Carte di Credito Clonate ecco che succedeva nel Cilento

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«Ti servono le tazze del bagno, lavelli.. lavandini per il bagno a te?». «Che ne devo fare io? A me servono due canoe… quella è la prima cosa che devi ordinare… non ordinare niente per te ma ordina le canoe». «Ok, poi?». «Poi mi serve un tender per mio figlio. Con un motore…con un motore dietro da nove cavalli.. cinque cavalli … quello che sia… E poi mi serve la televisione e una altro computer…». «Un computer…Samsung televisore 49 a led 4k e poi… curva non la vuoi curva tu?». «No, no … la voglio normale…» «Perché, non ti piace curva?». «Ehhh… non mi piace curva». È soltanto una delle intercettazioni raccolte dai finanzieri della compagnia di Agropoli (diretti dal tenente colonnello Ivan Centomani e dal capitano Ciro Sannino) tra due truffatori, accusati di clonazione e successivo utilizzo di migliaia di carte di credito. I due, Alessandro Lombardi e Giuseppe Manzi, sono da ieri in carcere su disposizione del gip di Vallo della Lucania assieme ad un terzo complice, Emilio Ascoli. Tredici in tutto gli indagati della procura di Vallo della Lucania. E sempre nella giornata di ieri, su disposizione dell’autorità giudiziaria, i militari delle fiamme gialle hanno eseguito anche perquisizioni e sequestri: una barca di valore ormeggiata presso il porto di Agropoli, una Ferrari Californa cabrio (valore 130mila euro), somme di denaro in contanti. I risultati dell’operazione sono stati presentati presso il comando provinciale della finanza di Salerno dal procuratore capo vallese Antonio Ricci e dal generale Danilo Petrucelli.
LA DENUNCIA
È nata a seguito della denuncia di una persona che si è vista prosciugare il proprio credito sulla carta. E ha consentito ai finanzieri di poter ricostruire tutti gli affari del gruppo e di attribuire a ciascuno le proprie responsabilità. Diversi i reati contestati: associazione, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito, sostituzione di persona, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio. Il gruppo si occupava della clonazione di carte di credito, attraverso svariate attività di phishing telefonico e di hackeraggio, per ottenere fraudolentemente i dati personali e bancari dei titolari delle carte. Longobardi, nello specifico, era incaricato di reperire i dati, sfruttando le proprie competenze informatiche o, addirittura, acquistandoli, ad un prezzo medio di 35 euro per ogni carta, sulla rete illegale nota come dark web o canali a nero napoletani. Per ottenere i dati anagrafici ed i numeri di cellulare abbinati alle carte, spesso effettuava telefonate ad Uffici dell’Anagrafe in tutta l’Italia ed ai call-center delle banche, sostituendosi ai titolari delle carte o addirittura spacciandosi per maresciallo dei carabinieri. Le carte di credito clonate venivano poi utilizzate per l’acquisto on-line di beni personali oppure da rivendere a prezzi di favore a parenti ed amici. Spesso anche per acquistare schede di carburante sui siti internet utilizzandole poi per l’acquisto di migliaia di litri di gasolio che poi rivendevano a soggetti compiacenti, con sconti anche fino al 50%. Per non essere individuati, in altri casi compravano on line anche i bitcoin, poi utilizzati per l’acquisto di altra merce su piattaforme di e-commerce, nel più assoluto anonimato. In alcuni casi pagavano anche bollette e cartelle esattoriali a terze persone , facendosi dare soltanto un piccola quota in contanti per il «risparmio».
LA VACANZA
I finanzieri hanno accertato anche che il gruppo aveva acquistato un pacchetto vacanze in una struttura in Albania con la complicità del titolare il quale, tratteneva per se il 40% del costo, l’altro 40 lo restituiva e il 20% finiva ad un mediatore. Ma non solo. Per «ripulire» il denaro, avevano creato una società con sito web, «Happy days» appunto, e assunto una persona che utilizzava le carte telefoniche da loro stessi acquistate e caricate, per chiamare il sito, far partire la telefonata e trasferire i guadagni su conti correnti personali. Petronilla Carillo, Il Mattino

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