San Matteo a Salerno, buona la prima col nuovo Vescovo Bellandi con Enzo Napoli

La prima di Andrea Bellandi. E la prima di Enzo Napoli. Il debutto del nuovo arcivescovo e il debutto pure del vecchio sindaco. Don Camillo e Peppone a braccetto attraversano, dall’inizio alla fine, una Salerno in festa, scrive il Mattino . Una città che li accoglie e li applaude. Una folla che sorride al primo cittadino e si lascia accarezzare dal suo vescovo. Ma che s’inchina all’unico suo re. E San Matteo non delude, avvolto com’è in uno sfarzoso baldacchino di gerbere dorate, protetto da colonne d’orchidee marmoree, adagiato su un letto di fiori puntellati di rosso.
L’ENTUSIASMOLa sfilata dei martiri, quando dal portone del duomo si affacciano sulla piazza gremita, accende l’entusiasmo. San Gaio, San Fortunato, Sant’Ante fanno strada a San Gregorio VII. Ma è San Giuseppe, tra note celestiali suonate dai cherubini, che scalda la folla. Tanto più che quest’anno il santo è accompagnato, per la prima volta, da una paranza al femminile: 21 donne che, devote, scortano il loro protettore. La curiosità aumenta e lievita pure l’attesa per il santo patrono. Ma prima che l’evangelista faccia capolino sulle scale della cattedrale scatenando il tripudio, è per Bellandi l’applauso più lungo e sentito. La folla batte le mani al nuovo vescovo, lo saluta a mo’ di benvenuto. «Ormai è uno di noi», sorride una signora. Sono da poco passate le 18.30 e la processione del nuovo corso prende la sua strada. Coriandoli salutano il corteo delle statue in via Duomo, petali di rosa in via Mercanti, mentre la musica suona e le preghiere si fanno spazio tra lo scrosciare delle mani e l’incessante chiacchiericcio. I sei busti si fanno strada tra la folla, che si apre al passaggio dei santi. C’è chi scatta foto dai balconi gremiti, chi trasmette videodirette dai social e chi non rinuncia al selfie ricordo.
L’ANGELO CUSTODEMentre, in alto, un drone vola sulla lunga sfilata come un angelo custode, richiamando spesso l’attenzione e il saluto con il naso e le mani all’insù di fedeli e curiosi. C’è pure chi, fiero, mette in mostra la sua totale devozione. Gerardo ha appena due mesi e dorme placido nella sua carrozzina. Ma addosso non ha la classica tuta da bebè: i genitori lo hanno vestito con l’uniforme granata della paranza di San Matteo, con tanto di cordone dorato in vita. «Si deve continuare la tradizione – esclama orgoglioso suo padre – I fratellini sono già appresso al Santo, con gli zii». Man mano che il serpentone avanza, l’entusiasmo cresce. L’attesa è per San Matteo e pure per il nuovo prelato. «Ah, quello è il vescovo nuovo», punta il dito un anziano signore. «Già si vede – dice compiaciuto – che è un vescovo giovanile». Lui, il monsignore, sembra guardarsi intorno, prendere confidenza con il folclore e il calore di una città del Sud. Una città che lo abbraccia e si lascia abbracciare. Più volte, durante il percorso, l’arcivescovo dispensa saluti e carezze a bambini e ammalati. E, nel cuore del centro storico, non farà mancare, in maniera simbolica, l’abbraccio ai portatori e ai loro familiari. È un’aria nuova quella che si respira. E non solo per il profumo di zucchero filato e nocciole caramellate. Né tantomeno per l’odore pungente dell’aceto, segno che alla milza nessuno ha rinunciato. È un’aria frizzante, di festa e di pace: «Quest’anno, finalmente, c’è stata una partenza sprint – commenta Giuseppe – senza polemiche né litigi».
LA TENTAZIONELa gente batte le mani a tempo di musica e, come non accadeva da tempo, i portatori si lasciano tentare. All’incrocio tra via dei Principati e corso Garibaldi, le mani danno il ritmo al movimento dolcemente ondeggiate dei busti. E se San Matteo non cede alla tentazione, San Giuseppe si lascia andare. E balla. Passi avanti e passi indietro, un po’ su e un po’ giù: la statua più pesante strappa applausi e incitazioni. «Bravi», gridano alla volta dei paranzieri. I quali, petto in fuori, non nascondono la loro audacia. Ché la gente non vuole proprio rinunciare all’energia contagiosa della festa popolare. Così, tra sorrisi e battimani, la fascia tricolore, la tunica violacea e il santo dalla doppia faccia avanzano tra la calca assiepata al di là delle transenne. Dalla preghiera del mare a quella al Comune, don Camillo e Peppone viaggiano distanti eppure vicini. Con l’allegria di don Michele che fa da collante, con l’energia vulcanica del parroco in grado di coinvolgere i credenti nella recita delle preghiere al microfono. È il centro storico, ancora una volta, a riservare al monsignore ai santi l’accoglienza più calorosa. Niente botti, ché quest’anno il Comune ha abbondantemente provveduto, ma coriandoli multicolori per San Matteo e il nuovo vescovo. Per lui sorrisi, applausi, strette di mano, qualche abbraccio e pure un po’ di foto ricordo.
IL CONCERTOMa bisogna far presto; il tempo scorre; Renzo Arbore, a piazza della Concordia, aspetta per dare il via al suo concerto; la strada di ritorno al Duomo si avvicina. La fatica dei portatori si fa sentire, ma più forte, dopo più di tre ore di processione, è la voglia di salire quelle scale correndo. La folla trepida, Bellandi e Napoli osservano con la curiosità di chi è all’esordio. E le paranze non deludono. San Matteo vola. E alla fine si lascia pure andare al ballo, mentre coriandoli colorati, come ad anticipare lo spettacolo pirotecnico di mezzanotte, benedicono il nuovo corso. E promettono cambiamenti.

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