Sarri l’uomo della provvidenza – ora i Blues aspettano Higuain

PRIMA DI LUI ALTRI CINQUE ITALIANI

Di Matteo 2011-2012: vince la Champions nel 2012

Ranieri 2000-2004: 2° posto nel 2003-04

Ancelotti 2009-2011: anche la Premier nel 2009-10

Conte 2016-2018: Premier e Fa Cup in due anni

Vialli 1997-2000: anche la Coppa delle Coppe

Ci sono momenti che valgono una vita. The pen is on the table: prego, mister Sarri, firmi. In Inghilterra è più o meno l’ora del thé di un venerdì che cambia la vita – calcistica e non – dell’uomo più corteggiato nella storia recente del Chelsea. «Vogliamo che lei sia il nostro Ferguson», gli dissero mesi fa in uno dei tanti incontri blindati, con Marina Granovskaia – il braccio destro di Abramovic – che tesseva, tesseva, tesseva. E aspettava il via libera. Il Chelsea aveva scelto e poco importa se, al rimbalzo di linea, davano per scontato l’arrivo di Luis Enrique. E poi quello di Blanc. E poi, addirittura, la conferma impossibile di Antonio Conte, defilatoso il giorni prima dell’arrivo del suo erede designato.

SEI MILIONI. La penna è sul tavolo, Sarri firma. Due anni più opzione, da sei milioni a stagione. E magari rivisita, all’interno di un autografo soffertissimo, tutta la sua storia calcistica fatta di gavetta e sofferenza, di salite e di falsopiani. Prima dell’oasi Empoli, unico e vero trampolino per conquistare il Napoli. Bingo. Sarri firma, più o meno contemporaneamente a Jorginho (cinque anni, dal nostro punto di vista il più clamoroso contropiede della storia recente: il regista era del Manchester City, poi lo “scippo” Chelsea per una cifra che con i bonus sfonderà il muro dei 60 milioni). E’ un quadretto di famiglia, alla presenza dell’Ambasciatore Zola che aveva detto sì in tempi in sospetti. “Mi accompagni al Chelsea?”. “Di corsa”. Da Sarri a Sir Gianfranco, storia di un dialogo intimo retrodatato. Zola che respirerà ancora calcio a Stamford Bridge (“ohhh Gianfrancoooo…”) è come quell’affresco che vale due milioni di euro, che ha fatto il giro del mondo e che rientra nel Tempio dove mai avevano smesso di ammirarlo.
La penna sul tavolo non c’è più, il contratto è nel cassetto. E Sarri dimentica le sue ultime 48 ore trafelate: mercoledì sera è nero come la pece, vede intoppi ovunque, forse troppi con quell’ansia tipica di chi amplifica il pessimismo e si sente eterno prigioniero. Le cose cambiano nella giornata di giovedì e poi è una volata ricca di depistaggi: volo privato anticipato, Londra che si spalanca, la luna è Blues. Nero su bianco con vista su Stamford, il panorama gli avrà consigliato di aspirare almeno tre sigarette di fila. Il Napoli spiegherà nelle prossime ore con De Laurentiis, Sarri dovrà insegnare in fretta i suoi concetti tattici. Lui non potrebbe mai salire sul treno in corsa, lui ha bisogno di guidare dalla primo minuto di lavoro. Non avrà tempo di girare per Londra, non saprà localizzare Buckingham Palace, al massimo la vedrà in cartolina.

