Ravello. Antonio Ruocco ci ha lasciato. Il ricordo di Secondo Amalfitano
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“Vuò a sigarett?” La domanda-offerta mi mancherà insieme al tuo saluto. Caro Antonio te ne sei andato senza clamori, così come hai vissuto quasi tutta la tua vita. Non sei stato fra i più fortunati e il tuo lavoro vicino alle “calcare” non ti ha aiutato; le alte temperature per cuocere le pietre e trasformarle in calce hanno lasciato il segno nella tua testa e ti hanno consegnato a noi tutti con il soprannome di “Antonio o pazz!”.
Chi ti ha conosciuto come me, sa bene che la tua pazzia ha avuto effetti solo su te stesso, facendoti chiudere nel tuo mondo e portandoti ad estraniarti da tutto quanto ti circondava. E chi ti ha conosciuto come me sa anche che eri un generoso sempre cortese e pronto nel saluto; in compenso anche chi non ti ha conosciuto, incontrandoti per caso, ha sempre colto che tu eri parte integrante della nostra identità culturale e della nostra collettività. La prova è che ignari video operatori, nel comporre e montare il filmato che migliaia di visitatori vedono tutti i giorni proiettato nella torre di Villa Rufolo, ti hanno ripreso e immortalato. Quel filmato fu da me commissionato con il chiaro input al regista, Stefano Incerti, di far cogliere ai visitatori la storia e la cultura Ravellese fusi nella identità del nostro paese. Lo spezzone di quel video che ti immortala lo regalo a quanti non ti hanno mai visto e conosciuto, ma anche a quanti quotidianamente hanno avuto il piacere di scambiare con te qualche battuta. Quanto alla tua pazzia, che è stata la tua compagna di vita insieme a tuo fratello e tua cognata con i loro figli che ti hanno accudito, so bene che era la tua difesa e che dietro di essa si nascondeva una lucida saggezza e memoria, come quando rispondesti con fermezza e quasi infastidito a tuo nipote che ti diceva per la seconda volta che era morta tua sorella: “ho capito, m’è ritt doje vot. Chesti cos se ricene na vota sola”; ma anche tutte le mattine incrociandoti sotto casa al mio “buongiorno Antò”, eri solito rispondermi: “buongiorno Eugè, Satù, Secò”, ripercorrendo nel saluto la mia dinastia da mio padre a mio fratello per arrivare a me.
Oggi sono ancora più felice di rivederti nel nostro filmato; molto più felice di quanto scoprii che eri piaciuto a Stefano che ti aveva consacrato a testimonial della nostra Ravello. Sei la riprova che la fortuna di questo paese è fatta di quotidianità e dettagli che, purtroppo, giorno dopo giorno, perdiamo.
Ti saluto e mi firmo
Eugenio, Saturno, Secondo.
Così, giusto per essere sicuro che ti ricorderai di me durante il tuo nuovo viaggio verso il premio che ti sei abbondantemente meritato.