Positano 9 agosto, il’compleanno’ del grande Leonide Massime, a settembre il 47.esimo premio danza a lui intitolato

Più informazioni su

Il 9 agosto 1896 nasce a Mosca , Russia, il danzatore e coreografo Leonide Massine . Morì a Borken , Germania il 15 marzo 1979 . Ricordiamo il suo legame con Positano con un articolo apparso sul nostro giornale  a firma del direttore Michele Cinque

POSITANO LEONIDE MASSINE E LI GALLI: UNA STORIA D´AMORE E DI TENACIA

Positano, costiera amalfitana. L’incontro tra il grande coreografo e danzatore russo Léonide Massine e l’arcipelago de Li Galli avvene nel 1917, durante un breve soggiorno a Positano nella residenza dei Semenoff. Come in un’appassionata storia d’amore, sentimento e tenacia sono gli elementi fondamentali che legano Massine a Li Galli. Non è per caso che il grande artista si riferisce ai tre isolotti usando il femminile al singolare, come per una donna. Egli stesso ci racconta l’inizio di questa travolgente avventura nella sua autobiografia, La mia vita nel balletto (a cura di Lorena Coppola, Fondazione Léonide Massine, Napoli, 1995):

«I Semenoff vivevano sulla cime del villaggio, in un grazioso mulino antico adattato. Durante la prima notte che trascorsi lì, guardando fuori dalla finestra, notai una deserta isola rocciosa a molte miglia fuori costa. Quando, il mattino seguente, chiesi notizie di essa a Mikhail Nikolaevic [Semenov], egli mi disse che era la più grande delle tre isole de Li Galli, essendo le due più piccole nascoste alla vista. Esse appartenevano alla famiglia locale dei Parlato, che vi si recavano solo per la caccia di quaglie in primavera. In giornata prendemmo una barca per l’isola che avevo visto e scoprii che era formata da aspre rocce grigie  prive di vegetazione, ad eccezione dei pochi cespugli arsi dal sole. Fui sopraffatto dalla bellezza della vista sul mare, col Golfo di Salerno che si estendeva in lontananza. Con Paestum a sud e i tre faraglioni di Capri all’estremità settentrionale del Golfo, essa possedeva tutta la potenza drammatica di un dipinto di Salvator Rosa. Il silenzio era infranto solo dal mormorio del mare e da qualche grido di gabbiano. Sapevo che in quel luogo avrei trovato la solitudine che cercavo, un rifugio dalle pressioni estenuanti della carriera che avevo intrapreso. Decisi dunque, proprio lì e in quel momento, che un giorno avrei acquistato l’isola e ne avrei fatto la mia casa».

Egli dovette sicuramente far appello a tutta la tenacia possibile perché gli ostacoli furono direttamente proporzionali allo splendore del luogo. Subito dopo l’acquisto, nel 1920, furono le asperità del terreno a chiedere maggior impegno per l’isola, a cui Massine dedicò tutte le sue energie. A Li Galli Massine lega i ricordi più cari della sua vita, come l’arrivo del padre nella primavera del 1931. Con il passare degli anni l’isola era divenuta qualcosa di più di un rifugio e Massine ci riporta così la sua riflessione sulla nuova natura di questo legame:

«Mi ritrovai a pensare a Li Galli, alla prima volta che la vidi nel 1917, alla mia decisione di acquistarla. Mi sembrava che fosse sempre stata più che un semplice rifugio; essa rappresentava qualcosa nella mia vita che dovevo ancora scoprire[…] Per molti aspetti, Li Galli è stata una delle cose più importanti della mia vita. È lì che ho concepito la coreografia di alcune delle mie produzioni più ambiziose. È lì che ho eseguito molte ricerche per il mio manuale. Quando la acquistai, la consideravo solo un rifugio dalle tensioni della mia carriera. Ma ora comprendo che essa è stata una fonte di ispirazione e mi ha portato più vicino ad una vita di semplicità, offrendomi un genere di serenità e di pace spirituale che non ho mai trovato in nessun altro posto. Perciò mi piacerebbe vedere l’isola svilupparsi come un luogo dove giovani artisti da tutto il mondo potessero venire, per ritirarsi dal soffocante materialismo della vita moderna e trarre ispirazione, come me, dalla sua naturale bellezza e dalla sua magnifica cornice paesaggistica».

La sua intenzione di costruire uno spazio per gli spettacoli sull’isola fu ostacolata da un fortunale, ma il coreografo ci racconta questo episodio con la consueta vena di ottimistica tenacia: «Nel gennaio del 1964 una tempesta demolì parzialmente il sito che stavo preparando per l’anfiteatro. Ero sull’isola a quel tempo e, precipitandomi fuori, vidi enormi pezzi di calcestruzzo frantumarsi in mare. Ma non sono scoraggiato e ho in programma di continuare con l’anfiteatro che ho disegnato secondo i modelli che ho visto a Siracusa, con l’aggiunta di una diga marittima per proteggerlo dalle tempeste. Quando tutto il lavoro sarà completato, intendo stabilirvi una fondazione che manterrà l’isola come un centro artistico e, in tal modo, spero di portare avanti la tradizione di Diaghilev di riunire insieme giovani pittori, compositori, scrittori, danzatori e coreografi, per scambiarsi idee e collaborare a nuove opere[…] Appena avrò sufficienti risorse finanziarie, comincerò la mia impresa che chiamerò Les Soirées aux Îles des Galliés».

La Fondazione è stata istituita nel 1995 da Lorena Coppola e Theodor Massine, con la volontà di realizzare il sogno incompiuto del grande Léonide e nel 1998, per speciale concessione della  Ballet Monde A.G., la danza è tornata per la prima volta a Li Galli, esattamente con Les Soirées aux Îles des Galliés, per ricordare in musica e in danza il grande coreografo e danzatore russo con uno spettacolo di grande suggestione svoltosi nella sala da ballo nella torre che era stata il luogo di lavoro e di ispirazione di ogni giorno sia per Massine che per Nureyev dopo di lui.

Lo straordinario evento artistico, ideato ed organizzato da Lorena Coppola in qualità di direttore artistico, e presentato dal Maestro Alberto Testa, concludeva il più ampio progetto Omaggio a Léonide Massine, realizzato nell’ambito del Programma Kaléidoscope patrocinato dalla Commissione Europea, in collaborazione con Marc Renouard, l’Het Nationale Ballet, il Centre Culturel Mairie de Biot e il Teatro dell’Opera di Nizza.

Lorena Coppola

© Fondazione Léonide Massine

Nella foto di Giuseppe Di Martino, Daniele Di Donato al premio danza 2018

Più informazioni su

Commenti

Translate »