Elena Ciamarra, protagonista creativa e “social” del ‘900. Testo di Maurizio Vitiello.

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    Testo di Maurizio Vitiello – Elena Ciamarra, protagonista creativa e “social” del ‘900.

    In anteprima, forniamo questo testo su Elena Ciamarra, che sarà inserito, quest’anno, in una prossima pubblicazione dedicata all’artista, a latere di un convegno a lei dedicato in Molise.

    Elena Ciamarra (Napoli, 23.12.1894 – 10.09.1981), direttrice d’orchestra, compositrice e interprete musicale, pittrice, disegnatrice è stata una grande interprete del suo tempo in Italia e all’estero, ma non è del tutto, ancora, conosciuta in Molise, terra amata.
    Leonardo Cammarano, dirigente Rai, filosofo e pittore, uno dei due figli, ha sempre pensato, come altri familiari e tanti amici, che il contributo nelle arti della madre dovesse essere portato a conoscenza di questa bella regione, ai più, ancora, sconosciuta.
    Molisana per parte del padre Giacinto, sposato con la napoletana Adele Contieri, da giovanissima ha avuto inclinazioni artistiche, e le ha inseguite.
    Suona il pianoforte a coda, nella casa partenopea alla Riviera di Chiaja; frequenta il Conservatorio di San Pietro a Majella e, poi, quello di Roma.
    Grandi i suoi maestri: Beniamino Cesi, Alfonso Rendano e Luigi Denza; diventeranno suoi amabili estimatori, e con loro intratterrà corrispondenze.
    Anche i musicologi e gli intellettuali Mariano Fortuny, Rinaldo Dohrn e Angelo Conti l’apprezzano molto.
    Consegue nel 1916 il diploma di piano e violino, quello di composizione e direzione d’orchestra; a Berlino si perfeziona con il maestro di tecnica pianistica Kreutzer.
    Elena Ciamarra è stata un’artista poliedrica e ha viaggiato per visitare musei, recandosi a Monaco di Baviera, Parigi, Roma, Vienna, Venezia, in Provenza e in Africa del Nord; esegue copie di capolavori, grazie a particolari permessi; a New York, nel Museo delle Copie, è ospitato un suo Paolo III di Tiziano.
    Intesse rapporti con circoli artistico-culturali, come il gruppo del “Monte Verità”, la comunità veneziana di Mariano Fortuny junior, i vivaci club goethiani tedeschi.
    Sposa il chirurgo napoletano Pasquale Cammarano e nascono Leonardo (1930) e Maria Luisa (detta Minna, 1931, pittrice).
    Espone a Milano, Parigi, Firenze, Montecarlo e in altre località.
    Riproduce vari temi e nella sua vasta produzione di disegni ritrae la gente molisana; struttura e forma uno straordinario repertorio di “caratteri”, molti realizzati in chiaroscuro, di cui precisa atti e psicologie.
    Riprende la lezione di Cézanne e ricompone in attenti disamine i dintorni di Torella del Sannio e determina selezioni avvincenti e sensibili figure dell’agro molisano.
    Il 6 Aprile del 2015 viene sconvolta la casa-museo della grande artista, il castello di Torella del Sannio, originaria struttura fortificata normanna dell’XI-XII secolo, possedimento feudale angioino prima dei D’Aragona di Sanframondo e, poi, dei Di Capua che lo trasformarono in residenza nobiliare; fu acquistato dalla Famiglia Ciamarra agli inizi dell’Ottocento; è monumento nazionale, vincolato come edificio storico, e fa parte della rete italiana delle Case-Museo; recentemente, ha ottenuto il vincolo ministeriale di Casa-Studio d’artista.
    La sua naturale predisposizione a reggere una linea creativa figurativa la porta a misurarsi con i grandi pittori della storia dell’arte, che esamina, studia, copia.
    Acquisita una scioltezza specifica cadenza i “tempi molisani”, quieti e lontani dalle vicende metropolitane; assaggi di un “tempo antico” motivano gran parte della sua produzione, che da quella pittorica, puntuale e icastica, a quella disegnativa, di tempra e di caratura, è imperniata a descrivere le “vicinanze antropologiche”.
    Una sensibilità rara affiora in disciplinate composizioni, che accolgono placate figurazioni, elette a manifestarsi come messaggi d’amore e di serenità.
    Le ponderate risoluzioni dell’artista inquadrano rilievi figurali, che intendono esprimere un carico di riflessioni, nonché delicati effetti, mai di maniera, ma di sottile lettura psicologica, di personaggi inquadrati e di sociologici svolgimenti, il tutto per render conto di tanti ambienti di declinazione molisana.
    Nelle sue accorte e avvedute stesure diventano espliciti, scena dopo scena, apprezzamenti di momenti della vita quotidiana.
    Vengono appuntate quelle figure particolari, transito delle tradizioni popolari.
    Ci sono rivelanti visioni, che avvolgono i sensi di una partecipazione attiva.
    E’ una pittura che narra, tra accenti e scorrimenti appassionati, la consistenza delle creature della natura e di chi vi è vicino.
    Tratti e figure s’aggiungono con piene motivazioni antropologiche a suggeriti sentimenti di complice presenza.
    L’artista cerca di redigere in un alveo propositivo, meno accademico e più umano, anche i ritmi “segreti” della propria esistenza in terra molisana, dopo viaggi e itinerari di ampio respiro culturale.
    Le sue pitture e i suoi ferrati disegni rispecchiano riverberi di sue osservazioni.
    Le pose composte ci suggeriscono ventagli di luoghi e di sequenze di gesti.
    I suoi “attraversamenti” molisani, fortemente rievocativi, rilanciano multiple indagini di constatazioni.
    La sua produzione è accentazione d’intensità e prospetta, anche all’attuale critico, calzanti motivi di “peso” narrativo.
    Rilevanti decisioni segniche, in scandite elaborazioni, fanno scivolare trasparenti notazioni di respiri interiori, puntati a raccogliere “cammini” familiari.
    Avvicendamenti cromatici eleganti, tra scorrimenti attraenti di vibrazioni realissime, inseguono essenziali obiettivi e, così, l’artista condensa temi, che potremmo, oggi, definire “glocal”, e dispone, chiaramente, acute modulazioni e proposizioni interpretative.
    Rilevanti passaggi emotivi intendono, ovviamente, sostanziare, in una particolare chiave figurativa, di tono e di spessore, personalissimi studi di un “presente” antico.
    Affioramenti della sua anima punteggiano tematiche variegate, che agganciano un tempo “possibile” per unire consonanze e plausibili intese.
    Con ben radicata convinzione, Elena Ciamarra, appunta, ricorda, realizza riferimenti e ragguagli di una coscienza pronta e partecipe.

    Maurizio Vitiello

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