Piano di Sorrento . Nonno pedofilo, sconvolgente il racconto della bambina

Piano di Sorrento . Nonno pedofilo, sconvolgente il racconto della bambina La nipotina raccontava alle amiche che il nonno la palpeggiava, il caso si poteva risolvere un anno prima dell’intervento dei carabinieri, ma dal colloquio con i servizi sociali «non erano emersi segnali di abusi o violenze». Le contraddizioni sulla triste vicenda che riguarda una ragazzina di 15 anni, all’epoca dei fatti appena 11enne, emergono dalle testimonianze di uno psicologo e del responsabile dei servizi sociali del Comune di Giugliano, testimoni dell’accusa, come scrive Dario Sautto su Il Mattino di Napoli . Teatro degli abusi, secondo il sostituto procuratore Francesca Sorvillo, era stata la casa dei nonni della piccola a Piano di Sorrento.
LE ACCUSE
A processo, dinanzi al tribunale di Torre Annunziata (presidente di collegio Fernanda Iannone, a latere Silvia Paladino e Luisa Crasta) ci sono il nonno un 70enne della penisola sorrentina accusato di molestie sessuali ai danni di minore, la nonna e il papà della bimba (un marittimo), che avrebbero sottovalutato il racconto della vittima, provando a nascondere i fatti, ai quali è contestato il reato di favoreggiamento. A gennaio 2015, con la mamma (di Varcaturo) finita in carcere per traffico di droga, la bambina e il fratellino erano stati affidati ai nonni paterni, residenti a Piano di Sorrento, mentre il papà era imbarcato per lavoro.
Proprio a casa dei nonni, di notte, erano avvenuti gli inquietanti episodi, con l’anziano che si avvicinava al letto e toccava la bimba nelle parti intime. Vari episodi che, inizialmente, la bambina aveva nascosto, tenendoli per sé. Solo a maggio 2016, quando aveva preso consapevolezza di ciò che le era accaduto, aveva avuto il coraggio di raccontare tutto alla mamma durante un colloquio telefonico mentre lei era detenuta. «Il nonno mi tocca» disse la bambina. La denuncia partì dal penitenziario e la ragazzina, ormai 13enne, fu portata in una casa famiglia.
UN’ORA
Molto tempo prima, però, piccoli segnali erano già arrivati ai servizi sociali, che avevano deciso di approfondire il caso, senza arrivare alla «confessione» della bambina. Un solo colloquio era avvenuto a Giugliano, lontano dai nonni, nel gennaio del 2015. Meno di un’ora, durante la quale non si arrivò al dunque. «Lei disse di trovarsi bene a casa dei nonni, anche se le davano fastidio gli abbracci del nonno» ha spiegato ieri in aula Giuseppe Mazzei, psicologo di Giugliano, ascoltato come testimone. «Non fece riferimenti ad abusi, né riscontrammo segnali di violenze». Agli uffici era arrivata una segnalazione e, visto che seguivano la bimba dal 2009 per la separazione dei genitori, provarono ad approfondire.
«C’era forte conflittualità tra i coniugi ha detto Francesco Massarelli, all’epoca dei fatti dirigente dei servizi sociali giuglianesi e, appena avuta la segnalazione, effettuammo il colloquio. Informammo anche il padre dopo la chiacchierata, ma lui negò il coinvolgimento del nonno, quasi per proteggerlo. Questo lo ricordo bene». Alla prossima udienza saranno ascoltati i tre imputati, che proveranno a difendersi dalle inquietanti accuse della bambina.

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