’esempio d’intrepido coraggio da lui dimostrato valse a moltiplicare il numero di persone che si convertirono al Cristianesimo. 
Stando a quanto afferma il Martirologio Romano, l’Arcangelo Gabriele avrebbe miracolosamente liberato Erasmo dal carcere, dov’era stato rinchiuso, per portarlo in salvamento, prima nell’Illirico (la costa dalmata), poi in Italia, che, nella sopraricordata divisione, era passata a Massiminiano. 
Un miracolo particolare è quello del fulmine che, nel corso di una traversata, sarebbe stato, per mezzo di lui, venerabile parafulmine, deviato e avrebbe risparmiato la navicella su cui si trovava. 
Il santo, che da molti è chiamato anche Elmo, ha dato il nome ai cosiddetti fuochi di Sant’Elmo che sono quel velo incandescente, dovuto a elettricità atmosferica, cha appare talvolta di notte sulla estremità degli alberi delle navi. In Italia Erasmo non ebbe vita facile ma operò anche qui, come prima nell’Illirico, moltissime conversioni. Si parla di centinaia di migliaia (ottocentomila!!). 
Non diamo limiti alla Provvidenza ma è probabile che la tradizione abbia dato luogo all’iperbole. Perseguitato, dovette lasciare le Puglie (la città di Lucera) e, attraversati gli Appennini, passare a Formia dove i cristiani locali, considerati i suoi molti prodigi, lo elessero a loro vescovo. 
Formia, la bella località nel golfo di Gaeta a sud di Roma, fu anche il luogo dove Erasmo venne martirizzato. Condotto davanti a Massimiano Augusto, non rinnegò Gesù Cristo e fu sottoposto al più atroce supplizio, terribile perfino da descrivere, quello dell’estrazione dall’ombelico degli intestini, tramite un argano. 
La leggenda racconta che, prima che spirasse, una voce che scendeva dal Cielo dicesse: «Erasmo, mio servo fedele, poiché come buon soldato hai combattuto per me, vieni a ricevere la corona della gloria» e che, mentre il martire pronunciava le parole: «Ricevi, o Signore, in pace il mio spirito», una corona splendente circondasse a mo’ di aureola il suo capo. 
Fin qui la storia e la leggenda. 
Sappiamo tuttavia per certo che il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di Formia e che, poi, quando nell’842 i Saraceni assaltarono le città di Formia e Fondi e le distrussero, i suoi resti furono traslati in quella di Gaeta, città della quale divenne patrono. 
Quale protettore dei marinai e dei pescatori, Sant’Erasmo ha ricevuto in moltissime chiese a lui dedicate ex-voto rappresentanti salvataggi miracolosi ma le grazie da lui ottenute sono anche quelle relative al salvamento nelle tempeste della vita alle quali tutti siamo soggetti. 
Ma Sant’Erasmo è anche protettore dei tornitori. Il motivo è forse che gli furono estratti gli intestini con uno strumento di tortura che ricorda il tornio. 
Essendo stato dunque martirizzato in questo modo, è considerato anche il protettore delle malattie viscerali e delle partorienti. 
Rasmo o Mal di Sant’Erasmo è designato infatti nell’antico italiano il mal di ventre. Il santo fu anche invocato specialmente contro le epidemie. 
Il culto di Sant’Erasmo, oggi generalizzato in molte parti d’Italia, sta a dimostrare quanti miracoli egli abbia ottenuto da Dio a chi, per suo tramite, lo ha devotamente implorato. 
La figura del santo e il suo martirio sono stati ricordati sia nel Rinascimento che nell’Età Barocca in tutta l’Europa cristiana (Lucas Cranach, Mathias Neithard, Gothardt, soprannominato Gruenewald, Michael Pacher). 
In Italia è stato magistralmente rappresentato nella splendida tela che si trova nella Pinacoteca Vaticana “Il Martirio di Sant’Erasmo” del pittore Nicola Poussin, maestro del Classicismo francese. Il santo, di cui abbiamo nell’Oratorio la bella statua lignea, attribuita ad Antonio Maria Maragliano, è anche ricordato in parecchie pale d’altare del Tigullio: in cattedrale a Chiavari, nella Basilica di Rapallo e nella chiesa di San Giacomo di Corte. 
Inoltre a Rapallo, nel posto, dietro il chiosco della musica, dove si trovava la sede della locale Confraternita di Sant’Erasmo, vi è un altro dipinto del santo.

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