Positano. Assolta la donna che negò l’accesso al residence che ospitava politici e vip

Massoni, prefetti e sindaci dietro la lite per la servitù contesa. Una storia vecchia di quasi un decennio che oggi si avvia ad una chiusura giudiziaria. A processo è finita la proprietaria di un fondo, C.D.M., 60 anni. Dal suo terreno si accede all’ingresso di un residence di lusso dove, negli anni della disputa, vivevano personaggi legati alle alte sfere politiche nazionali. Gente che poteva coinvolgere figure di alto profilo istituzionale in un problema all’apparenza solo locale.

La donna non si è di certo intimorita ed ha difeso quel fazzoletto di terra “con le unghie e con i denti”. Per la sua lotta si è tirata addosso ben sette capi di imputazione. L’accusano (perché la sentenza non è definitiva), tra reati tentati e continuati, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, lesioni personali e sequestro di persona. Perché da sola si oppose ai “poteri”, opponendo il suo corpo davanti a quello che considerava un abuso. «Voi da qua non uscite, dovete pagare per passare sulla mia proprietà» urlò

una mattina primaverile di aprile. Davanti a sé c’erano i componenti di una squadra dei vigili del fuoco e una terza persona. Le indagini, anche difensive, hanno dimostrato che per quella banale – ma non tanto – disputa per la servitù di passaggio c’erano personaggi finiti poi al centro di un’inchiesta giudiziaria nazionale. E in un’intercettazione telefoniche, finita agli atti, si parlava proprio del “vicino” di Positano, che opponeva resistenza al passaggio sulla sua proprietà. Della necessità di coinvolgere sul caso addirittura il prefetto dell’epoca dopo che il sindaco non era riuscito a sbloccare il caso con una propria ordinanza. Si erano davvero scomodati in tanti per smuovere la donna di Positano dalla sua irrevocabile posizione di non cedere il passaggio. Dopo una lunga fase dibattimentale, il processo di primo grado è giunto ieri al termine. È la 60enne di Positano può dirsi soddisfatta. La sua battaglia contro “quei poteri” in parte l’ha vinta. Perché dal processo è uscita senza neppure una condanna. Dei sette capi di imputazione, solo uno non è rientrato nella prescrizione. Ed è quello più grave: il sequestro di persona.

Per il quale è stata assolta con la formula del fatto non sussiste. Motivazioni della sentenza tra tre mesi. Intanto, la donna può dirsi soddisfatta. Non si è fermata allora, nell’aprile del 2004, e non si è arresa nell’aula di tribunale dove, alla fine, ha avuto giustizia. Quella volta che chiuse il lucchetto del cancello della sua proprietà non fu sequestro. Evidentemente c’era un’altra uscita o entrata, come ha sempre sostenuto l’imputata, difesa dall’avvocato Carlo Di Ruocco.

Carlo di Ruocco – La Città di Salerno

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