Questa sera a Udine contro la Finlandia comincia il cammino azzurro verso Euro 2020 foto

3 Gare senza subire gol L’Italia ha mantenuto la porta inviolata nelle ultime 3 partite: non accadeva da giugno 2016

30 Risultati di fila L’Italia è imbattuta nelle ultime 30 partite (qualifiche) all’Europeo: 24 vittorie e 6 pareggi per gli Azzurri

Quel poker di Bettega nel 1977

Dopo aver perso il primo confronto ai Giochi Olimpici del 1912 (2-3), l’Italia è rimasta imbattuta nelle successive 12 sfide contro la Finlandia (11 vittorie, 1 pareggio). Il 15 ottobre 1977, nella sfida valida per le qualificazioni ad Argentina ‘78, l’Italia travolse la Finlandia per 6-1. Scatenato Bettega, segnò ben quattro reti (a segno anche Graziani e Zaccarelli): da allora nessun azzurro è mai più riuscito a firmare un poker. C’erano riusciti solo altri 5 giocatori: Biagi nel 1936 contro il Giappone (8-0), Pernigo nel 1948 contro gli Usa (9-0), Sivori nel 1961 contro Israele (6-0), Orlando nel 1962 contro la Turchia (6-0) e Riva nel 1973 contro il Lussemburgo (5-0).

Nell’Italia dei ventenni il Millennial della Juve è il volto nuovo di un tridente chiamato a una missione semplice: segnare tanto per tornare a sognare come meritiamo
Flying Finn, ovvero finlandesi volanti. Questo piccolo popolo scandinavo, da che sport è sport, ha sempre stupito tutti con fantastici atleti alati, fossero podisti, piloti o saltatori con gli sci. E allora, messa a specchio, lanciamo noi una definizione a misura di predestinato: Flying Kean. Quale suggestione migliore per descrivere quel che accadrà stasera a Udine. Suona perfetto. E quello del millennial della Juve e della Nazionale sta diventando un volo a reazione (capace di sorpassare perfino Zaniolo, primo simbolo della svolta giovane manciniana). Primo giovanottone del terzo millennio, a giocare e a segnare in Coppa Italia, in campionato e a debuttare in Champions League. A novembre, nei 30′ finali contro gli Usa, aveva aggiunto anche il record personale dell’esordio azzurro. Adesso arriva quello da primo titolare della Nazionale di un nato nel 2000 (28 febbraio).

PIU’ DI MARIO. Mancini non ha saputo resistere. Quanto gli piaccia l’italo-ivoriano era certificato dal fatto di averlo preferito già quattro mesi fa (quando nella Juve stava a guardare) a Cutrone, ancora rampante nel Milan dell’involuto Higuain. Figuriamoci adesso che tutti si sono accorti di quanto valga l’attaccante che in 182′ stagionali (spalmati in 6 presenze tra A, Champions e coppa Italia) ha segnato 3 gol. La missione che ieri il ct gli ha affidato è chiara: «Mi aspetto che faccia ciò che è in grado di fare, che ha nelle sue corde. Non ha l’esperienza di altri, ma ha grande forza fisica, ha entusiasmo e vede la porta, giocando in tranquillità e con allegria». Niente male, no? Ormai è evidente come nel giovane Moise il ct riveda molte delle qualità del suo eterno pupillo Balotelli degli esordi. Anzi, lunedì scorso, a domanda precisa, il ct aveva confidato di aspettarsi anche di più dallo juventino in futuro. Che oggi a Udine avrà una grande occasione. Sapendo che al ritorno a Torino quasi certamente anche Allegri vorrà dargli più spazio, nella gestione del gruppo verso i quarti di finale di Champions contro l’Ajax, proprio la squadra dove il suo manager Raiola (stesso di Balo…) avrebbe voluto portarlo a farsi le ossa. Max invece lo ha tenuto a maturare all’ombra di CR7. E ora Mancini spera di sfruttarne la forza di spinta.

CON CIRO E BERNA. Questa scelta (a meno di ripensamenti notturni), dovuta alla contemporanea assenza di Chiesa e Insigne, ha posto un po’ in ombra quelle relative al resto dell’attacco. Contro la Finlandia oggi e contro il Liechtenstein martedì Mancini vuol mettere in classifica punti e gol, e dunque autostima in vista dei ben più impegnativi confronti di giugno (in Grecia e a Torino contro la Serbia). Da qui l’idea di dare maggiore spessore, velocità, forza e imprevedibilità al tridente. Kean così è stato preferito a Politano. Sfruttando i movimenti di Immobile, che nella Lazio parte spesso largo a destra, contando sul momento magico di Bernardeschi, fermo a 2 reti in 16 partite, il ct punta a un gioco di movimento anche orizzontale da parte dei suoi attaccanti, che sappiano trovare profondità. Difficile aspettarsi gol dai centrocampisti (Verratti 1 gol in 29 presenze, Jorginho 1 gol in 13…), e non potendo chiedere a Chiellini (con 8 gol miglior goleador di questo gruppo) di essere uno e trino, adesso deve essere la volta buona degli attaccanti. A questo match tiene in particolare Immobile, 7 gol azzurri come Quagliarella, tenuto sulla corda da Mancini in questi suoi giorni di azzurro ritrovato. Il laziale sa che ha un solo modo per tenersi stretto il posto: tornare a far gol (l’ultimo risale al settembre 2017). Lui 16 mesi fa a Milano c’era, reduce adesso di quella partita maledetta con Bonucci, Chiellini, Jorginho, più Bernardeschi (entrato nel finale). E di certo la voglia di volare non gli manca.

