Ricordando Francesco Mastriani, appuntamento alla Biblioteca Nazionale di Napoli

A 200 anni dalla nascita di Francesco Mastriani (Napoli 1819-1891) un convegno e una mostra ne celebrano l’intensa attività di giornalista, romanziere e commediografo. Emilio e Rosario Mastriani, diretti discendenti del romanziere, hanno chiamato a raccolta, nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli, giornalisti, scrittori e storici moderati da Ermanno Corsi. La mostra – Francesco Mastriani. Da Napoli a New York, dal giornale al dramma radiofonico – curata da Loredana Palma è allestita nel Salone storico della Biblioteca Lucchesi Palli, sezione della Nazionale che conserva una preziosa raccolta bibliografica dedicata allo scrittore napoletano. Francesco Mastriani ha scritto 105 romanzi, 263 racconti, 248 articoli, 49 poesie, 40 commedie; in tutto, scrive l’erede Emilio Mastriani, 1230 composizioni aggiungendo alla narrativa sciarade, epigrammi, rebus, sonetti, logogrifi e sonetti enigmatici. Sapeva parlare perfettamente cinque lingue. Quando morì povero in canna, incaricarono Libero Bovio di dettare l’epigrafe per la sua lapide e il poeta scrisse: “In questo tugurio morì in povertà il romanziere Francesco Mastriani”, ai fascisti non piacque perché per loro la povertà in Italia non c’era, e allora Bovio, stizzito, scrisse: “In questa reggia visse da nababbo il romanziere Francesco Mastriani”,non se ne fece più nulla. Tra le rarissime edizioni in esposizione presso la Biblioteca Nazionale c’è “La cieca di Sorrento” (Omnibus 1851). A questo proposito lasciatemi divagare un po’ perché Francesco Mastriani, noi abitanti di Piano di Sorrento lo immaginiamo seduto ai tavolini del Gran Caffè Marianiello, con i suoi inseparabili appunti, libri e scartoffie, perso fra mille pensieri a inseguire idee e nuovi personaggi, mentre tutto intorno nella piazza del mercato, era un via vai di carri e carretti, cavalli e muli. L’odore dei limoni e delle arance si mescolava a quello del caffè. Lo scalpiccio degli zoccoli faceva da contrappunto al vociare incessante dei commercianti del mercato, dove genti di mare e di terra contrattavano il prezzo della frutta, dell’olio e delle noci. Le donne di Cassano vendevano il pescato, mentre commesse e signore tentavano di strappare il prezzo migliore delle calze di seta fatte nei casali di Vico Equense che poco avevano da invidiare a quelle francesi. Mastriani interrompeva ogni tanto la stesura di quello che poi diverrà il suo capolavoro “la cieca di Sorrento”, cercando ispirazione in un volto, in uno sguardo fra i tanti che incrociavano i suoi occhi sognanti nel Gran Caffè. Chissà se all’epoca non provò a scambiare quattro chiacchiere con il medico Domenico Cota, magari per chiarimenti sull’upas, il veleno che userà nel suo diabolico piano criminoso Daniele il protagonista del “Il mio cadavere” (il primo giallo italiano secondo molti critici letterari) magari per rendere più verosimile la descrizione dell’avvelenamento, con qualche dritta scientifica fornitagli dal preparatissimo medico che anni dopo diventerà Sindaco di Piano di Sorrento. Mastriani è stato un titano del cosiddetto ‘romanzo d’appendice’ italiano ed europeo, lo ricorda Benedetto Croce in un suo scritto del 1909. L’appuntamento da non perdere è domani 22 novembre 2019 presso la Sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli alle ore 9:00.

di Luigi De Rosa

info www.bnnonline.it/index.php?it/22/eventi/680/francesco-mastriani-1819-2019

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