118 A NAPOLI IN CRISI 

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A 18 anni dalla nascita il 118, più che spegnere le candeline richiede un profondo riordino. Un tagliando in grado di consegnare questa prima linea dell’assistenza sanitaria, logora e stanca, a standard all’altezza del compito assegnato tracciando percorsi sicuri e consolidate routine di alta qualità per pazienti e operatori.
I NODI
Pochi mezzi, scarso personale, ambulanze obsolete e usurate. E poi formazione insufficiente, profili e contratti di camici bianchi che svolgono le stesse funzioni ma non omogenei, reclutamenti difficili, organizzazione carente: sono gli scogli del 118 in Campania. Macigni contro cui sempre più spesso va a sbattere la rete dei soccorsi. La spia che qualcosa non va è lo sforamento dei tempi medi di arrivo dei soccorsi (19 minuti dalla chiamata, anziché 18 massimo fissati su scala nazionale) con un picco di 28 minuti a Napoli. Tempi lunghi anche nelle procedure di consegna dei pazienti ai pronto soccorso. Pochi mezzi medicalizzati, la precarietà del personale, il ricorso a Croci private per adeguare il numero di ambulanze, la disomogeneità di contratti, la scarsa integrazione con le guardie mediche territoriali (che fanno parte della rete del 118) per la gestione di codici a scarsa urgenza sperimentata con successo al Vecchio Pellegrini e all’Ospedale del mare, compongono un quadro fatto di luci e ombre. Di straordinario impegno e dedizione del personale ma anche di falle e disorganizzazione su cui pesa l’escalation di aggressioni che imprimono una ulteriore spinta alla crescente fuga dei medici. Dottori mal pagati e precari che, appena possono, partecipano ai concorsi per la Medicina generale o per impieghi meno stressanti nelle corsie.
LE CARENZE DI NAPOLI
Ma passiamo ai numeri: a Napoli, a fronte delle 17 ambulanze attive (cui si aggiungono Capri, Miano di notte, piazza del Gesù di giorno e Stazione centrale, che però è una postazione fissa coperta dalla Croce rossa), solo 12 sono quelle medicalizzate. Pietravalle, Incurabili, Miano, Bagnoli, Carlo III, Piazza del Gesù e Corso Europa sono senza medico a bordo e impiegate su 12 ore. C’è poi il nodo del personale medico, insufficiente a coprire i turni. Ogni postazione dovrebbe contare su almeno 6 dottori per 24 ore, 12 per le postazioni potenziate (Psaut) dove c’è un piccolo ambulatorio. Carenze si registrano al Crispi (5 medici), al Chiatamone (4 ), al San Gennaro (11, ora trasferiti all’ospedale del Mare) a Ponticelli (3) e Scampia (5). Penurie anche per infermieri e autisti. A Napoli cisono 32 autisti e un coordinatore. I livelli ottimali parlano di 42 unità senza contare il margine per ferie, malattie e permessi.Sotto soglia anche gli standard di un’ambulanza ogni 60 mila abitanti e 350 chilometri quadrati: dovrebbero essere 24 in ragione del volume di chiamate e della presenza di turisti e immigrati.

di Ettore Mautone Il Mattino

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