Minori: Il successo del Proscenio per la “Napoli Milionaria”

Grande successo per la “Napoli Milionaria”.

Le prossime repliche sono previste per sabato 12 gennaio ore 20:00, domenica 13 gennaio ore 18:30, venerdì 18 e sabato 19 gennaio ore 20:00 e domenica 20 gennaio ore 18:30

Il pensiero di Paolo Russo:

Mi asterrò questa volta dalle abituali e meritatissime lodi all’attività del “Proscenio”, alla tradizione del teatro dilettantistico a Minori (ma sarebbe meglio dire “amatoriale”, nel senso dell’autentica passione di chi lo fa e di chi lo vive), a un’arte che (appunto) “vive” nell’esperienza dei tanti appassionati in tutta la costiera. Vorrei considerare invece (ancora una volta, ma mai come in questo caso è doveroso) l’aspetto al contempo tradizionale e innovativo della “Napoli milionaria” allestita da Lucia Amato. La tradizione sta nel rigoroso rispetto del testo, nell’interpretazione attoriale del tutto corrispondente al disegno eduardiano, nel ritmo recitativo che trasmuta dal farsesco al tragico attraverso gli stilemi del ritorno dell’esule e della vecchia casa ridotta a imbellettato fondale di corruzione e degrado. Al contempo, l’innovazione c’è ed è tale perché cambia l’angolo prospettico dello spettatore: con la porta del “vascio” che inframezza il palco, non è più il pubblico a contornare la scena bensì la scena ad aprirsi sul pubblico, che viene così quasi inserito nel contesto, diventa “il vico” esso stesso. E’ dalla porta che l’ambigua esistenza della famiglia Jovine si proietta su un mondo in rovina, ed è altresì dalla porta che la rovina del mondo attua la sua penetrazione nelle anime degli abitanti, è la porta stessa a fare perciò da diaframma con le rispettive coscienze: il velo che offusca il resto della scena è una patina che avvelena le scelte, i comportamenti dei protagonisti, una malattia che investe la società intera e si cristallizza nel suo punto più debole, la bambina innocente che è il fulcro del dramma ma non appare mai. Gennaro Jovine, dentro la sua nebbia mentale, nella confusione di presunto redivivo, è il solo a intravedere la verità delle cose e ad evocare un principio di salvezza, allorché raggiunge la moglie al di qua dell’uscio, in quella scena che prelude alla scena e che è lo spazio ove ancora una speranza è possibile quando sia “passata la notte”. E’ la coscienza però anche del pubblico ad essere sollecitata all’apertura, al punto da applaudire non solo alle battute e ai virtuosismi del testo, ma anche ai passaggi che di volta in volta aprono spiragli alla fiducia (su tutti, l’abbraccio del padre ad Amedeo tornato a casa e a una rinnovata responsabilità di figlio), nella speranza (mia, questa volta) che venga condivisa da tutti e praticata la battuta-chiave del ragioniere: “se non ci stendiamo una mano uno con l’altro…”, oggi che sembra ovunque prevalere l’egoismo e il disprezzo. 

 

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