Sarno, vent’anni dopo la strage: Roberto, 72 ore all’inferno e ritorno VIDEO

SARNO – «L’eterno riposo, donami o Signore…». Roberto è sepolto da oltre 70 ore dopo l’ondata di fango delle ore 8 del 5 maggio 1998. L’aria è sempre più pesante, i battiti rallentano ed inizia a recitare le preghiere. Lo fa per sé. Ha smesso di pregare per la salvezza, ora lo fa per chiedere a Dio di farlo addormentare. È in una fossa che sembra scavata nelle viscere della terra. Gli occhi si sono ormai abituati al buio, vede accanto delle carcasse di animali; le orecchie si sono assuefatte a quei suoni indistinguibili che però gli sono diventati così familiari da tenergli quasi compagnia. L’eco lontano delle eliche degli elicotteri, la sirena delle pale meccaniche, i tonfi dei cingolati che attraversano la strada, gli ululati dei cani.

Roberto non lo sa, ma la frazione di Episcopio è completamente sepolta dal fango, ci sono decine e decine di morti. La sua vita che sembra segnata è, però, destinata ad incrociare la tenacia degli amici, la risolutezza dei soccorritori ed una sonda dell’Esercito Italiano che rileva il battito del suo cuore.

 

Roberto Robustelli è il miracolo uscito dal fango dopo oltre 72 ore. «Pioveva da qualche giorno – racconta – all’epoca facevo il garzone di bottega in uno studio fotografico. Alle 17 ho iniziato a sentire persone che urlavano “la montagna sta cadendo”. Dal bar ho telefonato a casa. Mia mamma mi ha detto solo di scappare. Non l’ho ascoltata e mi sono incamminato. Sono riuscito a prendere lei e mia sorella, per portarle al sicuro, poi sono ritornato a prendere mio padre e mia zia. Il tempo di voltare le spalle alla casa, un boato terribile, un odore acre di terra. Un’onda nera ci aveva preso alle spalle. Ho sentito le ultime urla di mio padre che gridava il mio nome. Poi, più nulla, il silenzio. Io con la mia vita, i pianti, le lacrime, la disperazione. La preghiera mi ha aiutato tanto. Facevo l’eterno riposo da solo. Ho perso la cognizione del tempo e dello spazio, ho galleggiato sul fango per giorni senza saperlo tenendomi in vita e bevendo la mia urina. Allo stremo delle forze ho sentito dei rumori. Ed eccoli, gli angeli, i santi personificati dagli uomini in divisa. Una sonda era riuscita a percepire il battito cardiaco. Io sono vivo grazie alla caparbietà di alcuni uomini dell’esercito, dei vigili del fuoco che non si sono arresi. Ricordo Mario ed il suo: “Robe’, se è qualcosa io vengo giù insieme a te”. Quando ho rivisto la luce è stato rinascere. Il calore umano è stato rinfrancante. I giorni successivi ho saputo della catastrofe e di aver perso per sempre mio padre e mia zia».

La sonda è nelle mani del 1° maresciallo dell’Esercito Italiano, Filippo Pascarella, oggi in pensione. «Da giorni rinvenivamo corpi senza vita – dice – Adulti e bambini. Continuavamo a scavare senza sosta. Qualcuno ci aveva parlato di strani rantoli in una zona di viale Margherita. Una ricerca massacrante, abbiamo scandagliato ogni punto. All’improvviso un suono, come una voce soffocata. Ho preso il Life Detector, una sonda che consente di rilevare il movimento, il respiro, le pulsazioni. Si è sentito chiaramente il battito ed abbiamo iniziato a scavare nel fango. Ho visto Roberto che con le ultime forze chiedeva aiuto. È stato un momento di felicità, c’era ancora vita».

Sul posto anche il tenente colonnello dell’Esercito Italiano, Guido Calierno. «A Sarno ci siamo ritrovati dinanzi ad uno scenario sconcertante: si vedeva unicamente una immensa distesa di fango. Difficile comprendere lo stato dei luoghi prima dell’evento. Guardando attentamente ho scorto alcuni elementi terminali di strutture, erano tetti e solai di abitazioni che spuntavano. In quel momento ho avuto la piena percezione della tragedia che si celava sotto il fango. Vi è stato un impiego di uomini e mezzi senza precedenti. Già dalla notte del 5 maggio tutto è confluito sui paesi distrutti, si sono concentrate lì tutte le forze dell’Esercito Italiano. Il primo obiettivo era scavare con estrema attenzione per cercare di ritrovare persone ancora in vita in quel mare di fango. Vi è stato un impegno di energie umane che mi commuove ancora oggi».

IL MATTINO

 

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