Torre del Greco voto di scambio , spuntano le chat di WhatsApp. A Castellammare pacchi alimentari

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Torre del Greco voto di scambio , spuntano le chat di WhatsApp, a Castellammare di Stabia pacchi alimentari. Nei due comuni più grandi della provincia di Napoli e della Campania al voto, esclusa la provincia di Avellino, continua lo scontro sul voto con rilievi giudiziari e non lo scrive oggi Dario Sautto su Il Mattino di Napoli
Il condizionamento del voto a Torre del Greco sarebbe passato dalle chat di WhatsApp. Le prime conferme per gli investigatori arrivano dai messaggi testo e audio trovati sui telefonini sequestrati ai primi otto indagati (ora siamo a quota quindici), assunti prima delle elezioni per diventare operatori ecologici nel consorzio Gema, che gestisce l’appalto rifiuti. I primi riscontri stanno arrivando dagli interrogatori, durante i quali è stato contestato il contenuto di quelle conversazioni. Frasi specifiche, chiacchierate informali, indirizzi e compiti precisi che hanno confermato i primi sospetti sull’inchiesta che la Procura di Torre Annunziata sta coordinando da tre settimane. Nei giorni scorsi alcuni netturbini, assistiti d’ufficio dall’avvocato Edmondo Salernitano, hanno deciso di rispondere alle domande e di raccontare la propria versione dei fatti. Qualche indagato ha parzialmente ammesso gli addebiti, altri hanno provato a dare spiegazioni. Uno è scoppiato in lacrime per la tensione.
L’EX ASSESSORE
La pratica per l’inserimento in graduatoria per le assunzioni alla Gema, avvenute grazie a Garanzia Giovani tramite un’agenzia interinale napoletana la Da.Dif Consulting sarebbe stata curata dal commercialista Simone Magliacano, consulente del lavoro, ex assessore dell’allora sindaco Ciro Borriello, iscritto anche lui nel registro degl iindagati e interrogato nei giorni scorsi. Proprio ieri, assistito dall’avvocato Romeo Del Giudice, anche lui ex primo cittadino di Torre del Greco, Magliacano «ha consegnato spontaneamente» il suo telefonino nelle mani degli inquirenti. Arrivato negli uffici della Procura, ha chiesto che venisse acquisito anche il suo cellulare, con audio e chat che lo scagionerebbero. La tesi è semplice: «Non c’è stato voto di scambio, ho solo aiutato un amico candidato, pagando alcuni netturbini per l’affissione dei manifesti». Cento euro ciascuno a sei persone tutte assunte da Gema per «i manifesti elettorali e anche della nostra società sportiva». Un racconto che, però, contrasta con i primi riscontri dei carabinieri di Torre del Greco, che indagano coordinati dal procuratore Sandro Pennasilico e dall’aggiunto Pierpaolo Filippelli su una complessa operazione che avrebbe inquinato l’ultima tornata elettorale nella città del corallo.
I CANDIDATI
Proprio dai telefonini dei netturbini, infatti, erano venuti fuori messaggi eloquenti sulla compravendita di voti. Assunti per sei mesi con stipendio da 500 euro, si sarebbero mossi tutti per convogliare alcune centinaia di voti questa è l’ipotesi su due candidati al consiglio comunale, entrambi in sostegno del neoeletto sindaco Giovanni Palomba. I due candidati, al momento, non sono stati né ascoltati né raggiunti da avviso di garanzia, ma non è escluso che possano essere invitati a comparire in Procura nei prossimi giorni. L’obiettivo degli inquirenti è poter concludere la prima parte delle indagini prima che si proceda alla proclamazione degli eletti, così da evitare eventuali (e ulteriori) scossoni post elettorali.
IL RICONTEGGIO
Con l’inchiesta della magistratura sul presunto condizionamento del voto e ben quindici persone iscritte nel registro degli indagati (con l’ipotesi di reato che spazia dall’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa del voto, voto di scambio e altri reati) non si placano le polemiche sulle elezioni anche sugli altri fronti. Il riconteggio delle schede sarà il primo passo per arrivare, poi, alla proclamazione degli eletti con due scranni ancora in bilico. Da questa mattina l’Ufficio Elettorale Centrale di Torre del Greco, presieduto dal giudice Angelo Scarpati, passerà nuovamente in rassegna le schede del primo turno, tenendo conto delle preferenze espresse dai torresi per i singoli candidati della Carovana del Buongoverno, la coalizione che ha condotto Giovanni Palomba alla vittoria. Sotto la lente d’ingrandimento del magistrato finiranno, in particolare, le liste 20 e 22, Ci Vuole Coraggio e Dai (Diritti agli Italiani), oggetto di diversi reclami da parte degli stessi candidati che lamentano errori nell’assegnazione di alcune preferenze. La civica Ci Vuole Coraggio porta in aula 4 consiglieri (Vittorio Guarino, Gaetano Frulio, Ciro Accardo e Annalaura Guarino) ma la prima dei non eletti, l’avvocato Luisa Liguoro, è fuori per soli 30 voti. «Sospetto che le schede di un’intera sezione non siano state contate l’istanza depositata dal legale per chiedere il riconteggio Non mi muove l’interesse per la poltrona, l’obiettivo è fare chiarezza sui voti espressi dai torresi». Ancora più risicato lo scarto tra il secondo consigliere eletto e il primo dei non eletti nella civica Dai: a Palazzo Baronale in quota Diritti agli Italiani ci saranno Michele Langella e Salvatore Gargiulo che, però, ha ottenuto soltanto 5 preferenze in più al miglior perdente Giosuè Cirillo, che ora chiede una verifica delle schede. Se dovessero avere ragione Cirillo e Liguoro potrebbero essere ripescati, modificando così la composizione del consiglio comunale torrese.
FIATO SOSPESO
Sarà un lavoro delicatissimo che terrà la Commissione Elettorale impegnata almeno fino alla metà di luglio. Poi, salvo imprevisti, si procederà alla proclamazione dei consiglieri comunali eletti. Ma nel frattempo, la città che ha fatto registrare il maggiore astensionsismo in Italia resta con il fiato sospeso, tra indagini e ricorsi che potrebbero modificare se non cancellare l’esito del doppio turno elettorale