PIPITA. E ora il mercato, un grande mercato. Prima cosa: valutare la posizione di Courtois, Willian, Kanté e magari Hazard (marcato dal Real Madrid). Il 4-3-3 deve essere una religione, gli uomini giusti e motivati per non far calare le tenebre. Un passaggio obbligato sarà Higuain, il suo figliolo calcistico prediletto, ma prima ci saranno due chiacchiere intime con Morata. Già, perché Sarri lo stima molto e prima vuole capire, anche se il Pipita rappresenta il suo terminale offensivo preferito. La Juve era pronta, ma oggi non tanto per uno scambio con Morata (come venti giorni fa) per il semplice motivo che è arrivato il signor CR7. Non solo Higuain, bisogna mettere mano ovunque. Alisson è il portiere preferito, già ai tempi di Napoli era stato fatto un tentativo (respinto). Ora con 70 milioni sul tavolo e un ingaggio superiore a quanto offre il Real (oppure il Liverpool, occhio) si può andare a dama, Ramadani si è mosso da settimane. E poi Rugani a caratteri cubitali, con un’ultima sbirciatina su Manolas. Ma senza dimenticare soprattutto Golovin, inserendo Vecino e qui la lista si allunga, approfondiremo.
Se stamattina chiederanno a Sarri un autografo a Piccadilly, lui forse realizzerà di essere a Londra. Ma soltanto quando il suo 4-3-3 andrà in circuito e manderà in cortocircuito la concorrenza, si accorgerà di essere diventato il nuovo manager del Chelsea.

Lo sbarco di Maurizio Sarri a Londra è atteso con una curiosità pari solo alle altissime aspettative che porta con sé l’ormai ex tecnico del Napoli. La brusca fine del rapporto tra Chelsea e Antonio Conte ha come cancellato l’ottimo biennio del tecnico italiano. I Blues appaiono nel caos, con un mercato stagnante, le incertezze della proprietà, i piani per il nuovo stadio al momento accantonati. Così Sarri – nell’immaginario collettivo Blues – è diventato automaticamente l’uomo della Provvidenza, l’unico in grado di sbloccare lo stallo del Chelsea e riaccendere speranze ed entusiasmo.
L’interesse per il nuovo tecnico travalica lo stretto perimetro professionale, estendendosi anche nel suo privato. Vizi e virtù di un manager anomalo per queste latitudini, senza un passato calcistico, tabagismo incallito, ossessivo nelle sue convinzioni almeno quanto superstizioso. Ieri il Guardian ha ripreso una vecchia intervista a Dries Mertens che aveva rivelato come Sarri, anche nella stessa giornata, facesse allenare la squadra su più campi, seguendo una precisa sequenza, se quel rito propiziatorio aveva funzionato la settimana precedente. O come il tecnico toscano avesse incaricato un magazziniere di acquistare una nuova caffettiera per preparare l’amato caffè. Uno dei simboli della italianità a Londra. Sarri ha già fatto sapere alla società che risiederà dentro il centro sportivo di Cobham, per essere pienamente coinvolto nella nuova avventura.
Se resta più di una perplessità circa la sua confidenza con l’inglese, per i tifosi dei Blues la stima che gli riserva Arrigo Sacchi è una garanzia di qualità. Così nei canali social del club è Sarri viene presentato senza mezzi termini come un “maestro”, o addirittura un “profeta”. Merito soprattutto delle sue capacità di insegnare calcio, d’attacco, di possesso offensivo, nel solco di Pep Guardiola. Guarda caso un altro estimatore di Sarri, che in qualche modo fa passare in secondo piano la sua inesperienza di calcio giocato. Preceduto da lusinghieri giudizi, nonostante arrivi allo Stamford Bridge senza aver vinto nulla in carriera, di Sarri viene apprezzata anche la massima serietà, che sfiora la totale dedizione, per la professione. «Ma chi mi parla di sacrifici nel calcio, divento matto», ha detto una volta l’interessato. Consapevole della sua posizione di privilegio. E chiamato a sistemare una squadra che rischia lo sbando tra defezioni e scollamenti.
A Napoli aveva ereditato la squadra da Rafa Benitez (altro ex tecnico del Chelsea) e dal quinto posto dello spagnolo lo ha guidato due volte al secondo, una volta al terzo posto. Con un gioco brillante, ma equilibrato, limitando i gol al passivo (da 54 dell’ultimo Benitez a 32, 39 e 29). A Londra dovrà raggiungere lo stesso “equilibrio tattico”, come lo chiama lui, ma sicuramente con un maggior ricorso al turnover, considerato il numero di partite disputate dalle squadre inglesi tra Premier League e coppe nazionali. E soprattutto senza certe cadute di stile (come gli insulti omofobi e le battute sessiste) che Oltremanica non sono tollerate.

fonte:corrieredellosport

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