DEGRADO DELLA STAZIONE DI SANT’AGNELLO, DUE PROPOSTE PER USCIRE DAL GUADO E DALLO STUPORE DI UN CITTÀ INERTE. foto

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DEGRADO DELLA STAZIONE DI SANT’AGNELLO, DUE PROPOSTE PER USCIRE DAL GUADO E DALLO STUPORE DI UN CITTÀ INERTE.

Tollerare il degrado in cui versa la stazione Circumvesuviana di Sant’Agnello non è più concepibile. È incredibile come in tanti anni in una comunità ricca e prestigiosa, in una città di rinomata vocazione turistica, nel cuore della Penisola Sorrentina, non si siano create le condizioni per riqualificare un’area ed un edificio posti a ridosso del monumentale municipio santanellese, in zona centralissima e che versano oggi in condizioni disastrose. Degrado, sporcizia, aree puntellate, servizi igienici chiusi, barriere architettoniche, unica stazione priva di tornelli: questo il biglietto da visita dei tanti turisti che arrivano in città per dirigersi in alberghi di lusso, confortevoli affittacamere o case vacanza con vista mare. Questo lo scenario quotidiano di cittadini, studenti e pendolari; di anziani costretti a fare tre rampe di scale senza ascensore, di mamme che devono chiedere aiuto per movimentare i loro passeggini, di visitatori interdetti da tale disastro.

Vivo a Sant’Agnello da alcuni anni, cittadina confortevole ed elegante, sede di rinomate e spettacolari strutture alberghiere, sede storica di una delle compagnie di navigazione più importanti al mondo, e lo stupore ha ormai pareggiato il disagio e l’insofferenza nel vedere l’abbandono di un luogo invece potenzialmente di grandissima rilevanza e di un edificio tra l’altro di dignitosa fattura architettonica razionalista.

Stupore perché da cittadino, da architetto urbanista, da viaggiatore credo che le opportunità per fare sinergia intorno ad un tema talmente strategico per la città, dopo tanti anni di abbandono, ci possano essere, al di là delle presumibili difficoltà economiche della società EAV, proprietaria dell’immobile, a far fronte ad un impegno economico evidentemente non sostenibile.

Dato che in questa vicenda a mio avviso non ci sono innocenti, e l’obiettivo non è per mio conto puntare il dito verso qualcuno, provo ad avanzare due proposte per coscienza civile e per sentirmi meno in colpa come cittadino e appassionato di processi di trasformazione urbana.

La prima è un invito ai due principali attori (Amministrazione Comunale ed EAV) a scendere a patti, a collaborare per creare l’opportunità di individuare lo spazio per reciproci interessi verso la riqualificazione dell’immobile. L’edificio si sviluppa su tre livelli, il primo a quota inferiore, dove c’è l’ingresso principale, si affaccia su un piazzale oggi adibito a parcheggio, il secondo a quota intermedia dove ci sono i servizi igienici oggi chiusi, il terzo a quota binari dove ci sono i locali della biglietteria e la sala di attesa. Si potrebbe pensare ad una cessione definitiva o pluridecennale al Comune o ad un fitto con scomputo dei canoni, di tutti i locali posti ai piani bassi, corredati tra l’altro da spazi aperti pertinenziali di indubbio interesse, da destinare ad attività diurban center o similari raccogliendo l’esempio vincente di molte realtà italiane ed europee, che hanno saputo costruire luoghi attivi di comunicazione, ricerca e promozione, oltre che di confronto e informazione sul territorio rivolta a cittadini, esperti ed operatori economici. In questo modo il Comune acquisirebbe o prenderebbe in conduzione dei locali ed un’area strategica per un progetto più ampio di valorizzazione del territorio in funzione dell’investimento da stanziare sulla ristrutturazione della stazione nel suo complesso. Il Comune acquisisce valore immobiliare, investe nella ristrutturazione, lancia un progetto di valorizzazione, offre un’accoglienza prestigiosa a chi accede in città.

La seconda è un appello alle risorse private, agli imprenditori, all’associazione degli albergatori, alle imprese locali ad emulare alcune positive iniziative di sponsorizzazione già realizzate anche dall’EAV nella stessa linea ferroviaria, basti guardare alla stazione di Gianturco riqualificata grazie alla sponsorizzazione di un’azienda privata il cui nome appare in bella mostra sotto l’insegna della stazione.

Credo sia giunto il momento dell’azione, dell’impegno politico, della condivisione, dell’impegno civile, di creare sinergie e mettere fine ad una insopportabile inerzia su un tema urbano di grande rilevanza. Ne gioverebbero tutti.

Alessandro Gebbia

Architetto, PhD in Urbanistica e Pianificazione Territoriale

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