Ravello sul caso Attruia. Si ritorna in tribunale. Alla Di Pino non spettano attenuanti

Vincenza Di Pino torna in aula a discutere sull'omicidio di Patrizia Attruria. All'imputata non spettano le attenuanti.

Ravello, Costiera Amalfitana. Ancora sul caso che ha sconto l’intera Costa D’Amalfi. Ormai sono passati due anni da quel tragico 27 marzo 2017.   Si ritorna in aula per parlare ancora dell’omicidio Attruia.

Processo da rifare per Vincenza Del Pino. la donna fu condannata dalla corte di Assise di Appello per il concorso nell’omicidio di Patrizia Attruia.

Accolto in Cassazione, il ricorso della procura generale di Salerno sulle attenuanti generiche.

A quanto pare i giudici avevano riconosciuto la “minima partecipazione al delitto” della 54 enne di Ravello, la Città della Musica della Costiera Amalfitana, difesa dagli avvocati Gaspare Dalia e Marcello Giani. per questo motivo la pena di primo grado a 23 anni per omicidio e occultamento di cadavere era stata ridotta a nove anni e sei mesi. Per gli “ermellini” la partecipazione alla fase commissiva della Di Pino è acclamata da alcuni aspetti investigativi: un esempio è la conversazione che  la donna ha avuto con suo cugino, già in carcere, dove viene riferito di “essersele date” in riferimento alla Attruia, compagna di Giuseppe Lima (per il quale si procede in separata sede giudiziaria), che li aveva sorpresi in biancheria intima.

Secondo la Corte di Cassazione, la circostanza attenuante della minima partecipazione non è spiegata nella sentenza di Appello. I rilievi sul cadavere eseguiti dai Ris, la scientifica dei carabinieri, rinvennero sotto le uinghie della vittima della sostanza biologica dell’imputata. Inoltre, la perizia medico-legale parlava di un quadro politraumatico da attribuire a due persone anziché ad una. Patrizia Attruia fu strangolata. Per i giudici della Corte d’Appello, l’azione della Di Pino ebbe un’efficacia ridotta rispetto a quella posta in essere dal Lima, ovviamente più grosse ed anche esperto di Karate.

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