Costiera amalfitana e Cava de Tirreni . La Caritas “Poveri bisognosi anche qui”

Costiera amalfitana e Cava de Tirreni . La Caritas “Poveri bisognosi anche qui” . E’ quanto emerge dal dossier sulla povertà locale presentato ieri sera nel palazzo arcivescovile della città metelliana, rileva un peggioramento della situazione in rapporto gli indigenti che hanno chiesto aiuto ai cinque centri di ascolto del territorio, che oltre ai due comuni principali comprende Positano, Praiano, Furore, Conca dei Marini, Atrani, Ravello, Scala, Minori, Maiori, Cetara, Vietri sul mare e Tramonti. Insomma, la bellezza dei luoghi, potenziale economico enorme per l’economia locale, non salva dalla miseria, pur fronteggiata da un efficiente Centro servizi Caritas che mette a disposizione un gruppo di ascolto, un operatore di segreteria, avvocati che offrono consulenza, un servizio medico, una farmacia solidale, supporto psicologico e aiuti alimentari. Da inizio 2018 sono stati sinora 250 gli utenti dell’organismo della carità, in aumento rispetto agli anni scorsi. La lettura del dato diventa ancora più negativa se si considera che molti dei richiedenti hanno una famiglia da mantenere: si aiuta insomma il padre o la madre, ma quel sostegno raggiunge anche i figli. In totale, il numero delle persone aiutate e seguite (quasi mai l’aiuto è una tantum) è di circa 500. Estendendo l’indagine agli anni scorsi e considerando, nella rilevazione, il periodo temporale che va dall’1 aprile 2016 al 30 settembre 2018, si rileva che il numero di utenti è di 871, ma ben 583 sono italiani, il 65,75% del totale. Sono stranieri il 34,25% e la nazionalità più rappresentata è quella rumena, con 25 persone aiutate, seguita da quella senegalese con 22. In generale, si tratta perlopiù di donne, il 57,34% contro il 42,65% di uomini. La fascia d’età più a rischio di finire nelle maglie dell’indigenza è quella che va dai 45 ai 54 anni, che occupa il 33,70% del totale-utenti, seguita da quella successiva, dai 55 ai 64 anni, il 22,10 del totale. Gli italiani chiedono soprattutto alimenti (il 30%), vestiario (il 18%) e sostegno nel pagamento di affitti, bollette o altre spese (13%). Gli stranieri invece hanno, più d’altro, bisogno di vestiario (il 27%) e di pacchi alimentari (il 24%). Dietro questi numeri dice il direttore della Caritas diocesana, don Francesco Della Monica ci sono dei volti, delle storie, delle preziosità. Non dimentichiamolo mai: sono persone che si presentano a noi chiedendo risorse per pagare il mutuo, una bolletta, richiedere assistenza sanitaria, legale o psicologica, ma soprattutto ci dicono che non hanno un lavoro. Anche il nostro territorio diocesano non è escluso da questa onda di difficoltà. Spesso si pensa e si sente dire che nelle nostre zone non esiste la povertà, tutti stanno abbastanza bene e che fondamentalmente non ci può lamentare. Questa è la prima grossa crisi-povertà. Non è più tempo di assistere passivamente».

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