Quisisana museo, una bella notizia per Castellammare

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Quisisana museo, una bella notizia per Castellammare e per la Campania , la riporta Carlo Avvisati su Il Mattino di Napoli
Castellamare di Stabia avrà il suo museo archeologico, e sarà intitolato a Libero d’Orsi, il preside innamorato dell’archeologia che, dal 1950, tra Grotta San Biagio e il pianoro di Varano, riportò alla luce la storia della Stabiae romana e preromana e che nel 1960 aprì il primo Antiquarium stabiano. Entro gennaio 2019, o tuttalpiù (giurano i politici, ma noi abbiamo imparato a non credere molto alle loro promesse e giuramenti), quella che duemila anni fa era la città sulla cui marina antica, nel 79 dopo Cristo, trovò la morte Plinio il Vecchio, comandante della flotta romana che raggiunse l’area per portare aiuto alle genti che fuggivano dal Vesuvio, dovrebbe avere un museo degno di questo nome. L’edificio scelto è sicuramente prestigioso: la reggia borbonica di Quisisana. Ieri mattina l’approvazione all’unanimità in consiglio comunale della delibera di giunta datata 24 luglio 2018 con la quale si approvava «un accordo di valorizzazione tra il Comune di Castellammare di Stabia e il parco archeologico di Pompei finalizzato alla istituzione del museo archeologico e della sede della Scuola dei beni e delle attività culturali e del turismo oltre all’istituzione del museo civico delle arti e della storia».
Dovremmo, dunque, essere davvero alla parola fine di una storia che da vent’anni a questa parte pareva non dovesse avere mai fine. Nel 1999, all’amministrazione comunale, all’epoca guidata da Catello Polito, arrivarono 38 miliardi di lire (quasi 20 milioni di euro d’oggi) per la copertura dei costi dei lavori di ristrutturazione della reggia di Quisisana e un restauro finalizzato ad ospitare un centro di formazione. Da allora la storia di questo museo, tra «commissioni di studio», «gruppi di lavoro tecnici», rilievi planimetrici, progetti presentati e rifatti, varianti e quant’altro, era diventata una sorta di odissea vesuviana. «Bisognava chiudere al più presto la questione del museo di Stabiae», aveva sottolineato Massimo Osanna, direttore generale del parco archeologico di Pompei, nel corso della presentazione della mostra «Alla ricerca di Stabia», due sale zeppe di reperti provenienti da necropoli di Santa Maria delle Grazie e dall’area santuariale di Privati.
Pezzi preziosi, quelli esposti, che raccontano una storia lunghissima il cui inizio data al VII secolo avanti Cristo. E con tutta una serie di elementi particolarmente interessanti perché dicono di una comunità aperta, dei suoi contatti con il Mediterraneo in un momento in cui la Campania è mondo di grande apertura e di grandi rapporti interetnici. Gli italici hanno già contatti con il mondo etrusco: Pompei è già un centro etrusco, ha rapporti con le città greche a Nord (Cuma) e a sud (Poseidonia e Velia). Questo mondo raccontano le tombe trovate zeppe di corredi maschili e femminili, ceramiche locali o di produzione etrusca, materiali greci che arrivano da Corinto e dall’Attica. Migliaia di reperti che dovrebbero finalmente trovare collocazione nelle sale museali da allestire a Quisisana: «Un contenitore prestigioso», sottolinea Osanna, «che noi ci impegniamo ad allestire al più presto, non appena la parte amministrativa sarà chiusa, per un museo che dovrà ospitare una collezione permanente e mostre temporanee, oltre che dare dunque nuovo impulso al turismo e alla conoscenza di questo luogo straordinario».
Nella reggia ci sarà un deposito archeologico di quasi 600 metri quadri, laboratori e uffici del parco archeologico pompeiano, un museo esteso su 1100 metri quadri. Ma anche la scuola di alta formazione del Mibac e un parco botanico di 12.000 metri quadri. Quale corrispettivo della concessioni degli spazi riservati al parco archeologico, ci saranno royalty pari al 10% sui proventi dei biglietti di ingresso. La concessione ha la durata venticinquennale ed è prorogabile o rinnovabile per un massimo di altri 10 anni. «Assieme ad Osanna», sottolinea Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare, «metteremo in campo tante altre iniziative finalizzate a valorizzare questa città che per anni è stata mortificata e esclusa dai circuiti turistico culturali. Da oggi lavoreremo affinché la storia di Stabiae ritrovi il suo antico splendore».

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