Facebook multa per 5 miliardi per i dati a Cambridge Analytics, Trump “No a libra e bitcoin”

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Facebook multa per 5 miliardi per i dati a Cambridge Analytics, Trump “No a libra e bitcoin” NEW YORK Mai nessuna azienda high-tech ha dovuto pagare una multa così salata. Facebook dovrà sborsare cinque miliardi di dollari, per aver permesso alla società di consulenza politica britannica Cambridge Analytica di impossessarsi dei dati di almeno 50 milioni di utenti. La fuga dei dati risale alla campagna elettorale del 2016, quando la società britannica lavorava per Donald Trump. La decisione di multare Facebook per non aver protetto la privacy dei suoi utenti è stata raggiunta dalla Commissione Commercio Federale Usa con un voto di tre a due. I due democratici hanno votato contro perché volevano che si limitasse anche la possibilità di Facebook di raccogliere i dati degli utenti e continuare a cederli a terzi.
SUPPORTO BIPARTISAN
In questo fine settimana, la notizia della multa non è l’unico fattore negativo a colpire il colosso dei social. Ieri Donald Trump si è lanciato contro Facebook, ricevendo un raro supporto bipartisan, e allineandosi sulla stessa posizione del presidente della Federal Reserve Bank, Jerome Powell: tutti sono d’accordo con lui sulle critiche contro l’idea che Facebook lanci la libra, una criptomoneta alla maniera di bitcoin, per i suoi due miliardi di utenti. Trump ha sostenuto che la libra è pericolosa, così come bitcoin : «Devono ottenere l’autorizzazione bancaria ed essere soggetti a tutte le regole bancarie, come le altre banche, sia nazionali che internazionali» ha twittato il presidente. L’attacco contro le velleità monetarie di Facebook è venuto dopo un summit dei social tenutosi alla Casa Bianca, al quale hanno partecipato solo esponenti di destra, che infatti oggi sostengono a spada tratta il presidente sulle altre sue prese di posizione del week-end che invece stanno riscuotendo critiche sia dal partito democratico che dalle associazione per i diritti civili. Domani avverranno le retate di circa 2 mila immigrati clandestini nelle dieci principali metropoli americane. L’ordine è di deportare anche intere famiglie. «Sono entrati illegalmente e noi li mettiamo fuori legalmente» ha scritto Trump.
BUSH E OBAMA
Barack Obama e George Bush, che pure espulsero un numero record di clandestini, avevano però stabilito una graduatoria: prima venivano i criminali, poi quelli che avevano compiuto violazioni come non pagare le tasse, terzi quelli che erano entrati da poco ed erano single. Le famiglie non si toccavano. Peraltro Trump ha dimostrato zero simpatia anche per le oltre 40 donne che erano ragazzine quando furono violentate da Jeffrey Epstein, il miliardario di Wall Street appena arrestato a New York con le accuse federali di tratta sessuale di minorenni. La riapertura di quello scandalo, con la promessa di clamorose rivelazioni su illustri amici di Epstein, ha portato alle dimissioni del ministro del lavoro, Alex Acosta. Nel 2008 Acosta era procuratore in Florida e aveva trovato un accordo extragiudiziale con Epstein, per ridurre le accuse di pedofilia a inezie, e tenere escluse le testimonianze di decine di ragazze che lo accusavano. Trump ha espresso forte solidarietà con Acosta. Meno simpatia e solidarietà invece verso un altro suo ministro, Dan Coats, il capo dell’intelligence, che ha espresso preoccupazione sulle interferenze russe nelle elezioni. Trump sarebbe a un passo dal licenziarlo, stufo delle sue critiche.
Anna Guaita

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