Un asterisco sulla produzione di Piero Fabris. Testo di Maurizio Vitiello.

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    Testo di Maurizio Vitiello – Un asterisco sulla produzione di Piero Fabris.

    In anteprima, forniamo questo testo su Piero Fabris, che sarà inserito, quest’anno, in una prossima pubblicazione dedicata all’artista, a latere di una mostra in Puglia.

    La produzione pittorica e disegnativa di Piero Fabris centralizza sfondi icastici da cui si proiettano monumenti esemplari, da portali romanico-pugliesi ai famosi trulli, da monumenti celebri, vedi Castel del Monte, a quelli celebrati del territorio apulo, sino a simboli fortemente caratterizzanti di varie sensibilità religiose.
    In ragionate composizioni sottintende acquisizioni dell’anima, perché accolgono intensità e vitalità di figurazioni, elette a convivere per esprimere messaggi d’amore e di serenità.
    Le meditate risoluzioni dell’artista riescono a inquadrare rilievi figurali, che intendono esprimere un carico di tensioni emotive, tutto proteso a essere scandagliato e a essere elevato a tema di riflessione.
    Recondite o laterali, esiliate o idealizzate, sottili e vibrate figure impegnano il fondo visivo in una chiasmatica rappresentazione di effetti e contro-effetti.
    Nelle sue stesure diventa esplicita una bobina seriale di rimandi, fotogramma dopo fotogramma, scena dopo scena, immagine dopo immagine citazioni e specularità si rincorrono e vivono momenti fabulistici, ritorni di miti, antiche leggende e sempre vive tradizioni popolari.
    Ci sono trasparenti, ma anche fantasmatiche, visioni, che in segmenti e tratti pittorici formano una teoria avvolgente di sensi.
    E’ una pittura che sembrerebbe ferma, ma vive di rilanci e di propositi psicologici; è pittura che riporta storie, favole, resoconti e narrazioni conosciute e/o singolari.
    Abbreviazioni simboliche e sviluppi illustrativi, tra cadenze e segnali, rendono versamenti appassionati, nettamente emozionali, e specificano, insomma, la consistenza delle creature della natura.
    Tracce e figure s’aggiungono nel ritmo di un succedersi di tonalità, talvolta ruvide, e di variazioni luministiche e danno, così, spunto a piene motivazioni antropologiche, a suggerite intenzioni e a regolati sentimenti.
    L’artista cerca di superare la misura delle sue redazioni in un diverso alveo propositivo, meno accademico e più umano, e sa bene che la nostra esistenza la si può raccontare in tanti modi e, allora, trasferisce trasfigurazioni semantiche in avvertite trasmigrazioni con passaggi di riverberi di sue osservazioni.
    Da frazioni di richiami segnico-cromatici, nonché da segmentazioni incidenti di pose composte, l’artista relaziona ventagli di ambienti di simbologie e sequenze di gesti.
    I suoi attraversamenti, fortemente rievocativi, spingono su cromatismi consoni, che risalgono scale edulcorate, e non reclamano conclusioni immediate, bensì rilanciano multiple propulsive indagini di constatazioni.
    Se ben osserviamo, comprendiamo che questa pittura, cadenza d’intensità, sia di carattere e sia di caratura, determina, insomma, prospettive calzanti e di peso narrativo.
    Rilievi ampi contrassegnano decisioni segniche e scandite elaborazioni; circolano trasparenti e terminali notazioni, che fanno scivolare il senso del respiro interiore, puntato a raccogliere cammini mentali.
    Tra accorciamenti, sviluppi, scorrimenti attraenti si muovono vibrazioni concretissime; insomma, orme, rinforzi e veloci avvicendamenti cromatici inseguono un scansione di variazioni di toni e di sorgenti d‘idee.
    Insistenti, censiti, impulsi si dirigono verso essenziali obiettivi e, così, l’artista normalizza superamenti per arrivare a condensare temi attuali “glocal” e a disporre modulazioni e proposizioni interpretative.
    Mosse passionalità cedono il passo a svolgimenti compositi e ragionatissimi e i vari passaggi emotivi, intendono, ovviamente, sostanziare, in una particolare chiave surreal-espressionistica, personalissimi studi del tangibile reale e del presente corrente e, nel contempo, accomunare e restituire interessanti vigorie, che prolificano nella sua mente ed emergono dalla sua anima.
    In conclusione, le punteggiate tematiche di Piero Fabris, variegate e rumoreggianti, tentano di presentare un tempo “possibile” per agganciare armonie e credibili intese.
    La sua volontà primaria nel partecipare al mondo dell’arte, seppur in punta di piedi, ma con ben radicate convinzioni, inequivocabilmente, spalmabili, s’appunta e si fa sponda di riferimento di coscienza.

    Maurizio Vitiello

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