Napoli -Zurigo Mertens grande voglia di uscire da un tunnel infinito foto

Dries Mertens, 31 anni, al Napoli dal 2013 MOSCA

Non pensarci: è quello il segreto. Far finta di niente, voltarsi e saltare direttamente oltre gli ultimi due mesi, cosa volete che siano 54 giorni se ne ignori il contenuto. E’ un tunnel, vero, però poi sempre caracollando a ritroso in se stesso, ne avrebbe di cose a cui pensare, Dries Mertens: cinquantasei gol in due stagioni e poi dodici pure adesso che sta in crisi, è certificato nelle statistiche, e se gli dovessero ripassare dinnanzi agli occhi le immagini di Firenze, sorridendo come uno scugnizzo pieno d’auto ironia, finirebbe pure lui per mettersi le mani davanti agli occhi. Meglio non guardare dunque, non al recentissimo passato: gli è andata male, e sono cose che succedono agli attaccanti che hanno vissuto un paio di stagioni ruggenti, da rabdomante. Poi s’è inaridita quella gioiosa e quasi infernale fonte d’ispirazione, le veroniche sono rimaste nelle intenzioni, i capolavori sono finiti nel sottoscala della memoria e il falso nueve eccolo qua, adesso sì, con quattro partite alle spalle in bianco che non spalancano a nessun problema d’identità.

DRIES-GOL. E proprio come se nulla fosse successo, ruolo e maglia da titolare a Dries Mertens, quello che all’inizio ha fatto il centravanti, poi è diventato seconda punta, poi un’incognita persino per se stesso, che sa bene come vadano le cose nel calcio e non se è creata un’ossessione: lui e Insigne di nuovo in coppia, due giganti in miniatura, è capitato raramente (otto volte dall’inizio in campionato, dodici complessivamente) però a Torino, tanto per fare un esempio, fu il 3-1 finale a cancellare le tracce interessanti di un percorso poi interrotto da Milik, che con quel fisico ha finito per fare ombra. E pure con la Roma, per dire, gol nel finale, e con l’Empoli: insomma, non è una questione di statura, né di feeling, e ci mancherebbe, visto che ormai parlano la stessa lingua. E sarebbe il caso di ricominciare stasera per chiudere senza alcun tipo di intoppo la pratica Zurigo.
RISCATTO. Però è chiaro che ci vuole una sterzata, anche perché l’umore poi alla distanza finisce per risentirne e gli attaccanti sono tutti uguali, fingono di non essere tormentati da quel digiuno, ma in realtà lo confessano soltanto a se stessi ed aspettano di scoccare la traiettoria giusta, di accarezzare il pallone proprio come avrebbero voluto nelle difficoltà e di farne ciò che vogliono. Naturalmente segnare.

DI LEGNO. Ma in fin dei conti è un gol che serve, un normalissimo, maledettissimo gol, utile per togliersi da dentro, da dosso, quel senso di disorientamento che impedisce di scoprire, ma improvvisamente, dove sia la porta: è sempre la stessa, non l’hanno ristretta, però a Mertens pare che abbiano tolto qualcosa. Ma no, restano 7 metri e 32 per 2 metri e 24 e c’è voluta una precisione chirurgica a prendere per venti volte il palo. Però poi uno che ha segnato 101 gol con il Napoli mica è di legno…!

fonte:corrieredellosport

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