In un post su Facebook il padre del giovane immortala l’incontro fra la campionessa di scherma e il nuotatore
16 marzo 2019
ROMA – “Il dono più bello della vita ‘IL SORRISO’.
Le sfide dello sport sono inseguite con sogni e sacrifici costanti. Emozionante l’incontro tra campioni che oggi vivono a distanza impegni sportivi e problemi diversi. Il sorriso e il sentimento di amicizia profondo nascono dal rispetto per l’uomo e il campione vittima di un attentato folle e gratuito. Alla base della visita di BEBE VIO la solidarietà per Manuel Bortuzzo, in un incontro entusiasmante che testimoni la grandezza dello sport. Il nuoto ed anche la scherma forgiano il carattere di chi pratica queste discipline sportive e formano atleti universali.
Occorre seguire una strada faticosa senza abbandonare i sogni che anche Manuel perseguiva prima del tragico evento criminale.
Fonte Repubblica web
Non è mai finita se non lo decidi tu, energia pura, gradita visita di Bebe Vio campionessa di vita”. Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore rimasto su una sedia a rotelle dopo essere stato colpito da un colpo di pistola per un errore di persona ha ricevuto alla Fondazione Santa Lucia, dove sta proseguendo la riabiliazione, la visita di Bebe Vio. Su facebook, la foto che li ritrae assieme abbracciati postata dal papà di Manuel, Franco.
D’altra parte fra i due si era instaurato subito un feeling, il ragazzo aveva già detto che si “sarebbe ispirato a Bebe Vio” mentre la campionessa di scherma gli aveva dedicato la vittoria al mondiale di fioretto.
Il giovane nuotatore era tornato per la prima volta al centro federale di Ostia dove si allenava prima della disgrazia ed aveva fatto vedere di che pasta è fatto. “Come mi vedo fra 10 anni? – ha risposto ad una domanda – Spero in piedi. Per guardare avanti non bisogna guardare indietro, la mia vita è sempre la stessa. C’è un problema logistico ma sono quello di sempre. Potevo battere la testa e non essere più me stesso”. E poi, il sogno olimpico che nonostante tutto resta in cima ai suoi pensieri: “Sì, le Olimpiadi, non le Paralimpiadi. Il sorriso c’era prima e c’è adesso, non sono cambiato. Manuel che piange è molto raro ma ci sono stati momenti, soprattutto a inizio terapia, in cui non riuscivo nemmeno a girarmi sul lettino. Lì sono stato colpito da un po’ di sconforto ma ora ci rido su, perché riesco a girarmi benissimo. Sono fortunato che mi sono ripreso al 110 percento. Ok, non ho più l’uso delle gambe, ma sopra sono perfetto. Forse il terrore più grande era quello di non tornare più me stesso”.