Sotto l’albero di Salerno, la bacchetta d’oro di Daniel Oren

Fissato per il 27 dicembre il concerto dell’Orchestra Filarmonica Salernitana che eseguirà “An American in Paris” di George Gershwin e il Bolero di Maurice Ravel

Di OLGA CHIEFFI

E’ noto che Oren, nome proprio di persona in lingua ebriaca, sia riferito all’abete, al pino. L’amministrazione comunale ha pensato bene di affidare il concerto sotto il grande albero di piazza Portanova, nel quale pare che ci si possa addirittura entrare, all’Orchestra Filarmonica Salernitana “G.Verdi”, lo scorso Natale, già protagonista di diversi flash-mob, nei diversi punti della città, con gli strumentisti e qualche corista, pronto ad elevare il brindisi. Stavolta, però il concerto sarà completo e il 27 dicembre, sotto l’albero il grande pubblico delle Luci d’artista, potrà applaudire la “bacchetta d’oro” di Daniel Oren. Voci di corridoio giunteci cicalecciano di una richiesta espressa personalmente dal governatore Vincenzo De Luca, un regalo quello di Daniel in piazza che costerà quindicimila euro, solo per il direttore, il quale forse sarà convinto a salire sul podio anche per il concerto di Capodanno, che prevede, ormai da anni, un doppio spettacolo. Il programma ricalca quello del concerto offerto dal nostro teatro nel 2011 a Palazzo Madama. Il primo titolo sarà caratterizzato da quell’equilibrata osmosi tra musica descrittiva e musica pura, che riconosciamo in “An American in Paris” di George Gershwin. La celeberrima pagina comprende una prima sezione di presentazione del materiale tematico, una parte centrale con elementi “americani” – il tema blues e il tema charleston – e una grandiosa e altisonante finale di ricapitolazione delle idee espresse. Di grande effetto è il tema blues esposto dalla tromba solista, un momento magico per liricità espressa e per l’enorme potere evocativo sprigionato da questa sorta di incantato e sognante notturno orchestrale. Finale con il Bolero, pezzo popolarissimo di Maurice Ravel, del quale abbiamo da poco festeggiato i novant’anni. Il 22 novembre 1928, infatti, il pubblico dell’ Opera di Parigi assistette ad un balletto sulle note di un Bolero di quindici minuti: un unico, continuo e graduale crescendo, costruito su una melodia chiara ed inarrestabile. La musica appare di stupefacente semplicità, disegnata con i pochi tratti di un ritmo ostinato che si ripresenta sempre uguale a se stesso. In realtà cela un finissimo gioco di combinazione degli strumenti dell’orchestra, che entrano uno dopo l’altro ad arricchire il suono, in una trascinante progressione, dal flauto ai sax tenore e soprano, fino all’esplosione finale, che accenderà l’applauso del pubblico di piazza Portanova.

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