In ricordo di una persona cara, Bruna Pescatore, moglie e madre di una “famiglia Ravellese”

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione del dottore Secondo Amalfitano, Direttore di Villa Rufolo, in merito alla recente scomparsa di Bruna Pescatore

Bruna e Salvatore Pescatore hanno rappresentato per Ravello il simbolo del turismo dei cosiddetti “habitué”, quelli che lasciavano la loro impronta in modo indelebile nel tessuto sociale, economico e culturale dei posti frequentati.

Bruna ci ha lasciati ed ha raggiunto il marito che immaturamente era passato a miglior vita. Ci lascia un vuoto che non è percettibile a prima vista, ma è di quelli immensi. Sì perché il suo essere discreta la rendeva quasi invisibile ai più, ma c’era e come.

I Pescatore erano soliti arrivare a Ravello per il fine settimana notte tempo, perché Salvatore doveva prima completare il suo lavoro di fine e affermato giurista in quel di Roma e poi scappare nella sua Ravello. Per anni hanno avuto in affitto la loro casa con una “formula precaria” che poteva soddisfare solo uno che per amore è disposto a tutto; poi pochi anni fa l’acquisto agognato per una vita, ma come si sa la vita a volte è dura. Bruna arrivava in piazza Vescovado e immancabilmente le toccava passare i suoi primi minuti ravellesi ad ascoltare, il marito e Fernando Schiavo al San Domingo, discutere dei massimi sistemi, ma in specie di calcio. Fernando stravedeva per il Professore, come era solito chiamarlo rivolgendogli rigorosamente il VOI, tanto che era l’unico motivo per il quale il bar posticipava la chiusura; spesso trovavo notte tempo Fernando, seduto davanti al suo bar a piazza oramai deserta, aspettare l’amico di sempre: “sta arrivann o prufessor” mi diceva con gli occhi di un fanciullo che aspetta un regalo. I figli Gabriele, Luca e Valerio sono considerati Ravellesi ad ogni effetto; Bruna e Salvatore, sono riusciti a trasferire tutto il meglio che avevano dentro e in cima a quel meglio c’è anche l’amore per Ravello; in estrema sintesi possiamo dire che sono le classiche “persone per bene” che hanno fatto la fortuna dei nostri paesi.

Quando ti leghi affettivamente così tanto a delle persone, pur senza mai aver avuto con loro un’intima frequentazione, vuol dire che quelle persone sono davvero speciali. Bruna, con il marito e i figli, erano questo per me. Salvatore Pescatore, sempre schivo ed equidistante dalle vicende politiche ravellesi, accettò di buon grado di far parte del gruppo ufficiale degli “amici di Ravello” che da sindaco costituii e che spesso convocavo per avere da loro aiuto e suggerimenti per la Ravello del futuro; so bene quale fosse il suo pensiero sul nostro paese: era quello di una persona, oltre che colta ed intelligente, che ama svisceratamente un luogo. Bruna era la sua degna sposa e compagna. Ho provato gioia immensa allorquando questa estate mi aveva cercato per chiedermi un consiglio per la sua casa; era la prima volta che i Pescatore chiedevano loro a me, dopo tanti anni trascorsi ad esaudire le mie richieste per Ravello, per la prima volta Bruna mi chiese: cosa ne pensi? Era una inezia infinitesima quello che mi chiedeva, e non poteva essere diversamente da quelle persone, ma l’idea che avessero considerazione di me mi ha dato una gioia immensa. Anche per questo il dolore è forte. Cara Bruna ricordo sempre le parole che mi dicesti a Roma davanti alle spoglie di Salvatore, le porterò sempre nel cuore come la sintesi del nostro rapporto e del vostro amore per Ravello. Grazie anche a nome di tanti amici ravellesi che non avete mai personalmente conosciuto, ma che vi portano nel cuore come veri concittadini che vorremmo non morissero mai. Ai vostri degni figli va il pensiero dell’intera collettività ravellese che oggi si stringe al loro fianco, anche nella vostra memoria.

Bruna, se esiste un al di là dei buoni e dei giusti, dai un abbraccio per me a Salvatore, di sicuro starete lì, insieme, da qualche parte, magari in un angolo che vi ricorda la vostra Ravello.

Ravello 4 novembre 2018

Secondo Amalfitano

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