LA DIETA MEDITERRANEA BANALIZZATA DAL PRESSAPOCHISMO DI TROPPI REPLICANTI/ORECCHIANTI. MA FU E RESTA IL CIBO DEGLI DEI

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    Recentemente il Cilento ha protestato a tutti i livelli, perché l’organizzazione dell’Expò di Milano avrebbe utilizzato La Dieta Mediterranea come marchio di promozione senza citarne la terra di origine, configurando, così, uno scippo. Nel caso la protesta dovrebbe farla tutta la provincia di Salerno, a cominciare dalla Costa d’Amalfi, la cui gastronomia ha tratto indiscutibili vantaggi dal riconoscimento dell’UNESCO della Dieta Mediterranea come patrimonio dell’umanità, come fu sottolineato qualche anno fa in un evento che toccò tutti e tredici i paesi della Costa.

    E non poteva esserci cornice migliore con Vietri sul Mare, che sottolineò la validità delle sue ceramiche per un arredo festoso, fatto di colori solari, della tavola, con Cetara che esaltò la varia e ricca cucina di mare, con Maiori, patria di una originale tipicità della pasticceria, “le melenzane al cioccolato”, con Tramonti, regno consolidato di vini doc, di cagliati saporiti e di pizzaioli che hanno invaso il mondo, con Minori, che è riconosciuta in Italia e in Europa come “città del gusto”, nell’accezione prismatica del termine e di cui è, di fatto, laboratorio  di studio e ricerca, con Ravello, che fu già terra di vini ed è, oggi, “città della musica”  riconosciuta tale a livello internazionale, con Scala, territorio di grande storia e di nobili tradizioni, anche gastronomiche con prodotti di nicchia, i marroni, e i funghi che s’incappellano vanitosi nel sottobosco dei pianori dei Lattari, con Atrani che nell’imbuto della valle del Dragone rievocò la festa del pesce azzurro all’ombra della Casa di Masaniello che da uno sperone di roccia continua a cantare l’inno di libertà, quella stessa che nelle notti di luna vivono i pescatori a onda di mare, con Amalfi che accese i riflettori della sua grande storia mediterranea con il meticciato/ibridazione di culture, civiltà e gusti, con Conca che spalancò il Convento di Santa Rosa, dove le monache, tra una preghiera ed una meditazione, crearono quella delizia della pasticceria che è la “sfogliatella”, con Furore, dove il mare ribolle e s’acquieta nell’insenatura, orrida e bellissima insieme, del fiordo e dove sulle colline che cercano il cielo coltiva vigneti con profumi e sapori insuperabili di “fiorduva”, con Praiano che da Sant’Angelo a tre Pizzi scivola verso anse di mare, dove si celebra da sempre il matrimonio perfettamente riuscito tra gusti di terra e di mare, come d’altronde a Positano, che dall’ansa ariosa della Spiaggia Grande, rimanda e riceve l’eco da e per Montepertuso e Nocelle, da un lato, e da e per Li Galli, dall’altro, con il cocktail dei sapori che sanno di miti di terra e di mare, di storia e leggende, come testimonia l’arabesco della “Volpe pescatrice” in un noto mosaico riportato alla luce in una “villa romana”.

    Fu, quello, il modo migliore per rendere il dovuto omaggio ad Ancel Keys, il più famoso nutrizionista del secolo scorso, che rese protagonisti nel panorama internazionale il Cilento, la Costa d’Amalfi e l’intera provincia di Salerno con  un regime alimentare fatto di tipicità del nostro territorio. Per la verità già nei “favolosi anni ’60” i tanti personaggi che frequentavano la Costiera (letterati, economisti sulla cresta dell’onda, politici di primo piano, italiani e stranieri, le capricciose ed imprevedibili star dello spettacolo con le loro tormentate e turbinose storie d’amore, ecc.) apprezzavano il “mangiare mediterraneo”, come hanno testimoniato giornalisti, storici, ristoratori con una aneddotica che è ormai storia del territorio.

