Fondazione Ravello. Arriva il Commissario, ascoltato il sindaco Di Martino

Ravello, Costiera amalfitana. Alla fine il sindaco Salvatore Di Martino ha avuto ascolto presso il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, infatti la situazione era insostenibile e da Napoli hanno deciso. Più che una Fondazione, una ri-fondazione. A Ravello si prepara una svolta che potrebbe concretizzarsi già prima della fine dell’anno. La Fondazione che organizza il Festival di Ravello è gestita attualmente da due organi collegiali che spesso finiscono per pestarsi i piedi l’un l’altro: un consiglio di indirizzo (del quale fanno parte nomi altisonanti come quelli di Renzo Arbore e Giovanni Minoli, che a Ravello però non si sono mai visti) e un consiglio di amministrazione nominato non dai soci ma dallo stesso cdi, il cui presidente uscente è il filosofo Sebastiano Maffettone, ex consigliere culturale del presidente della Regione. Nel ruolo di segretario generale, siede invece Ermanno Guerra, consigliere comunale di Salerno, già assessore comunale nella giunta De Luca. Incarichi in scadenza (21 in tutto, tra questi anche l’ufficio stampa) che i soci fondatori (Regione, Comune, Mibac, Provincia e Ept, che presto diventerà Agenzia regionale per il Turismo) non hanno provveduto a rinnovare. Una scelta precisa, quella di non designare i nuovi rappresentanti, che prelude ad un passaggio a questo punto obbligato. L’antidoto alla paralisi, ne sono convinti soprattutto al Comune e in Regione, è la nomina di un commissario al quale verrà affidato il compito di varare un nuovo statuto che vada secondo la volontà espressa da Vincenzo De Luca verso un generale snellimento della governance e un contenimento dei costi. Un modello già messo in opera per la Fondazione Campania dei Festival, che organizza il Napoli Teatro Festival Italia. Diversamente, del resto, all’inizio del nuovo anno i consiglieri freschi di nomina sarebbero chiamati a licenziare se stessi deliberando la loro stessa decadenza per fare spazio ai nuovi organismi: presumibilmente, un comitato scientifico con funzioni consultive a supporto del segretario generale e del cda (o, in alternativa, di un amministratore unico). A invocare la nomina di un commissario che sbrogli l’intricata matassa burocratica è stato il sindaco Salvatore Di Martino, che ha indirizzato al presidente della Regione una lettera ufficiale nella quale sottolinea l’esigenza di «ripartire da zero» e di individuare, appunto, una figura-ponte capace di traghettare la complessa macchina che organizza il Festival verso un futuro più limpido. Ad oggi, infatti, il bilancio di previsione 2018 non risulta ancora approvato. E l’impasse amministrativa è condita da tensioni e veleni tra le parti in causa che minano ulteriormente la governabilità della Fondazione. «Ho proposto il commissariamento nell’ottica di un rilancio nel quale è fondamentale la partecipazione del Mibac, che deve avere un ruolo di primo piano nella stesura dello statuto», spiega Di Martino: «Un’operazione simile è stata già fatta ad Aquileia, dove hanno conferito alla Fondazione i beni di proprietà ministeriale utilizzando le disposizioni previste dal codice dei beni culturali e del paesaggio per la valorizzazione dei beni culturali di proprietà pubblica». Secondo Amalfitano, già sindaco di Ravello e direttore di Villa Rufolo, dove si tiene il Festival, auspica: «Mi auguro che arrivi presto il commissario. Al momento, sono costretto a fare avvisi pubblici per prorogare di volta in volta i servizi di biglietteria, giardinaggio e manutenzione. Siamo immersi in una precarietà inaudita, un destino che un monumento che fa 400.000 visitatori l’anno non merita». Al commissario, la cui nomina spetta agli uffici regionali titolari del monitoraggio e del controllo delle società e delle fondazioni partecipate, toccherebbe il compito di definire nel giro di un paio di mesi la nuova governance, ma prima ancora il nuovo statuto, al quale il capo di gabinetto di De Luca, Sergio De Felice, sta lavorando di concerto con il Comune. Non solo. C’è da sciogliere un altro nodo gordiano che soffoca le prospettive della Fondazione: quello che riguarda il conferimento dei tre beni nei quali il Festival si svolge: Villa Rufolo, di proprietà in parte del Demanio e in parte dell’ex Ept, l’auditorium Niemeyer, che invece è del Comune, e Villa Episcopio (qui Vittorio Emanuele III il 9 maggio 1946 firmò l’abdicazione), che appartiene alla Regione. Senza la modifica dello statuto, i tre beni pubblici di Ravello non possono essere dati in gestione alla Fondazione Ravello, che è soggetto di diritto privato. Con la consapevolezza che manca la programmazione per il 2019, in scadenza ci sono anche i tre direttori artistici Alessio Vlad, Laura Valente e Maria Pia De Vito (l’idea sarebbe quella di concentrare tutto nelle mani di un unico direttore).

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