Capri Palace parla arabo, dalla Turchia a Dubai . Ecco cosa sta succedendo

Capri Palace parla arabo, dalla Turchia a Dubai . Ecco cosa sta succedendo . Rivoluzione nel mondo del turismo di prestigio in Campania con gli arabi che stanno investendo nella perla del Golfo di Napoli . Ricordiamo che si parlava anche di altri investimenti a Praiano in Costiera amalfitana, ma è Capri dove concretamente si è operato. 

Le indiscrezioni  che prima si raccoglievano a mezza voce sul passaggio di mano dell’albergo a cinque stelle a un fondo internazionale con sede a Dubai tra qualche ora o qualche giorno saranno confermate con la firma del contratto, come riporta la nostra bravissima collega Anna Maria Boniello su Il Mattino . . L’hotel diventato negli ultimi vent’anni location privilegiata di magnati russi e arabi e di vip italiani si appresta a cambiare proprietà. Difficile trovare un riscontro ufficiale: il Ceo e general manager del Capri Palace Ermanno Zanini non conferma ma neanche smentisce la notizia che sta facendo il giro nel mondo del lusso non solo caprese. «Posso solo dire dichiara Zanini che il Capri Palace sta al centro dell’interesse di grandi holding da qualche tempo. Di certo però non entrerà mai in nessuna catena dei grandi alberghi, il suo brand resisterà, come quello della boutique Mariorita e del beach club Il Riccio. Così come resterà immutato il management, che mi vede Ceo e direttore generale del Capri Palace – conclude Zanini – insieme a tutto lo staff e il personale».

Negli ambienti finanziari si dà per certo che è imminente il passaggio di proprietà dal magnate turco Ferit Sahenk ai rappresentanti di un fondo internazionale degli Emirati Arabi, a quanto si dice con sede a Dubai. La firma del contratto sancirebbe il passaggio del pacchetto azionario della Dogus Group di Ferit con sede in Turchia a un altro gruppo straniero. Nel frattempo l’hotel porta avanti le sue attività, dopo la riapertura di qualche giorno fa caratterizzata, quasi come un presagio, dalla festa di matrimonio di una ricchissima coppia araba, proprio di Dubai. Una tre giorni di festeggiamenti iniziata con la cerimonia di nozze sulla piscina del Palace per continuare poi con il galà dinner all’Olivo, ristorante con due stelle Michelin. Un altro evento di spicco è stata la serata enogastronomica dei fratelli Cerea e Andrea Migliaccio; a fine maggio ancora un grande evento legato al gourmet sarà la serata esclusiva con il grande chef tristellato francese Yannick Alléno. Ma l’appeal del Capri Palace si fonda su diversi elementi miscelati tra loro, tra gli interventi rivoluzionari che Gianfranco Frattini, allievo di Giò Ponti, apportò alla struttura e quelli attuati nel 1975 dall’allora giovanissimo proprietario Tonino Cacace, che si ritrovò, alla morte del padre, a reinventare la gestione di un albergo che nel tempo ha trasformato anche la politica e le dinamiche turistiche di Anacapri.

L’hotel completamente rinnovato si diede una forte impronta mediterranea, grazie ai toni bianchi e azzurri, e sia nelle sale che nelle stanze vennero collocate opere importanti di arte contemporanea, dall’elmo di Mimmo Paladino alle installazione di Fabrizio Plessi per richiamare il colore del mare della Grotta Azzurra, dai mosaici di Velasco Vitali nella piscina trasparente sino all’opera monumentale di Arnaldo Pomodoro, costruita dall’artista utilizzando 40 metri di vetroresina dedicati all’osso di seppia che accoglie l’ospite del Capri Palace sin dal suo ingresso. Nel 2013 poi entra in scena il magnate turco Ferit Sahenk, che si innamora dell’albergo e inizia una partnership da parte del suo Gruppo Dogus con Cacace: una sinergia durata sino allo scorso anno quando Cacace ha lasciato definitivamente l’albergo mentre in Turchia iniziava una pesante crisi finanziaria. Crisi che ha portato il tycoon straniero a dismettere alcune attività all’estero per dedicarsi a quelle in patria, dove possiede network televisivi, vari media, una lunga serie di società di costruzioni impegnate nella realizzazione di porti e autostrade ed anche varie attività finanziarie con banche private. Ma stando a quanto riferisce il ceo Zanini , che aspetta il decennale di Bulgari e le Ferrari, non cambierà nulla per il brand

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