Gilet gialli contro i fondi neri a Notre Dame “Fate la stessa cosa per i Miserabili”

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    Parigi, Francia. Per chi pensava che i Gilet gialli fossero scomparsi dopo la mediatica campagna per aiutare Notre Dame si è sbagliato . «Victor Hugo ringrazia per i generosi doni a Notre Dame e vi prega di fare la stessa cosa per i Miserabili»: lo slogan letterario apriva ieri uno dei due cortei dei Gilets Jaunes di Parigi. La protesta non si è fermata davanti alle fiamme che hanno divorato Notre Dame, anzi, le fiamme l’hanno rinvigorita. I più ricchi del Paese hanno regalato in meno di 48 ore quasi un miliardo per la ricostruzione? E per i cittadini in difficoltà i miliardi dove sono? chiedevano ieri i Gilets Jaunes. Sono stati in 9mila a Parigi e 27.900 in tutta la Francia a manifestare, secondo il ministero dell’Interno. Per i Gilets le cifre ufficiali falsano come al solito tutto: secondo i loro calcoli, ieri in Francia sono scese per le strade più di 101 mila persone, contro le 91 mila di una settimana fa.
    LA SICUREZZA
    La prefettura questa volta non aveva vietato soltanto gli Champs Elysées, ma anche l’Ile de la Cité e Notre Dame. Il grosso delle forze gialle si è dunque diretto verso place de la République, ed è qui che sono entrati in azione i 1500, 2000 ultrà radicali che il ministro dell’Interno Christophe Castaner aveva preventivato venerdì. Ad aspettarli, i black bloc hanno trovato 5mila agenti (sono stati 60mila quelli schierati in tutto il Paese), coadiuvati anche dalla nuova legge anti-casseurs, che rende più facili i fermi, anche preventivi, e i controlli. Quasi 250 sono stati fermati e oltre 20mila i controlli preventivi. La polizia ha fatto anche uso per la prima volta di idranti con acqua al blu di metilene che ha marcato i manifestanti più attivi, poi più facilmente identificabili.
    Il nuovo arsenale ha contenuto ma non evitato le violenze, gli incendi, i saccheggi. Per qualche ora place de la République è stata teatro di scontri con la polizia. Assaliti alcuni negozi sulla piazza, in particolare Go Sport, Habitat, un rivenditore di cellulari, un McDonald’s. A fuoco decine di bici, motorini, monopattini elettrici, cassonetti. Sempre fiamme e assalti, ma niente in confronto all’ultimatum del 16 marzo che aveva visto il sacco degli Champs Elysées e che era costato il licenziamento al prefetto Michel Delpuech. Il successore, Didier Lallement ha subito cambiato modi: sul campo sono state inviate anche squadre speciali mobili di polizia giudiziaria, che hanno fermato i più irriducibili mentre erano in piena azione.
    OBIETTIVI
    Al comune di Parigi non sono però così soddisfatti. «Se l’idea è solo proteggere gli Champs Elysées allora non ci siamo ha detto ieri pomeriggio l’assessore al Bilancio Emmanuel Grégoire La polizia deve adattare il suo dispositivo per fermare i responsabili delle violenze». Anche perché, a quattro mesi dall’inizio della protesta, la determinazione dei Gilets Jaunes non dà clamorosi segni di cedimento. Se la giornata di ieri era stata definita quella del secondo ultimatum il primo maggio è stato già annunciato come il giorno in cui Parigi diventerà la capitale della sommossa. Nel frattempo, giovedì prossimo, toccherà a Macron. Il presidente annuncerà dall’Eliseo (con una conferenza stampa) le misure che avrebbe dovuto annunciare ai francesi in tv la sera di lunedì 15 aprile, quando Notre Dame ha cominciato a bruciare. Soppressione dell’Ena – la scuola dell’alta amministrazione, vivaio delle élite – introduzione di una quota di proporzionale, estensione dell’uso del referendum, sostegno alle pensioni più basse e alleggerimenti fiscali per i redditi più bassi sono alcune delle misure che dovrebbe annunciare il presidente. I Gilets Jaunes hanno già fatto sapere: «sono briciole».
    Francesca Pierantozzi

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