Nel giorno della Festa della Repubblica, si levi forte un grido di allarme

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    I bla-bla della politica sono oramai giunti al capolinea, non necessitiamo di rassicurazioni quanto piuttosto di fatti concreti. La crisi degli anni scorsi ha azzerato irrimediabilmente  il ceto medio, asse portante per qualunque nazione; la necessità di un fisco equo e una ridistribuzione della ricchezza sono più che mai necessari se si vuole evitare che il nostro Paese faccia la fine della vituperata Grecia.

    Da un po’ di giorni sentiamo avanzare proposte relative alla flat tax, ovvero, una tassa piatta al 15% per redditi fino a 65.000 euro (o oltre), in compenso, più voci ci raccontano che il Ministero delle Finanze starebbe valutando la soppressione degli 80 euro del bonus dalle buste paga dei lavoratori a basso reddito.

    Pur non essendo consulenti fiscali, riteniamo, che la riduzione dell’ IRPEF sui bassi redditi non compenserebbe gli 80 euro mensili in busta paga.

    C’è necessita di una politica fiscale choc, sono tanti anni che sentiamo parlare di taglio del cuneo fiscale, ma fino ad oggi, se pur tutti i partiti l’hanno promessa, nessun di loro è riuscito ad attuarlo.

    In questi lunghi anni di crisi, di certo, i ceti abbienti hanno decuplicato le loro ricchezze a scapito del ceto medio, quest’ultimi si sono dovuti attrezzare attingendo ai propri risparmi per mandare avanti in modo dignitoso la propria famiglia.

    Questo fenomeno, naturalmente, è sentito molto di più nel disastrato sud del Paese, dove i giovani quando non emigrano, fanno sempre più fatica a trovare un posto di lavoro, il più delle volte o quasi sempre a tempo determinato e con bassi salari, ed è la famiglia a farsi carico delle esigenze primarie dei propri figli. Tutto questo porta ad un inevitabile impoverimento degli stessi nuclei familiari.

    Ci si meraviglia che l’ISTAT certifichi la mancata propensione agli acquisti e che i commercianti per poter realizzare discrete vendite debbano applicare sconti continuamente; non si comprende come potrebbe essere diversamente.

    Se a tutto questo aggiungiamo le varie crisi, tanto nei settori produttivi quanto commerciali, come ad esempio il caso ultimo, il fallimento di MERCATONEUNO, che ha mandato in frantumi la speranza di un lavoro per 1.800 lavoratori, la situazione diventa sempre più esplosiva, nonostante i tavoli di lavoro, aperti da mesi se non anni presso il Ministero dello Sviluppo. E’ di ieri la notizia che anche la WHIRLPOOL di Napoli ha comunicato l’intenzione di cedere a terzi il proprio stabilimento: altri 500 lavoratori circa col fiato sospeso.

    Questo per segnalare solo le ultime due crisi che creano, oltre all’angoscia per chi ci lavora, una situazione di instabilità insostenibile.

    La ricreazione è finita, “cari” politici, non illudetevi, nonostante la vittoria elettorale che alcuni dei vostri partiti hanno ottenuto nelle elezioni appena tenutosi, il ceto medio in ginocchio non potrà sopportare ancora a lungo la situazione attuale, fate le giuste scelte, non fatevi condizionare ancora una volta dai poteri forti e lobbisti che giornalmente frequentate, siate capaci di individuare le priorità e finalmente di realizzarle.

    Una equa fiscalità e una nuova ridistribuzione della ricchezza è necessaria per poter far si che il nostro Paese non imploda.

    Felice Casalino

     

     

     

     

     

     

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