 

il ct grinta ed entusiasmo

Mancio promette «Gol e bel gioco per divertirci»

«Ho dato serenità, i miei giovani sono migliorati molto. La mia 10? Decidono i ragazzi ma ho un’idea»
Un abbraccio a Carnevale, compagno di mondiale italiano (ora osservatore a Udine), che lo ha ascoltato in conferenza stampa lanciare idealmente una manciata di coriandoli ai suoi ragazzi. «Voglio un’Italia che si diverta, che giochi bene, che difenda meglio e che faccia gol. E so che possiamo riuscirci! Nessun dubbio, anche per quanto riguarda le formazione. E’ tutto deciso, non ci sono incertezze». E’ così che Roberto Mancini ha preparato questo suo terzo debutto azzurro, dopo quello ufficiale del maggio scorso, quello da 3 punti in Nations League e ora questo “serio”, passo iniziale verso l’Obiettivo del suo primo biennio azzurro: Euro 2020. «Ci ha dato serenità, fiducia e entusiasmo» ha certificato capitan Chiellini, seduto al suo fianco. E poco dopo, nel riscaldamento della rifinitura serale alla Dacia Arena, era lì in mezzo al campo a giocare ad un “mega-acchiappino” col resto dei compagni. Una scena strepitosa.

LA CURA. Che il ct in un certo senso aveva spiegato così: «In questi miei mesi in azzurro ho messo a disposizione la mia esperienza per dare tranquillità dopo un momento difficile. Ho creduto subito nel progetto, nei giovani che sono molto migliorati». Insomma, tutto quello che poteva togliere al gruppo di pressione e tensione, derivate dallo choc svedese, il ct ha tolto. E ora aspetta di raccogliere i frutti che hanno iniziato a maturare lo scorso autunno, soprattutto contro Polonia a ottobre e Portogallo a novembre.

ASSENZE DA 10. Un’Italia frizzante di talento, con le porte già aperte al novello Balo, Moise Kean, assiemato a Ciro Immobile e al Bernardeschi, appena entrato in orbita europea con la Juve. E al quale probabilmente oggi sarà assegnata la maglia numero 10 (orfana di Insigne), alla quale il ct ieri ha dedicato un pensiero in parte autobiografico: «Quello è il numero dei campioni, di quelli capaci di fare cose straordinarie. Saranno i ragazzi a scegliere, anche se io un’idea ce l’ho…». Stavolta non sarà Grifo, come contro gli Usa a novembre, assenti i big, a spiazzare tutti.
Certo, Mancini avrebbe preferito avere disponibili anche Chiesa, il già citato Insigne e lo stesso Florenzi, «elementi che ci davano maggiori certezze, avendo già giocato insieme» ma il ct non nasconde il proprio ottimismo: «Il fatto è che abbiamo iniziato a capire in fretta quale potesse essere la squadra, il gioco; siamo stati fortunati perché abbiamo trovato giocatori disponibili e l’intesa è arrivata più velocemente del previsto. Dunque, lo ripeto: la squadra farà gioco e gol, ne sono certo, da qui alla fine delle qualificazioni».

SCANDINAVI. Dalla Svezia alla Finlandia ci deve essere soluzione di continutà. Sul tema il tecnico si è limitato a sottolineare lo spessore dell’avversario (lo ha fatto in inglese, rispondendo a un collega finlandese): «Sappiamo tutto, che sono forti, tosti fisicamente, che hanno un bomber temibile come Pukki, in gran luce nella Championship inglese. E che non sono solo questo ma piuttosto una squadra». Come dire: non faremo l’errore di sottovalutarli.

LA TERZA VOLTA. Per parte sua, Mancini, guardando a se stesso, ha anche spiegato che non ci sarà spazio per nuove emozioni da esordiente: «Questo per me non è il “vero” inizio. La prima volta, quella che si ricorderà sempre, resta quella iniziale. Vero che adesso si gioca per l’obiettivo primario. Abbiamo onorato la Nations League anche se non siamo riusciti ad arrivare alla finale. Da adesso in poi sarà fondamentale vincere anche per migliorare il ranking in chiave sorteggio premondiale. Vogliamo risalire, non ci piace essere finiti in basso».

fonte:corrieredellosport

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