Johann Sebastian Bach sorride al M° Mastrini e al direttore Scibilia

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    Nel novero dell’appuntamento annuale di «Sorrento classica», fortemente voluto dal Direttore Artistico Paolo Scibilia, grazie al contributo del Comune di Sorrento e all’ospitalità dei Frati Minori Francescani, il 26 luglio nella magica cornice del Chiostro di S. Francesco, si è svolta la serata inaugurale con l’esecuzione del M° Maurizio Mastrini, coadiuvato dalla «“Nuova” Montenegro Chamber Ochestra», magistralmente diretti dal M° Paolo Scibilia. Sono stati eseguiti brani tratti dall’album discografico “Essential”: Autunno (la stagione dell’amore); Carezze; Children’s love; Primavera… la rinascita; Malinconia; Fly; Excellence; Tango clandestino; La Rossiniana; Baba Jaga. Maurizio Mastrini è stato il primo al mondo a sperimentare le partiture classiche all’inverso, vale a dire leggendole dall’ultima alla prima nota (per i più giovani come se si leggesse un manga giapponese). Tutto nacque da un sogno, spiega lo stesso Mastrini: «in cui Bach mi parlava del “Preludio n 1 in Do maggiore per il clavicembalo ben temperato”. Mi svegliai, mi sedetti al piano e iniziai a suonare. È impossibile spiegare a parole quello che la musica mi rivelò in quel momento, da allora capii che era una strada di rinnovamento da percorrere». Forse il filosofo Elie Wiesel ci aiuta a capire. Egli scrive che quando Giacobbe, in fuga da Esaù, era giunto a Betel, aveva avuto una visione (cfr. Genesi 28,10-19): «una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa». Ebbene alla fine gli angeli si dimenticarono di ritirare la scala che, perciò, rimase piantata sulla terra. Nacque così la scala musicale le cui note angeliche permettono ancora a Dio di scendere e parlarci e a noi di ascendere in cielo per raggiungerlo. Questo intreccio tra musica e fede è divenuto una costante per l’esperienza artistica e religiosa. È emblematico il fatto che Bach ponesse in testa alle sue composizioni la sigla «J.J.», cioè Jesu Juva, “Gesù, aiuta!”, e le sigillasse con l’altra sigla «S.D.G.», quel Soli Deo Gloria che esprimeva la sua convinzione che la gloria toccasse solo a Dio. È per questo che lo scrittore Emil Cioran, nella sua opera Lacrime e santi non esitava a scrivere: «Quando voi ascoltate Bach, vedete nascere Dio… Dopo un Oratorio, una Cantata o una Passione Dio deve esistere… E pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare prove dell’esistenza di Dio, dimenticando la sola!». Da oblato benedettino so che un buon modo per lodare Dio è farlo attraverso la musica, che può essere una forma di adorazione. In Esodo 15,1 leggiamo: «Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: “Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere”»; lo ribadisce il Salmo 33,1-3: «Esultate, o giusti, nel Signore; la lode s’addice agli uomini retti. Celebrate il Signore con la cetra; salmeggiate a lui con il saltè-rio a dieci corde. Cantategli un cantico nuovo, sonate bene e con gioia» e lo conferma il Salmo 81,1-2: «Cantate con gioia a Dio, nostra forza; mandate grida di esultanza al Dio di Giacobbe. Intonate un salmo e fate risonare il tamburello, l’arpa melodiosa, insieme alla cetra». Questo è quanto hanno sperimentato quanti hanno avuto la fortuna di ascoltare Mastrini e Scibilia. Io posso solo dire che in Fly mi sono sentito librare e volare con l’aquila reale, considerata nella mitologia come l’uccello degli dei, e l’aquila di mare testabianca, e sorvolavamo felici le Alpi, l’Alaska, l’Indiana. Ma la cosa più sconvolgente è quando abbiamo visto unirsi a noi Baba Jaga la leggendaria strega della mitologia slava e russa, ma non era più la mostruosa vecchietta ma una splendida fata che piroettava sulle sue ali d’argento senza più la vecchia scopa: magia della musica. Sono un visionario? Allora sono in buona compagnia perché tale è considerato da alcuni anche Maurizio Mastrini, ma, per altri, un genio e sicuramente un artista dotato di una tecnica innovativa in grado di interpretare i classici con originalità e allo stesso tempo di sorprendere con composizioni, fatte di pochissime note ripetute quasi come un mantra, perché, come ama ripetere Mastrini, anche poche note possono far emozionare e piangere.
    Aniello Clemente

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