A CASTELLAMMARE PACCHI ALIMENTARI

«Quelli sono i pacchi alimentari che consegno io ogni mese. E non c’era nessun volantino o bigliettino elettorale all’interno». Giuseppe Atte, presidente dell’associazione Casco, racconta la sua versione dei fatti. Candidato a sostegno del neo sindaco di Castellammare Gaetano Cimmino nella lista civica «Adesso Basta Cambiamente», Atte risponde alle accuse sottoscritte anche in una denuncia contro ignoti arrivate durante la campagna elettorale, chiusa con strascichi «velenosi» e una serie di querele incrociate. «Da domani consegneremo ancora altri pacchi alimentari spiega il responsabile dell’associazione, che ha sede in via Raiola e lo facciamo ormai da sette mesi senza scopi politici e grazie ad alcune aziende della zona, che ci donano alimenti per 25 bisognosi. Non ci sono state consegne direttamente a casa e mai ci saranno. Le persone vengono in sede, portano la certificazione Isee, una copia della carta d’identità, firmano e portano via il pacco». Sulle accuse di presunto voto di scambio, Atte risponde con due domande: «Per prendere appena 38 preferenze? E arrivare a soli 104 voti di lista? Questa è stata solo una vicenda cavalcata durante la campagna elettorale da alcuni candidati». Tutto è nato da un post pubblicato su Facebook dal candidato Tonino Scala «con il quale mi sono chiarito, sia sui social che dal vivo». Poi, Andrea Di Martino arrivato al ballottaggio ha presentato una denuncia contro ignoti. «Non c’erano facsimili conclude Giuseppe Atte e mi sono tutelato, querelando chi ha detto il falso».

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