Fascino e Malia d’Autunno a Ravello di Giuseppe Liuccio

Riceviamo e pubblichiamo il prezzo del caro professor Liuccio, sulla sua esperienza da consigliere di indirirzzo della Fondazione Ravello.

FASCINO E  MALIA D’AUTUNNO A RAVELLO

Ieri sono stato a Ravello per una delle tante periodiche riunioni del Consiglio di Indirizzo della Fondazione. Ci siamo fermati al Garden per una breve pausa pranzo prima di riprendere i llavori .Lo spettacolo  era da visibilio di piacere  dal terrazzo di  paradiso del ristorante.La sagoma del Moro addormentato, come la fantasia popolare ha ribattezzato i capricci d’arte  della natura sulle dentellature dolcemente dirupanti del Falerzio sul mare di Capodorso  con all’orizzonte, in lontananza, Licosa e Palinuro mi hanno scatenato emozioni da ricordi di giovinezza. Ho girato lo sguardo alla mia destra e sulla balaustra dei Giardini di Villa Rufolo e mi si è materializzato l’immagine del mio Amico e Maestro  Sallvatore Quasimodo, che qui portai  per una escursione d cultura e d’amore negli anni  ’60. E ho avvertito la stessa sensazione terremotante  di cuore anima e pensieri di allora…….Wagner  cavalca le  Valchirie e trillano i violini e rullano i tamburi a lacerare i silenzi. E sull’onda dolce del  flauto magico gioca a nascondino fra i supportici  la carovana di  fate e gnomi, eroi  e dei, Parsifal, Nibelunghi e Santo Graal.E’ la magia della musica che  sibila tra bifore e colonne, tintinna sui tralci dei vigneti, caracolla giù per i terrazzamenti degli  agrumeti e si frantuma nel letto ghiaioso del Dragone, da un  lato, e, del  Reghinna, dall’altro, prima di confondersi e spegnersi alla risacca del mare di Atrani e di Minori.”Ravello, città della musica”  è il fortunato slogan che mette in competizione la città  costiera  con Spoleto, Salisburgo  e Bayreuth e ne fa  una delle più prestigiose capitali  europee dell’arte. Mene  convinco sempre più quando di lì a poco ascolto le brevi  ma calde ed intense dichiarazioni del prof.Sebastiano Maffettone, appena eletto nuovo Presidente della Fondazione. Con tono pacato ma convinto trasmette fiducia e motivata speranza per il futuro. Mi  carico di entusiasmo. Quando è il turno dei colleghi del CDA. prima di ripartire per Roma mi concedo un altro bagno di emozioni , a passi lenti, lungo Via del Toro.Villa Episcopio è sempre chiusa ed attende una vita nuova ed  efficienza ritrovata  per altre destinazioni d’uso. Per intanto, testimonia  prestigiose pagine di storia del passato: residenza vescovile per  secoli, residenza  del re Vittorio Emanuele III°. che,in un periodo burrascoso della storia d’Italia, vi firmò il decreto di abdicazione, nel maggio del 1944, in favore del figlio Umberto.il passagio carico di grazia, di sorriso, di eleganza  e di avvenenza di Jacqueline Kennedy, con qualche gossip giornalistico  ed  il pellegrinaggio di uomini politici e di cultura. Io ebbi il privilegio di esserne  ospite, quando ne ebbe la disponibilà l’amico Alfredo Aielli, gestore dell’Hotel Cappuccini convento di Amalfi. e che qui aveva stabilito il suo buon ritiro nelle pause da lavoro. Mi incanto, salendo  e spiando tra le cancellate e i portoni di ingresso  alle dimore  gentilizie del passato ed  oggi Grandi Alberghi, che hanno fatto e fanno la storia dell’accoglienza del turismo di qualità in Italia e nel modo:Fraulo, Palumbo. Avino.Caruso. Coltivo l’idea  di mettere in mostra l’albo d’oro dei clienti di prestigio lungo i decenni.Ho già trovato anche il titolo accattivante “Per le antiche stanze”. Ci consentirebbe di scrivere la storia del turismo di qualità e ripercorrere sulla base di documenti i un sintesi di”Come eravamo” Potrebbe essere un progetto da mettere insieme con sinergia tra Comune, Fondazione e Associazione  Albergatori. Formalizzerò la proposta  Faccio in tempo ad invidiare   con affetto e stima l’amico  Vuilleumier, incantato, come sono, alla festa di luci e fiori dei giardini del Palazzo Tolla, sede del   Municipio, dove Paolo passa intere giornate di lavoro a servizio della collettività, con passione e grande impegno civile, trascurando, a volte,la famiglia.Noto ed apprezzo la pulizia della strada. Fanno colore anche le foglie ramate dello spiazzo/giardino Principesssa  di Piemonte, spalancati sull’infinito del mare di Minori e Maiori  su cui rovescia   festoni d’argento la luna  ancora piena dal Falerzio e dal Santuario dell’Avvocata ed è fonte di chiarore in gara con i faro di palazzo Avino sugli alberi di quassù che spiumano foglie d’autunno avanzato che  galoppa verso l’inverno.Lo spettacolo è di contagiosa seduzione:Resterei. Oh se retserei.Ma Roma  mi reclama.Lascio Ravello con lacerante nostalgia attutita dalla certezza che tornerò a breve. Però capisco, oh se capisco!, il fascino di malia della Divina Costiera in generale e di Ravello in particolare nell’anima, nel cuore e nei pensieri, quando se ne allontanano

P:S.

Questo scrivevo all’incirca cinque anni fa. Ho riletto il mio articolo con identica nostalgia nell’azione etimologica del termine greco. (logos- nostos) maliconia d’amore per il ritorno) con la stessa invidia gelosia con gli amministratori, attuali, a cominciare dalll’amico sindaco, Salvatore De Marino, con la tsessa malia/seduzione/malia della  e per la città, con l’augurio che continui ad essere miracolo di grazia e di belleza per  l’Itlia, per l’Europa e per il mondo.

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