Nippo-chef, vogliono lasciare il segno nella cucina italiana.

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Sono arrivati in Italia anni fa per studiare, affascinati dalla cucina italiana, e molti di loro sono rimasti, scalando le posizioni delle brigate di cucina. Ora sono sous chef, pastry chef e giovani emergenti, e promettono di portare una nuova ventata di novità alla nostra cucina. Dove a regnare non sono sushi e affini ma, rigorosamente, gli ingredienti nostrani. Perché dal Giappone, a parte il rigore e il rispetto per le tradizioni, gastronomicamente parlando si sono portati poco, l’essenzialità forse, e quello che vogliono fare è lasciare il segno nel made in Italy. Saori Shiotsuki, invece, è segnalata da tempo tra i migliori pasticcieri d’Italia dalle guide del Gambero Rosso. Partita da Tokyo più di quindici anni fa, si è fatta le ossa a «La Madia» di Licata (Agrigento) alla corte di Pino Cuttaia per poi diventare la pastry chef all’hotel Fasano di Gardone Riviera nella brigata di Matteo Felter (famose le sue crostatine alla frutta per colazione). Ora Saori lavora con Andrea Tortora, uno dei più celebrati giovani pasticcieri, al tristellato St. Hubertus all’interno del Rosa Alpina a San Cassiano (Bolzano). Fuori dalla pasticceria, invece, il più famoso giapponese d’Italia è senza dubbio Yoji Tokuyoshi, fino al 2014 vice di Bottura all’Osteria Francescana e oggi alla guida del suo ristorante milanese dove propone piatti dal sapore mediterraneo cucinati «con la sensibilità giapponese». Ma a seguirlo sulla sua stessa strada sono altri. Giapponese, intanto, è anche l’attuale vice di Bottura, Taka Kondo. E così Fumiko Sakai, la compagna di Salvatore La Ragione, storico sous chef di Gennaro Esposito, oggi alla guida delle cucine del ristorante gourmet del Bikini di Vico Equense. In carta? Molta tradizione (gli spaghettoni ai limoni di mare e finocchio selvatico o il babà napoletano) e qualche contaminazione (il polletto arrosto con cipollotto e salsa teryaky.

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