    Ma da qualche anno a questa parte si moltiplicano convegni, crescono come funghi i corsi di formazione che hanno come tema “la dieta mediterranea”, appunto. C’è il rischio concreto di banalizzare, un tema che è gloria nostra, per il dilagare di un esercito di pressappochisti replicanti ed orecchianti, che senza pudore e senza senso  del limite e della misura si autoproclamano “esperti” del tema. Appartengono alla stessa categoria dei “pittori della domenica” che imbrattano tele, spacciandosi per artisti, e di versificatori tanto al chilo, che si definiscono pomposamente “poeti”. Il dramma è che trovano porte aperte, anzi, a volte, spalancate presso sindaci ed assessori sprovveduti con conseguenze “culturali” (!?), che sono sotto gli occhi di tutti. La stessa riflessione vale per “la dieta mediterranea”, appunto, che è riproposta in tutte le salse in ogni angolo dell’una e dell’altra costa, cilentana ed amalfitana, da mestieranti venditori di fumo, fatte ovviamente le dovute eccezioni che, di certo, non mancano. Ancel Keys si rivolta nella tomba. Secondo me è necessario, doveroso ed impellente correre ai ripari prima che si imbastardisca il tutto. Sottopongo  e sottolineo il pericolo ad operatori culturali e turistici, ad amministratori responsabili ed avveduti dell’una e dell’altra costa: Andrea Reale, Sindaco di Minori, da un lato, e Vincenzo Pepe, Gerardo Siano ed il Presidente del Museo della Dieta Mediterranea di Pioppi, il centro del Cilento che è e resta la patria della Dieta Mediterranea storicamente e geograficamente, è bene sottolinearlo con forza, a futura memoria, perché qui il prof. Ancel Keys ne ideò ed elaborò scientificamente i principi nella sua casa di Minnelea, dall’altro.  Per questo fine settimana è prevista a Minori la 18^ edizione del Gustaminori. Invito gli amministratori comunali e gli organizzatori di conservare alto il livello della manifestazione e di difendere con orgoglio di identità il nome conquistato negli anni a livello nazionale ed internazionale di “città del gusto”, soprattutto se e quando si propongono  piatti che direttamente o indirettamente si rifanno alla dieta mediterranea, riconfermando per Minori il ruolo di “laboratorio di ricerca e studio dell’enogastronomia”.  Analoga raccomandazione mi sento di rivolgere agli amici, Vincenzo Pepe, Presidente della Fondazione G.B. Vico e a Gerardo Siano, Presidente dell’Associazione Dieta Mediterranea: salute e longevità di Paestum, come pure al Responsabile del Museo della Dieta Mediterranea di Poppi  puntare sempre e comunque al rigore e alla qualità nei convegni e nei corsi di formazione che di frequente organizzano  sul tema. Mi sembra superfluo sottolineare di tenere alto il livello del dibattito e dell’insegnamento, legando sempre l’uno e l’altro alla storia del territorio su cui aleggia l’aura della sacralità del mito. Noi da sempre andiamo a tavola in compagnia di Cerere, Demetra, dee dei cereali, Era, dea della fecondità e dell’abbondanza, di Persefone/Proserpina, dea dell’alternarsi delle stagioni, di Bacco/Dioniso, dio del vino, di Minerva/Atena, dea dell’olio e da secoli le generazioni nate e vissute nel nostro territorio si sono educate al canto della poesia di Omero e dei tragici greci, della grande poesia latina di Orazio e Virgilio, alla prosa poetica delle “Opere e i giorni”. Insomma abbiamo respirato aria di mito che è connaturato alla ragione stessa della nostra esistenza. Forse è il caso che, parlando del nostro passato, cominciamo ad usare termini che si addicono di più alla nostra storia e sono nel nostro DNA. come “CUCINA DEGLI DEI”, mutuando il termine dal titolo di un bel libro di Anna Ferrari “A TAVOLA CON GLI DEI”, una avvincente e coinvolgente storia della Cucina delle Eolie di Stefania Barzini. Se Il nostro linguaggio sarà di tono alto e impegnativo forse scoraggerà i cialtroni improvvisatori con le loro fumisterie quotidiane. Torniamo alle origini della nostra storia, quando anche i gesti della quotidianità avevano la ritualità e la gestualità del sacro. Torniamo a “MANGIARE CON GLI DEI E COME GLI DEI”, sacralizzandone i gesti, e la simbologia, anche e soprattutto nel linguaggio.  Ne ho accennato sia con Andrea Reale che con Gerardo Siano e mi sono sembrati entusiasti dell’idea. Conoscendolo, sono sicuro che sarà d’accordo anche Vincenzo Pepe, come d’altronde il Responsabile del Museo di Pioppi. Ritornerò sul tema per un ulteriore approfondimento. In attesa BUON APPETITO CON IL CIBO DEGLI DEI.

    Giuseppe Liuccio

    g.liuccio@alice.it

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